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Lo spazio bianco, il libro

Una storia al femminile, dal romanzo di Valeria Parrella al film di Francesca Comencini.
di Nicoletta Dose

La recensione ****

venerdì 16 ottobre 2009 - Libri

La recensione ****
La nascita prematura di un bimbo è il manifestarsi di un abbozzo di vita che non ha ancora deciso che strada prendere. È un inizio che contiene la fine, una partenza dalla destinazione incerta. Anche Maria, la solitaria protagonista di questo romanzo, è consapevole di dover attendere che la piccola Irene, nata dopo soli sei mesi di gestazione, provi a crescere, chiusa in un'incubatrice, preparando la rivelazione di un silenzioso destino che non semina indizi premonitori. Che la bimba continui a vivere, che muoia o che sopravviva con qualche handicap, è tutto una questione di caso. La medicina non azzarda risposte scientifiche e allora alle madri non rimane che attendere. Senza sperare, perché la Parrella lo dice chiaro, la religione non c'entra in questa storia. Lo dice con parole dure, un po' arroganti forse, rivelando questo atteggiamento nella descrizione minuziosa del disincanto di Maria, dalle sue origini (l'educazione della famiglia) al presente, quando la maturità la costringe a guardare in faccia la realtà, con paura a volte, ma tenendo sempre gli occhi ben aperti. Quando il medico curante la invoglia a sperare, Maria liquida così il consiglio: "no, guardi, lei faccia il suo lavoro che io faccio il mio. E lasciamo i preti a fare il loro". Il suo personale percorso laico è fatto di concretezza mista a disperazione. E per andare avanti non fa appelli a nessuno, se non a se stessa, quando ascolta la voce lontana di una vitalità cinica e disarmante che proviene dal passato. Crede ancora nell'utilità del lavoro (l'insegnamento in una scuola serale) e si apre nuovamente, malgrado gli abbandoni subiti, al piacere del sesso. La responsabilità è sua e solo sua, il padre è scappato via senza accettare Irene. Difficile trovare la forza di dare fiducia a qualcuno.
In questo viaggio da ferma, straziante nella superficie, ma pieno d'amore nascosto, Valeria Parrella svela così la grandiosità della nascita di una persona, della sua venuta annunciata e poi rimandata. La donna è al centro dell'attenzione ma il lettore maschio non si spaventi. Nel romanzo sono assenti i già conosciuti trucchetti sdolcinati per far presa sulla facile commozione in tema di 'neonati' e lo stile asciutto con cui viene raccontata la sfera emozionale della donna parla a tutti, uomini compresi. Senza lacrime facili o entusiasmi infantili. Con un po' di vanità e la voglia di dire come in quello 'spazio bianco' del titolo ci sia, sì l'ombra sfocata della morte, ma soprattutto una tenace affermazione di vita. Anche piena di speranza (laicamente parlando).

In sintesi
Maria, professoressa d'italiano in una scuola serale di Napoli, è una donna sola. Nel senso che non ha famiglia e vive l'amore occasionalmente, senza legami. Durante una proiezione pomeridiana al cinema, incontra Pietro, giovane padre con figlioletta a carico, e se ne innamora. I due iniziano a frequentarsi, a piacersi e a pensare al futuro ma quando Maria rimane incinta, Pietro fugge via senza fare ritorno. La bambina nasce prematura a sei mesi di gravidanza e l'esistenza della madre si blocca, in uno stato di sospensione dell'anima, dove non si sa se in quell'incubatrice fredda che contiene Irene, ci sia la preparazione alla vita o alla morte. I ricordi del passato, i consigli degli amici e le pause-sigaretta si mescolano insieme e inizialmente la confondono, lasciandola incapace di aspettare senza sapere come andrà a finire. Dopo il dolore si presenta però la vita, nelle forme più insolite, in un gesto gentile delle altre 'madri in attesa' o nella melodia di "Azzurro" che - Maria ci tiene a specificare – è di Paolo Conte.

L'autrice
Nata a Torre del Greco nel 1974, vive oggi a Napoli. Laureata in Lettere moderne all'Università di Napoli, ha esordito nella letteratura nel 2003 con "Mosca più balena", raccolta di sei racconti vincitrice del Premio Campiello Opera Prima. Scrive numerosi racconti che vengono inseriti nell'antologia "Pensa alla salute", "La qualità dell'aria" e "Per grazia ricevuta", finalista al Premio Strega del 2005. Nel 2007 pubblica "Il verdetto" e l'anno successivo "Lo spazio bianco", il suo primo romanzo. Nel 2009 collabora alla sceneggiatura del film Lo spazio bianco di Francesca Comencini, tratto dal suo libro. Collabora con il quotidiano "La Repubblica" e alcuni periodici, "Nuovi Argomenti", "Origine", "Accattone". Dal 2008 è nel comitato della direzione artistica del Teatro Mercadante di Napoli.

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