Poetry

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Un film di Lee Chang-dong. Con Yu Junghee, Da-wit Lee, Kim Hira, Ahn Naesang Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 135 min. - Corea del sud 2010. - Tucker Film uscita venerdì 1 aprile 2011. MYMONETRO Poetry * * * 1/2 - valutazione media: 3,77 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

poetry o poem Valutazione 4 stelle su cinque

di luca.terrinoni


Feedback: 2417 | altri commenti e recensioni di luca.terrinoni
venerdì 22 aprile 2011

non mi è facile commentare questo film. mi sembra un lavoro serio e per certi aspetti coraggioso, ma non del tutto riuscito e convincente. ma dovrei saper spiegare entrambe le cose, e qui sento la difficoltà:  in base a quale poetica posso leggere il film? una presunta poetica "universale", che mi mette immediatamente in relazione con l'autore coreano; ovvero la "sua" poetica orientale; ovvero la "mia" irrimediabilmente occidentale?
 
provo a chiarirmi attreverso la vicenda, scarna ma ricca di spunti morali. una ragazzina, figlia di una contadina, si uccide gettandosi in un fiume. dal suo diario emergerà che per mesi aveva subito lo stupro da parte di sei bulletti nella sua stessa scuola. Mija è la nonna di uno dei bulli, che vive con lei poiché la madre è altrove, in tutti i sensi. Mija - che potremmo definire un tantino eccentrica - è prossima ai settanta, tira avanti facendo la badante ad ore per un anziano semiparalizzato che vorrebbe fare sesso con lei. molto curata nell'aspetto, da tutti riceve complimenti per la sua eleganza, ma ha piccoli disturbi della circolazione e spesso dimentica anche le parole più semplici; un medico la informa che questi sono sintomi premonitori dell'Alzheimer. Mija non se ne cura: vive infatti, non sappiamo se da sempre o proprio per l'incipiente malattia, di contemplazione della bellezza, della natura, dei colori, e da questo trae un suo particolare equilibrio fatto di ottimismo, gratitudine e indifferenza ai normali crucci della quotidianità. per riuscire a dare espressione a questo "stato di grazia", frequenta un corso di scrittura poetica, che l'assorbe completamente. l'apprendere che il nipote - con il quale non comunicare, ma neanche si adopera granché per farlo - è corresponsabile della morte della ragazzina suicida la spinge ancor di più alla, ma la tocca profondamente dal punto di vista morale; è una donna silenziosa, discreta, ed è con silenzio che esprime la sua la sua assoluta distanza dallo "spirito pratico" e dall'insensibilità dei genitori degli altri cinque bulletti, preoccupati solo di togliere dai guai i propri preziosi rampolli, cosa che riusciranno a fare offrendo un indennizzo alla madre della piccola vittima. "ma così è proprio tutto sistemato?" chiede Mija ai cinque padri, che con maschile scioltezza la rassicurano sugli aspetti legali (poi sapremo tutt'altro che risolti), ma non colgono assolutamente gli abissali interrogativi impliciti nella semplice domanda: pagare basterà a riconciliarci con questa vicenda? e cosa sappiamo dei nostri ragazzi, cosa abbiamo dato loro, che si sono resi colpevoli di questo orrore? cosa siamo diventati?
 
la ragazzina morta e Mijia, entrambe inadatte alla brutale indifferenza che le circonda, ma entrambe, a modo loro, "colpevoli" (l'una di essere stata macchiata, l'altra di non aver saputo far crescere il nipote), entrambe portatrici del segno del dolore. la poesia è il medium che mette in contatto queste due creature gentili, come sarà esplicito nella commovente sequenza finale, in cui le due donne si alternano nel leggerci la loro "unica" poesia.
 
la tecnica espressiva di Chang-Dong è pulitissima, asciutta. rigorosamente senza altri suoni che non siano quelli della natura, immagini sempre accurate, ma non fino alla stilizzazione, scorrono placide, coi tempi e le connessioni della vita interiore di Mija, la splendida - in tutti i sensi - Jeong-hie Yun, perfettamente coetanea alla protagonista e tornata al cinema dopo 16 anni di inattività (inattività che, da quanto ella sa farsi carico della sorte del film, non sapremmo davvero spiegare).
 
