Poetry

Film 2010 | Drammatico, +16 135 min.

Anno2010
GenereDrammatico,
ProduzioneCorea del sud
Durata135 minuti
Regia diLee Chang-dong
AttoriYu Junghee, Da-wit Lee, Kim Hira, Ahn Naesang .
Uscitavenerdì 1 aprile 2011
TagDa vedere 2010
DistribuzioneTucker Film
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +16
MYmonetro 3,67 su 20 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Lee Chang-dong. Un film Da vedere 2010 con Yu Junghee, Da-wit Lee, Kim Hira, Ahn Naesang. Genere Drammatico, - Corea del sud, 2010, durata 135 minuti. Uscita cinema venerdì 1 aprile 2011 distribuito da Tucker Film. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 - MYmonetro 3,67 su 20 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 31 ottobre 2014

Mija si iscrive ad un corso di poesia e cerca la bellezza delle cose. Ma il nipote si fa coinvolgere in un'azione imperdonabile e la spinge a fare i conti con la bruttezza e col dolore. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha ottenuto 4 candidature e vinto 2 Asia Pacific, ha vinto 2 Asian Film Awards, Il film è stato premiato al Festival di Friburgo, In Italia al Box Office Poetry ha incassato 193 mila euro .

Consigliato assolutamente sì!
3,67/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA 3,81
PUBBLICO 3,69
CONSIGLIATO SÌ
Una garbata indagine nelle pieghe meno gradevoli dell'animo umano.
Recensione di Emanuele Sacchi
mercoledì 19 maggio 2010
Recensione di Emanuele Sacchi
mercoledì 19 maggio 2010

Quando il cadavere di una ragazza affiora dalle acque di un fiume, qualcosa nella quotidianità di Mija - badante part-time affetta da alzheimer - si incrina man mano che scoprirà di più sulle ragioni che hanno portato al suicidio della giovane.
La morte scorre sul fiume, placido ma incessante, e la tranquilla vita di provincia, fatta di routine e coazioni a ripetere, viene turbata dal macabro inaspettato, cercando disperatamente di riassorbirlo nella propria bambagia protettiva. Chi era già al di fuori - come la sensibile Mija, nonnina smemorata che tende a soffermarsi su particolari per i più insignificanti, come la quiete degli alberi o il colore dei fiori - paradossalmente possiede gli strumenti, o gli anticorpi, necessari per misurare l'orrore come merita. Dopo i travagli religiosi di un'altra protagonista femminile, squassata dal lutto, in Secret Sunshine, Lee Chang-dong si sofferma ancora sulla provincia coreana per indagare sui semi del male - provincia e male, cadaveri sul fiume, quasi fossimo di nuovo a Twin Peaks - piantati da una società indolente nel suo vuoto di ambizioni e asservita al denaro come unico scopo della propria esistenza. In Secret Sunshine la crisi personale di una donna viene affrontata attraverso il suo rapporto conflittuale con la religione cristiana, in Poetry il travaglio è passaggio imprescindibile per approfondire l'esperienza sensibile (e quindi artistica). La poesia, anche ridotta alla sua forma più elementare, è per Mija il motore della riscoperta del sentimento nei luoghi e nelle sue manifestazioni più inattese. La macchina da presa, mossa da Lee con il giusto garbo e il minimalismo di chi sceglie di osservare anziché di trascinare via con sé, si adegua al ritmo di Mija e al suo percorso lento, sofferto e soggetto agli sbalzi di una memoria ingannatrice; una via tortuosa e collaterale alla (sua) verità, che arriva dove si ferma quella dritta e immediata.
Dopo aver sconvolto la consecutio dell'intreccio per indagare nel rimosso di un popolo in Peppermint Candy, Lee Chang-dong scardina una volta ancora le regole non scritte della narrazione, alterando il ritmo di un cinema che - in Corea come in Occidente - procede spedito, a marce (spesso inutilmente) forzate. Poetry sembra quasi un controcanto di Mother, un altro dei più importanti film coreani degli ultimi anni, anch'esso incentrato su una donna anziana in difficoltà. Pattern solo apparentemente analogo, dalle conclusioni opposte: dove Bong Joon-ho insegue archetipi che rimandano al classicismo della tragedia greca, Lee resta vicino all'uomo e al particulare, prediligendo la via della semplicità.
Sorretto dall'interpretazione strabiliante di Yu Junghee, tornata a recitare appositamente per lui, Lee Chang-dong aggiunge un altro poderoso capitolo alla sua inquietante indagine nelle pieghe meno gradevoli dell'animo umano.

