Gran Torino |
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Un film di Clint Eastwood.
Con Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley.
continua»
Azione,
durata 116 min.
- USA 2008.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 15 novembre 2021.
MYMONETRO
Gran Torino
valutazione media:
3,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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E se non avessimo capito nulla?di IvanoFeedback: 0 |
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domenica 22 marzo 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film ti entra dentro. Ti entra dentro Walt. Ti entra dentro ogni espressione, ogni sospiro di rabbia e rammarico. Ti entra dentro, svuotandoti le viscere, la fine attesa/inattesa, contraria alle aspettative delle emozioni che si scatenano intorno al volto della giovane vittima della violenza "familiare", coperta dalle ferite e dal sangue che scorre a rigagnolo da dentro le gambe. Attesa, perchè alla giustizia e alla fiducia che si ripone in essa qualcuno sacrifica la vita, inattesa, per lo stesso motivo, quando ciò avviene senza più seguire il copione del duro che perisce sconfiggendo il male l'ennesima volta. Anche lì, rigagnolo di sangue non essicato che scorre da dentro e fuoriesce dai polsi sulle mani. E come se fosse un grido, l'urlo potente della civiltà che si ridesta e rifonda le sue colonne instabili sul rispetto di quella legge da cui viene garantita. Ma un dubbio, mentre le scene continuano a girarmi in testa, un dubbio si insinua da subito, quando ancora sono dentro al cinema. E se non stessi capendo? E se non stessimo capendo? Leggo. Studio. Penso, non ne posso fare a meno, il film mi è entrato dentro e chiede udienza continua alla mia ragione e ai miei sentimenti. Scorro le recensioni, cerco ogni notizia ma... nulla. Allora scrivo, cerco di fabbricarmi ciò che non riesco a trovare, la recensione che vorrei leggere, il pensiero che devo far partorire, che voglio possa essere di tutti. Walt è fondamentalmente un operaio. Un vecchio operaio americano in pensione. Non un militare. Anzi, nulla lo accomuna o lo rende simile ad un soldato, inteso come quelli moderni che combattono le guerre "moderne". Primo dato che sconvolge e sconcerta. Un film americano che parla della vita vissuta, e che a noi viene fatta solo intuire dalle smorfie della vecchiaia, di un operaio della Ford. Un operaio che sulla sua Gran Torino custodita in garage montava i volanti. Un operaio che parla il linguaggio della sua storia e della sua classe. Un operaio che ha per pseudo-amico un barbiere di origine italiana,come lui altrettanto scurrile e macchiettistico, e che, esclusi i fligli "depravati" e ingordi - i figli dell'america - non parla mai con gli americani "veri". Un operaio che pensa le cose che la media degli americani della sua età pensava e pensa. Un uomo che vive all'ombra della bandiera del suo paese, che sventola sulla grande ford,e che sotto il suo portico scola lattine di birra con di fianco l'immancabile cane. Uno che aggiusta le cose, scarichi intasati o lavatrici che siano. Un vecchio che introduce un giovane nel mondo del lavoro, quello vero, quello dove sudi e ti sporchi, quello dove hai bisogno di attrezzi. Quello dell'edilizia, del costruire case, incominciando facendo il manovale. Quel mondo dove senza la cultura del lavoro resta solo la violenza delle bande, che come tale si preoccupa di distruggere proprio quegli atrezzi che ti servono per lavorare. Ma c'è di più, c'è il resto. Un uomo che nella parte centrale del film risulta grottesco, banale, a tratti scontato. No, assolutamente no, non un uomo che ha fatto dell'odio verso gli altri la ragione di una vita, non il razzista di circostanza, quello che poi alla fine è buono perchè di sani valori. Ma piuttosto un uomo che è rimasto vittima, come tanti, come tutti noi, del suo tempo, del suo ruolo, del suo inizio, della sua storia. Uno che ha fatto la guerra di corea e che ha sparato non solo perchè gli veniva ordinato. Uno che recita la parodia di se stesso.
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