Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Fabio Bastianello |
Attori | Yan Augusto, Bruce Ketta, Beppe Convertini, Lisa Mastroianni, Elena Doronina Davide Colavini, Riccardo Bocor, Massimo Pieriboni, Natale Ciravolo, Roberto De Marchi, Gianluca Beretta, Thomas Incontri, Samuel Brocherio, Davide Messina, Giacomo Occhi, Jean Paul Dal Monte, Melania Dalla Costa. |
Uscita | venerdì 23 aprile 2010 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 18 |
MYmonetro | 3,00 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 21 marzo 2017
Il film è girato in presa diretta con un unico ciak di 105 minuti e non lascia mai un attimo di tregua allo spettatore immettendolo in un girone in cui ci si danna per una partita di calcio. In Italia al Box Office Secondo tempo ha incassato 2,6 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Il personaggio principale, Nick, è un poliziotto infiltrato dotato di telecamera nascosta. Sta svolgendo un'indagine a carico di un gruppo di tifosi, accompagnando lo spettatore in viaggio attraverso le dinamiche che animano la curva e le scintille che scatenano la violenza durante una partita di calcio, in questo caso un errore arbitrale allo scadere del secondo tempo (da cui il titolo del film). In campo si fronteggiano due squadre fittizie (composte da giocatori professionisti) volutamente prive di nome e riferimenti a squadre realmente militanti nei campionati italiani: i blu, che giocano in casa, e i granata, nella cui tifoseria si muovono i personaggi principali.
Bastianello gira allo stadio Olimpico di Torino utilizzando un centinaio di veri ultras nonché una trentina di attori abituati all'improvvisazione. Che poi improvvisazione essenzialmente non è perché per girare 105 minuti di piano sequenza è indispensabile un'organizzazione ferrea che ha richiesto un mese di prove. Chi teme di trovarsi dinanzi a un film troppo 'pesante' si rassicuri: il piano sequenza c'è ma la tecnica dello split screen (moltiplicazione delle immagini sullo schermo) dinamizza l'effetto complessivo. Semmai si può dire che la regia non lascia mai un attimo di tregua allo spettatore immettendolo in questa sorta di girone in cui ci si danna per una partita a cui, di fatto, quasi non si assiste.
Perché quello che accade sul campo da gioco (che sembra infinitamente lontano e 'altro') non è che un corollario alle dinamiche del gruppo al cui interno si ritrova un microcosmo che porta allo stadio aspettative e frustrazioni del mondo 'di fuori' convertendole in una rabbia che sembra non avere limiti. La camera di Bastianello riesce a offrirci uno sguardo inusuale. Nel passato solo Ultrà di Ricky Tognazzi aveva tentato un'impresa simile con altrettanta forza. Qui però si compie un passo ulteriore. Si libera innanzitutto il campo dalla romanità fotografando il fenomeno come presente a tutte le latitudini poi si cerca, magari con qualche forzatura ma comunque con efficacia, di allargare il discorso alla violenza che si esercita non solo negli stadi ma che, in maniera talvolta eclatante e talaltra subdola, ma nella società nel suo complesso.
È bello trovare un regista che alla sua opera prima non si rifugi in temi scontati ma affronti con coraggio e rigore stilistico un tema complesso come questo.
Temo sia uno dei più brutti lungometraggi mai visti. Gli attori decisamente mediocri, fintamente, eccessivamente esasperati e le scene visibilmente costruite ad arte (ma quale arte?), non credo siano la rappresentazione della realtà, sebbene l'ambiente non si discosti molto da quello raccontato. La ricostruzione dei fatti poi non apporta nulla di nuovo a notizie e argomentazion [...] Vai alla recensione »
Tifo violento, curve politicizzate, domeniche da guerriglia urbana, derby bagnati dal sangue. Da almeno un paio di decenni lo stadio ha bollettini di guerra settimanali, a causa di una complessa galassia di gruppi di ultras (o ultrà dice wikipedia, ma chi va allo stadio sa quale abissale differenza nasconda quella "s": impossibile semplificarla, si tratta di una filosofia di tifo, di vita, di struttura [...] Vai alla recensione »
Gli ultras, il mondo delle curve, la polizia e, sullo sfondo, addirittura gli echi del G8 di Genova e del terrorismo. Tutto questo in 105 minuti di film girati con lo stile del documentario e in piano-sequenza. Tecnica utilizzata dai più grandi registi e di cui s'è innamorato Fabio Bastianelli nella sua opera d'esordio. E sebbene la forma sia la sostanza, il regista inciampa nell'ambizione di poter [...] Vai alla recensione »