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Il ritratto empatico di una donna costretta ad affrontare l'indicibilità del dolore.
Recensione di Marianna Cappi

In una cittadina di provincia, attraversata dal fiume Han, Mija vive con il nipote sedicenne, che la figlia le ha lasciato da crescere. È una donna dolce e un po' eccentrica, che pare guardare al mondo con più attenzione e più gratitudine degli altri. Iscrittasi per caso ad un laboratorio di poesia alla casa della cultura del quartiere, s'impegna a consegnare un componimento entro la fine del corso, ma la partecipazione del ragazzo ad un'azione brutale e la richiesta di riparazione con del denaro che non possiede, la mettono di fronte al brutto e al male e scrivere col cuore le appare improvvisamente impossibile.
Il cinema è morto, dicono certi, e di certo la poesia non sta meglio. Come fare ancora al meglio queste due cose, nell'età del declino? Da questa considerazione si muove Poetry di Lee Changdong. Nell'audacia del titolo, che si espone, nudo e diretto, allo scetticismo dello spettatore critico, c'è invece dentro il bel carattere di Mija e, da parte del regista, una promessa mantenuta. Non tanto nel finale, le cui parole si possono tranquillamente non ascoltare (quel che conta è la loro presenza) ma nel modo in cui il poeta si rivela per differenza. Se sia un dono, un'attitudine, il frutto dell'impegno, della mania o della malattia (l'Alzheimer che provoca le dimenticanze e decide delle ellissi e delle associazioni di idee), poco importa, quel che conquista del film è che -per quanto la protagonista se ne vada in giro a lungo a rimirar le mele o i fiorellini (ed è la parte maggiormente a rischio, la più faticosa da ingerire)- è infine dalle difficoltà e dalla sgradevolezza della vita che acquista urgenza l'interrogazione del poeta.
Mija non ha bisogno di imparare a vedere i colori del mondo o la sua bellezza, lo ha sempre fatto; al contrario, deve imparare a scendere a compromessi con l'altra verità delle cose, a smettere di fuggirla.
Se non ci si lascia irritare dall'elementarità delle sequenze più contemplative, che può essere letta come il riflesso dell'ingenuità del personaggio e l'espressione di un immaginario classico e scontato legato all'idea di poesia, si godrà appieno delle scene più riuscite, com'è l'ultima partita di volano.

Sei d'accordo con Marianna Cappi?

POETRY disponibile in DVD o BluRay

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
sabato 2 aprile 2011
RONGIU

   Canzone per Agunes    Chi è Lee Chang-dong e che cos’è Poetry? Il primo è un rhapsoidos, un narratore; il secondo è un dramma “aggressivo, irritante, pungente” insomma, dei peggiori. E’ il frutto della sua narrazione. E non solo. Poetry è anche un articolato intreccio di intimità psichiche reali, tangibili, [...] Vai alla recensione »

venerdì 1 aprile 2011
Luca Scialo

Mija è un'anziana donna molto sensibile e attenta a ciò che la circonda, soprattutto la natura. Questa sua sensibilità la porta anche ad iscriversi ad un corso di poesia, nel tentativo di imparare a scriverne almeno una. La vita quotidiana la mette dinanzi a continue dure prove, tra un nipote adolescente da crescere e un morbo di Alzheimer ai primi stadi.

sabato 2 aprile 2011
mottola

"Senti ancora il canto degli uccellini? Come va laggiù? Ti senti tano sola?"  Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere. Per  Yang Mija, Yoon Jeong-hee, una delle più brave attrici coreane, mite sessantanne coreana, con cui la vita non è stata generosa, il chiudere gli occhi è un [...] Vai alla recensione »

sabato 16 aprile 2011
tudor

Una sceneggiatura perfetta, inimmaginabile per un occidentale, che avanza accomulando sentimenti inespressi, aspirazioni, dolori indicibili. Senza mai sottolineare, con apparente causalità, segue il doloroso percorso di un personaggio, una donna anziana, nella sua lotta per non soccombere all'orrore che rischia di strapparle tutto ciò che ha.

