Phoebe in Wonderland

Phoebe è una bambina di nove anni affetta da disturbi del comportamento che scompaiono quando è in scena per le prove di una recita scolastica in cui le è stato affidato il ruolo di Alice in "Alice nel Paese delle Meraviglie". La sua insegnante di recitazione e un compagno di classe che vuole recitare nel ruolo della Regina cattiva sembrano comprenderla meglio dei suoi genitori e, soprattutto, del preside.

In questo film che è stato ingiustamente penalizzato dalla mancata distribuzione in sala e che è stato presentato al Sundance nel 2008, Daniel Baetz mostra la sua attenzione verso il mondo dell'infanzia avendo a disposizione una straordinaria Elle Fanning.

Anche il cast adulto non è di poco conto. Felicity Huffman ha il ruolo di madre tormentata dal non sapere come affrontare i problemi della figlia e dalla frustrazione causata dall'incapacità di concentrarsi sul libro che sta scrivendo e che riguarda proprio l'Alice creata da Lewis Carroll. Anche Patricia Clarkson si destreggia con abilità nei panni di Miss Dodger, l'insegnante di recitazione che deve far fronte alle intrusioni del preside per proteggere Phoebe e il suo fragile amico insultato dai coetanei con l'epiteto di 'finocchio'. Più in ombra risulta Bill Pullman relegato nei panni dello scrittore che è riuscito a pubblicare il proprio libro ma che, al contempo, si avverte come padre e marito inadeguato. Perché questo è un film che riesce ad affrontare diverse tematiche di rilievo senza mai diventare didascalico o noioso. Attraverso il disagio di Phoebe, a cui viene data nel finale un'attribuzione precisa, possiamo leggere il mondo dell'infanzia attraverso una lente non deformante ma nitida che ci rivela come le tensioni del mondo adulto si riverberino su di esso anche quando vorremmo credere che non sia così. Phoebe fugge dalla propria disabilità (compie anche atti di autolesionismo) rifugiandosi in quel Paese della Meraviglie in cui le sembra di non avvertire più le reciproche accuse che i genitori si lanciano cercando al contempo di tenere sottotraccia il loro malessere. Chi alla fine ne esce con le ossa più rotte è però il preside che dovrebbe cercare di guardare quanto accade nella sua scuola da una posizione psicologicamente privilegiata e invece si rivela un burocrate timoroso di salvare le apparenze. Tutto ciò in un contesto in cui le 'visioni' di Phoebe ci rivelano i suoi pensieri più intimi e il volto corrucciato di Elle Fanning è in grado di illuminarsi istantaneamente come solo le brave attrici sanno fare. 