Intervista a Werner Herzog.
di Marlen Vazzoler
Ci può parlare della storia del progetto?
Werner Herzog: La pellicola è basata su un vero caso d'omicidio avvenuto a San Diego,
per questo abbiamo girato in quella città. L'uomo condannato per omicidio era un attore di talento in un'opera teatrale di Sofocle nella parte di Oreste, che uccise nella realtà la madre. Fu
condannato a un manicomio in stato di massima sicurezza, dopo
diciott'anni e mezzo è stato rilasciato e dichiarato sano di mente e io
l'ho incontrato in un campeggio per roulotte, dove aveva una piccola e
decrepita roulotte vicino a Riverside in California. Mi rendevo conto
che era ancora in qualche modo pericoloso, veramente pazzo, ma quello
che mi ha veramente spaventato è quando ho visto in un angolo di
questa piccola roulotte un poster di Ghédé con una candela accesa
sotto. Dopo quell'incontro non l'ho mai più chiamato per incontrarci.
Il progetto è nato e all'improvviso è diventato realtà, ancora è misterioso il modo in cui sia accaduto. Vorrei spiegare come è avvenuto il coinvolgimento di Lynch: rispettiamo reciprocamente il nostro lavoro, nonostante
siamo molto diversi. Mi sono seduto con David ed abbiamo parlato dei
costi di produzione. Lui ha detto: "Perché non lo facciamo? Hai un progetto?", io ho
risposto di sì. Lui mi ha chiesto quando avrei potuto iniziare ed io ho detto: "Domani!"
Non è stato il giorno dopo, ma alla compagnia di produzione con cui
David ha fatto molte collaborazioni negli ultimi decenni, ha
detto cosa voleva far parte del progetto e alla fine abbiamo fatto un
accordo affinché diventasse produttore esecutivo. "Potrai
facilmente vendere il tuo film in Francia", mi disse. David non è stato
coinvolto direttamente ma è venuto al casting e mi ha chiesto chi
erano i migliori fra i migliori e mi è venuto subito in mente Michael
Shannon, che avevo invitato a far parte del film Il cattivo tenente in
cui ha questa piccola parte, sfortunatamente non ce n'era una più
grande e poi abbiamo avuto Willem Defoe, Chloë Sevigny, Udo Kier.
Com'è stato il suo lavoro con Werner Herzog?
Michael Shannon: Non conosco nessuno che racconta le storie nel modo in cui lo fa Werner, o che pensa le storie come lui. Penso che la maggior parte
delle persone avrebbe affrontato questo progetto come un compito
assegnato in cui cercare di capire il comportamento di questo uomo e
di cosa ha fatto, al modo di provare ad imitarlo, ad impersonarlo come
se stesse facendo un saggio su quest'uomo. Werner ha
invece pensato in una prospettiva molto più complicata e misteriosa. La
pellicola non è sul perché quest'uomo ha ucciso la madre ma perché c'è
la possibilità che possiamo scegliere di fare qualcosa del genere e
come lavora il nostro subconscio...
Penso che Werner metta molto di stesso nei film che fa.
Questa è la terza volta che fa un personaggio con problemi mentali. Come si prepara per questi
ruoli?
Michael Shannon: Proprio l'altra sera a cena stavo parlando di malattie mentali e stavamo dicendo che la sanità è un costrutto necessario per tenere il mondo unito. Penso di essere interessato ad esplorare personaggi che sono al di fuori della
normalità perché penso che sia come una prigione. Questa è una delle
ragioni per cui sono un attore, perché non volevo essere una persona normale che a cose normali.