domenica 3 aprile 2011
angelo umana

Mija, 65enne nonna del ragazzo che vive con lei, è protagonista assoluta, compare in quasi ogni scena e il racconto sembra “visto” coi suoi occhi. Il regista ce la mostra in un film estremamente lungo –  l’andamento lento è diffuso nei film asiatici, questo è da sorbire poco a poco – andarsene con portamento elegante nei vari ambienti di cui è [...] Vai alla recensione »

venerdì 29 aprile 2011
pepito1948

POETRY   Il fiume scorre freddo, incessante ed implacabilmente uguale, portando con sé un virgulto privo di vita. Che cos’è la poesia, se non la ricerca della bellezza? chiede l’insegnante di un corso di composizione poetica a cui decide di iscriversi l’anziana ma dinamica Mija. E’ una definizione tra tante, ma risponde alla sua domanda di sublimazione, [...] Vai alla recensione »

venerdì 22 aprile 2011
luca.terrinoni

non mi è facile commentare questo film. mi sembra un lavoro serio e per certi aspetti coraggioso, ma non del tutto riuscito e convincente. ma dovrei saper spiegare entrambe le cose, e qui sento la difficoltà:  in base a quale poetica posso leggere il film? una presunta poetica "universale", che mi mette immediatamente in relazione con l'autore coreano; ovvero la [...] Vai alla recensione »

mercoledì 16 novembre 2011
Eugenio

“Non tutti nella capitale sbocciano i fiori del male, qualche assassinio senza pretese lo abbiamo anche noi in paese” Corea del Sud, giorni nostri. Il giovane corpo senza vita di una studentessa liceale viene ritrovato in un fiume. Le cause sono presto note: suicidio indotto dalla vergogna subita a seguito di una violenza di gruppo operata da compagni di corso.

venerdì 26 agosto 2011
gabriella

La poesia non va misurata, ma vissuta, assaporata, insegnava il professor Keating ai suoi studenti nel bellissimo film "L'attimo fuggente", e per Mija, donna sessantaseienne di un paese vicino Seul, che frequenta un corso di poesia con il cruccio di non trovare l'ispirazione, ecco che questa le appare con il volto duro del dolore ( il suicidio di una ragazza) e il sapore amaro di [...] Vai alla recensione »

venerdì 15 aprile 2011
Thai2492

Raramente la realtà si mostra nel pieno del suo dolore senza trascindere in sentimenti di rabbia, ribellione, ma in un' accettazione che ci può essere insegnata solo dall' Oriete. Impeccabile l' attrice protagonista  rivesta una natura forte e debole, sensibile e poetica come è la sua aspirazionedi scrivere un giorno una poesia.

venerdì 1 aprile 2011
algernon

Mija è una elegante signora in là cogli anni, un po' svanita per carattere e più seriamente a causa di un incipiente Alzheimer. la figli vive in un'altra città e le ha lasciato a carico il nipote, uno scapestrato e indolente liceale, che si è poi reso responsabile con altri compagni di una brutta storia di stupro di branco ai danni di una ragazzina.

lunedì 25 aprile 2011
lidia b.

Terribilmente pessimista ma forse , purtroppo, realistico. Nessuna speranza di riscatto per chi è più debole. La dolcezza d'animo e la sensibilità che si esprimono con l'affannosa ricerca di produzione poetica soccombono di fronte allo strapotere del cinismo che spesso permea le relazioni sociali. Ottimo film.

domenica 17 aprile 2011
Luanaa

Una donna di 66 anni con un'iniziale alzheimer (..le dice il medico che dimenticherà prima i nomi e poi i verbi e la signora ribatte che i nomi sono più importanti dei verbi..contemplazione dunque e non azione)non riesce a trovare l'ispirazione per scrivere una poesia, cioè non trova un evento significativo e "ultimo" in cui condensare e a cui legare il senso di un sentimento.

venerdì 1 aprile 2011
Giuseppe Marino - slowfilm

Se non ti innamori di un film coreano che si chiama Poetry hai ottime possibilità di passare per un arido incolto. Un incolto che ha coltivato la propria ignoranza nella polvere che soffoca il suo cuore. Se poi si tratta di un film coreano che si chiama Poetry e ha una scena di tre minuti di sesso fra anziani, allora sei uno che non si accorge dell’arte neanche quando viene a [...] Vai alla recensione »

venerdì 18 marzo 2011
linodig

Il regista ha disegnato un film scommettendo sulla capacità della donna protagonista di impersonare diverse parti in commedia. C'è la nonna, sfinita dalla volgarità del nipote che deve trovare i soldi per tirarlo fuori dai guai. C'è la donna anziana che iniza a perdere la memoria, per una malattia degenerativa.

venerdì 1 aprile 2011
R. Y.