si è spesso ironizzato sulla durata del film (139 minuti), ma a me questi aspetti interessano poco, quando siamo di fronte alla serietà dell'impegno nel fare buon cinema. eppoi, quando penso a quanto abbiamo perso di von Stroheim perché l'industria e la distribuzione pretendono da sempre durate standardizzate... insomma, il problema non è del film, è nostro: se dopo i fatidici 90-100 minuti siamo stanchi, interrompiamo la visione del film e torniamo alle altre meravigliose cose che ci allietano la vita. nessuno ce ne vorrà. ma non pretendiamo che tutti si esprimano alla stessa maniera, per favore.
 
il film non è completamente riuscito, perché sconta una ambiguità fondamentale (a mia volta spero che i miei argomenti non scontino un'incomprensione culturale) : poesia (poiesis) è fare, creare. non lo dicono solo gli occidentali, in un certo senso lo dice anche il maestro della scuola frequentata da Mija : "scrivere una poesia non è difficile. piuttosto, è difficile avere il cuore adatto per farlo." essere "poetici" a parole non è difficile (e qui non posso non rammentare quante volte Mija ripete di avere un animo poetico perché le piacciono tanto i fiori), un po' come essere "pacifici" non è decantare il valore della pace. vorrei persino dire che un animo poetico vive e crea poesia soprattutto quando non scrive poesie; certo, quando si ferma a scrivere, sa trovare le parole per farlo. in questo Mija (non credo intenzionalmente) ci viene proposta del tutto inadeguata, quasi una caricatura, per quanto aggraziata, dell'animo poetico. lei ostenta il suo anelito poetico, quasi per adeguarsi ad una sua immagine di sè (o per spiegare il proprio distacco da ciò che non sa accettare), cosa che i poeti non hanno bisogno nè tempo di fare.
Mija, peraltro, non è priva di una sua morale sostanziale; non a caso, quando il medico le preannuncia che comincerà presto a dimenticare i nomi e poi i verbi, osserva "i nomi sono più importanti dei verbi". è bello che prenda le distanze dagli sbrigativi genitori dei bulli; ma lo fa allontanandosi da loro in silenzio, perché in campo morale tende all'afasia. avrebbe anche potuto richiamarli alla ragione, urlare loro il proprio sdegno: anche l'invettiva di Cecco Angiolieri era poesia, se non abbiamo cambiato idea (ma qui, me ne rendo conto, siamo molto lontani dalla mentalità coreana, seppur parliamo di una cristiana, come la protagonista). 
 
a mio avviso non siamo di fronte ad un film che ci propone un personaggio irrisolto; siamo di fronte ad un film che parte da un'idea irrisolta. a risolvere la quale non basta il coraggio del tema, invero poco "cinematografico" (fare un film sulla "poeticità" è un poì come reclamizzare i profumi attraverso le immagini).  né il continuo, ripetitivo ricordarci che, fino ad una certa stucchevolezza, che Mija è una "poetessa senza scrittura". 
 
Silvio Danese (Cinematografo.it) osserva acutamente che questo è "il primo film della storia del cinema dedicato alla nascita di una poesia". in effetti il filo narrativo è questo, tutto conduce alla composizione di una pagina di versi.
risolvendo con l'inglese l'ambivalenza della parola italiana, il titolo sarebbe potuto essere "Poem", anziché "Poetry".
a meno di non collocare la "poesia" - come ambito creativo, e non come singolo prodotto espressivo - ai margini di un regno dove la memoria delle parole si perde a vantaggio del rcupero di senso. ma abbiamo senso, dove le parole non arrivano?
 

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hollyver07 sabato 23 aprile 2011
vero... poem o poetry
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Ciao, perdona l'intrusione. Mi permetto di concordare sugli aspetti fondamentali del tuo commento sul film. Il particolare relativo alla forma traduttiva, a mio avviso, può non necessitare di una risoluzione "formale". In fondo... il film in questione parla della sensibilità, della percezione, degli stati d'animo e delle emomozioni di una persona che poi tradurrà il tutto in una forma che sia visibile ed interpretabile da altre persone. In sostanza, ha poca importanza se il film fosse esso stesso una lunga poesia, oppure la guida necessaria a giungere alla comprensione di un poema. L'impressione che ho ricevuto (e qui traballo un pochino nel mio... supporre) è quella di un film votato alla ricerca di una poesia descritta dallo scorrere degli eventi vitali della protagonista. [+]

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