Manuale d'amore 2 (Capitoli successivi)

La commedia ha il "pedigree" ma non graffia con leggerezza

Ci piacciono le commedie, quelle italiane soprattutto. E apprezziamo il nuovo corso di Aurelio De Laurentiis che, mentre si tiene stretta la cassaforte dei film natalizi, alimenta parallelamente una produzione leggera-di qualità di cui i film affidati a Giovanni Veronesi sono il fiore all'occhiello. E allora? Non per fare gli incontentabili ma proprio per attenzione e rispetto ci diciamo non convinti da Manuale d'amore 2.
Per esempio: come fare a meno di correre con la mente a un confronto? Con I mostri, piccolo grande film a episodi di 44 anni fa. Il materiale è un po' dello stesso tipo. Ma I mostri, a dispetto del suo dichiarato fondarsi su un materiale povero se non di scarto, divenne un insuperato modello perché affidato alla leggerezza dell'incursione sfacciata, del guizzo corsaro, del graffio fulminante. Alla velocità e all'incisività di episodi brevi o anche brevissimi. Diventati tutti insieme un affresco della società italiana di quei primi anni 60 del "boom". Manuale d'amore 2, dopo che il primo capitolo aveva illustrato i momenti canonici e convenzionali dell'amore (innamoramento, crisi di coppia, tradimento), spazia in quattro episodi dalla fecondazione assistita al matrimonio gay volendo così riflettere grandi temi etici della nostra attualità.
Veronesi e i suoi bravi attori vogliono innalzare, per così dire, la loro materia, preoccupati che non si capisca che la loro non è una farsaccia qualsiasi ma una commedia "italiana" con il pedigree. Modesto, "seduto" è il risultato di Fabio Volo e Barbora Bobulova coppia stressata dalla fecondazione assistita. Arranca Verdone tardivo amante di una ragazza giovane malgrado le incontaminate simpatia e umanità di colui che era stato la vera bandiera del "Manuale 1". Più funzionante la coppia in cerca di Pacs formata da Sergio Rubini e Antonio Albanese, anche se la componente commovente e toccante prende la mano rischiando la deriva piagnona. Il migliore è l'episodio con Monica Bellucci fisioterapista cui ognuno desidererebbe affidarsi senza riserve e Riccardo Scamarcio incidentato grave bisognoso di riabilitazione motoria. È quello dove migliore è il dosaggio fra drammatico e comico, secondo l'immortale ricetta dei padri. Anche se la cosiddetta scena bollente lo è meno di quanto promesso. Insomma darsi importanza fa ridere di meno e non è garanzia di efficacia.
Da La Repubblica, 19 gennaio 2007


di Paolo D'Agostini, 19 gennaio 2007