Commovente, profondo e poetico. La delicatezza e la sensibilità messa a confronto con l'amarezza di una società agonizzante. Una potenza emotiva che mi ha sinceramente commosso.

martedì 5 aprile 2011
hollyver07

Ciao. Inizio con la premessa che questo è un film che ho assai gradito, soprattutto perchè tratta, credo abbastanza bene, un argomento difficile da trasporre compiutamente in forma cinematografica.  Non provo nemmeno ad ipotizzare di "confrontarmi" nella celebrazione, oppure l'imolazione, del film, con coloro che hanno precedentemente recensito& [...] Vai alla recensione »

martedì 13 settembre 2011
shining

Una storia bellissima raccontata con un'umanità disarmante. D'altro canto la Corea non ha bisogno di trovate facili per realizzare un dramma. Un ultimo applauso alla protagonista, tanto brava quanto bella. Meritava certamente più attenzione!

venerdì 15 aprile 2011
Thai2492

Forse non siamo abituati in occidente ad un tipo rieazione innazi a simili difficoltà esistenziali. L' immensa bravura dell' attrice protagonista, Yu Junghee, la sua esile ma forte personalità rendono il film una lezione di vita. decisivament una delle pellicole più significativeed intense viste recentemente, dove anche la durezza di alcune schene risulta soft. normale. ,

martedì 3 maggio 2011
Zoom e Controzoom

Solo alla fine del film si riesce a cogliere il linguaggio espressivo di tutto il lavoro. Non c'è niente di trascendentale in questo film ed è questa la sua capacità di essere un grande film. Perfino Mija è insignificante  come lo sono le persone reali, tanto quanto sono odiosi realmente senza meschina sbruffoneria, i genitori dei ragazzi violentatori.

lunedì 2 maggio 2011
paperino

So di andare controcorrente con la mia recensione ma non riesco a considerare questo film un  capolavoro come la critica e il pubblico continuano a ripetere. Ritengo che il viso di Yoon Hee-Jeong sia davvero indimenticabile: mutevole nelle sue espressioni riesce ad apparire vecchia e giovane , affranta ed entusiasta e, specialmente nel rapporto con la natura, addirittura a trasformarsi [...] Vai alla recensione »

domenica 17 aprile 2011
lalari

Ho visto il film al Festival di San Sebastian e l'ho recensito per America Oggi. Sono d'accordo con Tudor e considero il film un capolavoro. Delicato e profondo, girato con grande maestria ci sollecita a risolvere i problemi che la vita ci presenta, sempre, in modo personale e profondo dichiarando la nostra identità, anche quando gli altri ci vorrebbero invisibili.

venerdì 1 aprile 2011
bealuc

In un contesto tragicamente meschino, e in una mente che sta oscurandosi, filtra tanta luce da illuminare non solo la protagonista, ma  lo stesso spettatore. Il tutto costruito in modo magistrale.

venerdì 1 aprile 2011
g_andrini

Retorico quanto basta, regala momneti di sana ilarità, accompagnato da una visione positiva della vita. E' vero che la donna protagonista è colpita apparentemente dagli eventi, ma è solo una illusione: alla fine la vita vince!

lunedì 14 marzo 2011
maxmestroni

martedì 26 luglio 2016
no_data

Ci vuole pazienza a seguire la trama, il ritmo è lento, sembra che non succeda nulla, ma succede tanto. Un'altra cultura.

lunedì 28 marzo 2011
hollyver07

Ciao. Chiedo scusa per la mia domanda volutamente retorica. Mi spiego, pongo il quesito per avere un'idea in merito a quale criterio di riferimento associare il film, nel caso decida di andare a vederlo. Saluti a tutti

lunedì 18 giugno 2012
Martino76

Film lento, ma molto dolce....  

venerdì 1 aprile 2011
astromelia

...DI SOLITO non mi abbiocco,ma questa volta quasi non ce l'ho fatta a tirare mezzanotte,devo dire un film che dura 2 ore e un quarto, qualche lentezza caratteristica dei film orientali, una domanda sul finale:se ho capito bene la donna alla fine si è suicidata? scusate ma  la poesia dove si parlava del tempo degli addii.....

