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Identikit di un delitto: vigilando i vigilati

Il regista hongkonghese della trilogia di culto Infernal Affairs sbarca a Hollywood e sfida il lato oscuro della provincia americana.
di Marzia Gandolfi

Criminal Affairs
Richard Gere (Richard Tiffany Gere) (74 anni) 31 agosto 1949, Filadelfia (Pennsylvania - USA) - Vergine. Interpreta L'agente Erroll Babbage nel film di Wai-keung Lau Identikit di un delitto.

mercoledì 13 agosto 2008 - Incontri

Criminal Affairs
Approdato finalmente a Hollywood il regista hongkonghese della trilogia di culto Infernal Affairs, che ha ispirato Martin Scorsese e il suo The Departed, gira un thriller che insiste sulla prevalenza delle dinamiche psicologiche e sulla violenza dell'azione. L'agente federale e burbero di Richard Gere ha passato gli ultimi vent'anni della sua vita ad assicurare maniaci sessuali alla giustizia e a monitorare sulla loro libertà vigilata. Costretto a lasciare il lavoro a causa dei suoi metodi bruschi e poco ortodossi, prima di ritirarsi coi suoi demoni, deve iniziare "alla causa" la giovane agente che lo sostituirà. Reiterando le formule narrative ed estetiche dell'action movie hongkonghese, Andrew Lau costruisce una geografia desolante dell'FBI, gravata da ritardi tecnologici e da rivalità da bottega. Sostituendo l'introspezione con l'avvicinamento, Lau amplifica l'indecifrabilità dei demoni del personaggio di Gere, perché la macchina da presa sfiora solo dall'esterno i segreti di una psiche lacerata dalla frequentazione del "male". Davanti a lui sfilano una galleria di veri e propri mostri, assassini psicotici e seriali, che sembrano provenire da zone immaginarie, proiezioni della mente indebolita di chi indaga, entità maligne che resistono a ogni attacco materiale e si radicano nella psiche di chi vorrebbe combatterle. Incapace di mantenere la giusta distanza coi soggetti criminali che lo stato ha "graziato" con la libertà vigilata, l'agente Babbage è sempre più coinvolto nei casi su cui indaga, pagando la sua estraneità ai compromessi con l'isolamento.
Sullo sfondo della nascente solidarietà con la bionda agente di Claire Danes, Lau costruisce un film cupo, portatore di un male oscuro che dà la misura di un'America disillusa e malata, afflitta da una crisi di fiducia che può essere compensata solo dai valori privati, condivisi nell'intimità protettiva della casa della giovane agente Lowry ma minacciata (e aggredita) da predatori sessuali violenti e instabili. Se in generale lo sfavillante stile visivo del film fa sembrare decrepita l'omologa produzione hollywoodiana, in molti passaggi prevalgono la ridondanza e l'enfasi e rimane impressa una certa gratuità. Si può apprezzare il rifiuto di impiegare soluzioni troppo superficiali ma ugualmente non si comprende quale sia il valore assegnato a tutte quelle modalità di ripresa che accumulano punti di vista del tutto privi di intenzione e di senso. Senza negare i motivi di interesse di Identikit di un delitto, fra i quali la riflessione sulla libertà vigilata dei criminali di reati a sfondo sessuale e l'attenzione agli angoli oscuri della provincia americana, il thriller hollywoodiano di Lau rivela una magniloquenza formale volta a coprire falle narrative.

Lavorare in Occidente
Andrew Lau, regista: Prima di andare a Hollywood ricordo di avere pensato che ero soltanto un ragazzo quando Richard Gere interpretava American Gigolo: lui per me era un sex symbol, era la grande star. Come dimenticare allora il giorno in cui Richard Gere ha letto la sceneggiatura del mio film e poi ha chiamato il mio produttore, chiedendo di incontrarmi? Quella notte non ho chiuso occhio, ho camminato da solo sui marciapiedi di New York, ho attraversato una Time Square deserta e poi alle prime ore del mattino sono andato negli uffici di Mr. Gere. Aveva appena visto Infernal Affairs e si disse entusiasta, poi aggiunse che la sceneggiatura del mio film gli piaceva, gli piacevo io e dunque dovevamo combinare l'"affare". Questo è quello che io chiamo l'american dream, perché quando vai a lavorare negli States diventi veramente famoso. Tutti vogliono diventare famosi, anch'io d'altra parte sognavo di essere un regista famoso. Quando lavori a Hong Kong e vuoi fare un balzo in avanti in questa professione, la strada giusta è soltanto quella per l'America. Eppure dieci anni fa, quando girai The Storm Riders, molti produttori americani volevano ingaggiarmi per fare film a Hollywood ma quello non era il momento giusto. Nel 1997 imperversavano numerose sceneggiature di azione, tutte pistole, spari ed esplosioni. Questo genere non mi piaceva, inoltre non sopportavo più il luogo comune secondo il quale un regista hongkonghese dovesse saper fare solo action movie. Queste sono le ragioni per cui rifiutai quegli ingaggi. Io ho bisogno di girare "drammi in azione", adesso l'ho fatto.

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