venerdì 9 marzo 2012
Nigel Mansell

Sarò il figlio dei questa cultura mordi e fuggi ecc. ecc. ma la durata di due ore per un film del genere è veramente troppo. Pur avendolo visto nell'ambito di una rassegna da cineforum, quindi con spettatori dal palato raffinato, gli sbuffi e l'insofferenza in sala erano molti, ed alla fine del primo tempo se ne sono andati molti.

martedì 18 ottobre 2011
katamovies

non esprimo un giudizio perché, stranamente, non so se questo film mi ha colpito o terribilmente annoiato. ho trovato sciatta la fotografia (forse era voluto?); ripetitiva la sceneggiatura; terribili i momenti con le declamazioni di poesie, di una noia mortale., solitamente mi piacciono gli autori coreani, ma questo non lo conoscevo, e potevo pure fare senza.

domenica 3 aprile 2011
Francesco2

Apprendo ora che il regista è lo stesso di "Oasis,"che ho visto, e di altro cinema, purtroppo non distribuita in Italia. Ma saperlo,anche se lo stesso "Oasis" non era ineccepibile, forse soprattutto nella parte finale, non fa che aggiungere in me altra delusione. Procedendo con ordine, la prima scena mostra il corpo di una ragazzina in un fiume, mentre un gruppo di coetanei gioca in riva: un film [...] Vai alla recensione »

FOCUS
INCONTRI
mercoledì 30 marzo 2011
Ilaria Ravarino

Quando Lee Chang-Dong appare, nel giardino della Casa del Cinema di Roma, in pochi lo riconoscono. In vita sua ha girato solo 5 film, che sono bastati a imporlo come uno dei più grandi registi contemporanei, premiati alla Mostra di Venezia e a Cannes, dove nel 2009 è stato membro di giuria. È regista, ma in patria anche amatissimo scrittore e poeta, ed è stato persino Ministro, in Corea, nel 2003: è rimasto in carica solo un anno, troppo forte il richiamo della scrittura per trattenerlo nel grigio ufficio della Cultura e del Turismo.

INCONTRI
lunedì 28 marzo 2011
Emanuele Sacchi

Questa primavera si apre nel nome della poesia. Il 1 aprile nelle sale italiane uscirà Poetry, deliziosa (e deliziosamente crudele) ultima opera di Lee Chang-dong, un regista che assomiglia sempre più a un'istituzione per la Corea del Sud. Oscurata la stella dei portabandiera da esportazione Kim Ki-duk e Park Chan-wook, tocca ai meno inflazionati Lee Chang-dong, Bong Joon-ho e (in parte) Im Sang-soo dare un senso alla peculiare e mai doma forma di autorialità coreana, quella di un cinema che non arretra di fronte a nulla nella ricerca del vero, nemmeno di fronte alla narrazione di azioni abiette [...]

Frasi
"Io le mele preferisco mangiarle che guardarle!"
Una frase di Mija (Yu Junghee)
dal film Poetry - a cura di Mr. P!nk
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Melissa Anderson
ArtForum

Lyrical compositions serve more serious purposes in Lee Chang-dong’s Competition entry, Poetry. Lee, last in contention for the Palme d’Or with 2007’s Secret Sunshine (for which Jeon Do-yeon took home the Best Actress prize), creates another powerful narrative about a woman raising a child on her own. Mija (Yoon Jeong-hee), a proper, sixtyish home aide in the early stages of dementia, lives with her [...] Vai alla recensione »

Roberto Escobar
L'Espresso

Come si scrive una poesia? La domanda è tra le più ardue, e tra le meno sensate, eppure Mija (Yun Jung-hee) vorrebbe trovarle una risposta. A 65 anni, vive in una piccola casa con Wook (Lee Da-wit), il nipote sedicenne. Di condizioni economiche molto modeste, si veste con un’eleganza leggera. E ama i fiori, come più d’una volta ricorda. Che sia questo amore il segno di un suo naturale talento poetico? [...] Vai alla recensione »

Davide Turrini
Liberazione

Chissà se qualcuno di voi ricorda ancora il Lino Settembre/Fabrizio Bentivoglio di Una sconfinata giovinezza, inacidita vittima di una patologia letale come l'Alzheimer. Noi ricordiamo ancora il Pupi (Avati) nazionale tutto impettito nell'autoconfezionarsi l'unicità della sua scelta tematica, l'inarrivabile coraggio, gli encomi solenni delle associazioni del terribile male elencate come un rosario. [...] Vai alla recensione »

Dario Zonta
L'Unità

Abbiamo deciso di dedicare l’apertura di questa settimana di segnalazioni cinematografiche a un film «difficile» ma molto bello, mettendo così in «secondo piano » le altre uscite, pur attese come il ritorno al cinema di John Carpenter dopo sette anni di assenza con The Ward o come la altrettanto attesa commedia intelligente e riuscita Boris, il film, seguito ideal-cinematografico dell’omonima serie [...] Vai alla recensione »

Jean-François Rauger
Le Monde

Il y a souvent, dans un film réalisé par le Sud-Coréen Lee Chang-dong, 56 ans, un moment précis où le récit semble trouver son origine. Il y a toujours une séquence autour de laquelle le cheminement narratif, mais aussi moral, de l'intrigue semble s'être enroulé, jusqu'à parvenir, à contre-courant, détaché de toute chronologie, à sa source même. Dans Secret Sunshine (2007), le précédent film de Lee [...] Vai alla recensione »

Erica Arosio
Gioia

Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Non c’è peggior cieco di chi non vuole vedere. Politica dello struzzo o incosciente aspirazione alla felicità? Per Mija (accidenti che attrice Do-wit Lee!), mite sessantenne coreana con cui la vita non è stata generosa, la decisione di chiudere gli occhi è un regalo degli dei. Meglio non vedere la tristezza del suo lavoro di colf e badante e meglio soprattutto [...] Vai alla recensione »

Oscar Iarussi
La Gazzetta del Mezzogiorno

Il corpo senza vita di una ragazzina viene trasportato dalla corrente lungo un fiume. È prono e non se ne vede il volto: un’inquadratura pudica, che non viola l’enigma di quella fine (un suicidio, verremo a sapere) e ribadisce il tabù della morte sul grande schermo postulato nel dopoguerra dal teorico del cinema Andrè Bazin. Un tabù oggi costantemente violato dalla Televisione (si pensi alle pagine [...] Vai alla recensione »

Cinzia Romani
Il Giornale

Bello, triste, coreano questo mélo per platea femminile. Ogni donna si riconoscerà nell’isolamento psichico coatto dell’ultrasessantenne Mija. Che per sbarcare il lunario e mantenere il nipote ne fa di ogni. Come infilarsi nella vasca da bagno del vecchiaccio malato che assiste e dargli la gioia (dopo il Viagra, prima che lui schiatti). Poesia: la poveretta vede il suo cappello finire nel fiume e scivolare [...] Vai alla recensione »

Valerio Caprara
Il Mattino

Una platea cinéfila ed esigente troverà ampio balsamo nella visione di «Poetry», diretto e sceneggiato dal coreano Lee Chang-dong con un estremismo romantico da lasciare senza fiato. Raccontando il difficile itinerario mentale e societario della sessantaseienne provinciale Mija, stupefatta nell’apprendere l’odioso crimine (uno stupro di gruppo) compiuto dal nipote convivente, il regista del pluripremiato [...] Vai alla recensione »

Manohla Dargis
The New York Times

[T]he South Korean filmmaker Lee Changdong uses reserve to tremendous effect. Mr. Lee’s latest, Poetry, which is also in competition, centers on Mija (Yoon Jung-hee), a grandmother raising her only grandchild, a teenage boy, in a small city. At first, this seemingly simple story concentrates on Mija’s daily habits, her visits to her doctor, her relations with her grandson, her poignant vanity.

Kyu Hyun Kim
Korean Film

Mi-ja (super-veteran Yoon Jeong-hee) is a 66-year-old woman taking care of her grandson Jong-wook (David Lee, Paradise Murders), a sullen and uncommunicative junior-high kid, in lieu of her divorced daughter. Her main income comes from providing personal care for a rich stroke victim President Kang (another super-veteran Kim Hee-ra, a real-life stroke victim).

Michael Phillips
Chicago Tribune

Of the competition titles I saw prior to before the weekend, among my favorites was Poetry, by Lee Chang-dong, whose earlier Cannes entry, Secret Sunshine, remains one of the great examinations of religious belief in contemporary cinema. The South Korean writer-director's protagonist is exceptionally rich: a 60ish grandmother coping with financial difficulties and the early stages of Alzheimer's.

Wesley Morris
The Boston Globe

This is a warm, deftly made film that uses the humor and tenderness in Yoon 's performance to dramatize the artistic and emotional depths we don't know we have. Lee, making his first film since 2007's Secret Sunshine, is astoundingly skilled at maintaining a perfect tone. This could have veered into a comic thriller, like Boon Joon-ho's Mother, or an all-out melodrama.

Geoff Andrew
Time Out

Lee’s movie counterpoints Mija’s curiosity, courage and generosity with the injustice, cruelty and complexity of the world she lives in, and does so to witty, affecting and very intelligent effect. Wisely, he steers clear of sentimentality – Mija is too firm and feisty a character to allow for that – and in this regard he is admirably served by a wonderful lead performance by Yun Junghee as Mija; sadly, [...] Vai alla recensione »

Jean-François Rauger
Libération

Spesso nei film di Chang-dong Lee c’è un momento esatto in cui la storia trova la sua origine. Una sequenza in cui il percorso narrativo (e anche quello morale) sembra ingarbugliarsi, per poi diventare cristallino. E come in altri film, anche in Poetry questo momento è segnato da un incontro: quello tra un’anziana donna e la madre di una ragazza che si è suicidata, di cui vediamo il corpo all’inizio [...] Vai alla recensione »

Piera Detassis
Panorama

Per chi ha voglia di sfuggire all’implacabile dittatura della commedia, una delle migliori alternative, forse la migliore, è rappresentata dal film coreano di Chang dong-Lee, premio perla sceneggiatura a Cannes. Cinema in levare, come un acquerello su seta, privo di enfasi autoriale-artistica nonostante il titolo, concentrato sul volto magnifico di Jeong-hie Yun, l’anziana Mija che tiene ai suoi vestiti [...] Vai alla recensione »

Paola Casella
Europa

In che modo il cinema può assomigliare alla poesia? Nella ricerca di un linguaggio aperto che funzioni per sottrazioni ed assenze rimandando a qualcosa che è fuori dallo schermo, così come la poesia rimanda a ciò che è fuori dalla pagina bianca e dentro la nostra coscienza. Il miracolo del film del regista coreano Lee Chang-dong, già ministro della cultura nel suo paese (quando mai succederà da noi?), [...] Vai alla recensione »

NEWS
NEWS
venerdì 1 aprile 2011
Nicoletta Dose

Chi ha provato, almeno una volta, la forza esaltante della felicità, non smette più di cercarla altrove. Disperatamente, con entusiasmo o dedizione monacale non importa: ciò che di bello incontriamo nella nostra vita ci rimane impresso nella memoria e [...]

VIDEO
venerdì 1 aprile 2011
 

Esce in sala oggi Poetry, premio come miglior sceneggiatura a Cannes 2010. Nella conferenza stampa, avvenuta ieri alla Casa del Cinema di Roma, il regista Lee Chang-dong racconta il dietro le quinte del film, cosa significa per lui la poesia in tempi [...]

NEWS
giovedì 24 marzo 2011
 

Il dramma coerano Poetry, diretto dal regista Lee Chang-dong, ha trionfato agli Asian Film Awards di Hong Kong, gli Oscar orientali, conquistando i premi per la miglior regia e per la miglior sceneggiatura, riconoscimento, quest'ultimo, ottenuto anche [...]

VIDEO
giovedì 10 marzo 2011
Nicoletta Dose

Per amare la poesia ci vuole spirito d'osservazione, pazienza e curiosità. Onorare i privilegi della lentezza, mettersi in un cantuccio e lasciarsi coinvolgere dai sobbalzi di vita che offre la natura umana, strabuzzare occhi e animo per cercare nuove [...]

NEWS
mercoledì 2 febbraio 2011
 

Dopo il successo di Departures, il film premio Oscar distribuito nel 2010 con grandi soddisfazioni anche di incassi, la friulana Tucker Film torna da aprile con una nuova delicata pellicola, Poetry, diretta da Lee Chang-dong, il regista coreano che si [...]

winner
miglior scenegg.ra
Festival di Cannes
2010
winner
miglior regia
Asia Pacific
2010
winner
miglior attrice
Asia Pacific
2010
winner
miglior film
Asian Film Awards
2011
winner
miglior scenegg.ra
Asian Film Awards
2011
winner
regard d'or
Festival di Friburgo
2011
winner
premio fipresci
Festival di Friburgo
2011
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