Advertisement
1408, paura senza effetti speciali

Per creare paura 1408 usa Stephen King, John Cusack e una stanza.
di Gabriele Niola

I romanzi e i film

giovedì 22 novembre 2007 - Making Of

I romanzi e i film
L'adattamento di un romanzo è una pratica solitamente restringente e in un certo senso riduttiva. Solo i migliori adattatori riescono a prendere l'essenza di un libro, il suo cuore, e allargarla con altre tematiche personali invece che restringerla (cosa che spesso fa rima con svilirla) per farla entrare in un paio d'ore di proiezione.
Stephen King probabilmente è in assoluto lo scrittore che, assieme a Michael Crichton, può vantare il maggior numero di riduzioni per lo schermo dei suoi romanzi, sia che si tratti di cinema che di tv-movie, che di miniserie. Eppure per 1408 l'operazione è stata necessariamente diversa, infatti si trattava di un racconto parte di un raccolta più grande e non di una storia a sè, una novella di poche pagine.
In questo caso dunque era assolutamente necessario allargare il testo originale per farlo entrare nella durata di un film, un'operazione che purtroppo è stata realizzata dal regista Mikael Håfstrom assieme agli sceneggiatori Matt Greenberg, Scott Alexander e Larry Karaszewski, non procedendo alla ricerca di una propria sensibilità ma semplicemente tentando di "estendere" il contenuto originale.
Il risultato è che mentre molti elementi del film sono solo (giustamente e sensibilmente) accennati, come il passato da scrittore innovativo, empatico e ribelle del protagonista, poi il film si dilunga incredibilmente nelle disavventure all'interno della stanza mostrando ad un certo punto una stanchezza tipica dell'allungamento del brodo che cozza con il dinamismo della prima parte, quella più aderente alla secchezza del libro.
È lo stesso Håfstrom ad ammettere che "il racconto di Stephen King non ha un finale propriamente cinematografico. Abbiamo dovuto girare diversi finali e dopo le proiezioni test abbiamo optato per il finale che c'è adesso, perchè sentivamo che era più soddisfacente". Gli altri - promette il regista -saranno comunque disponibili sul dvd, segno di un'indecisione che non può non farsi sentire nell'incedere del film.

Un secco no agli effetti speciali
Contrariamente a quanto si può immaginare, girare 1408 non è stato tutto un lavoro di effetti digitali; anzi, il regista d'accordo con produttori, cast e troupe ha voluto fare quante più scene era possibile dal vero senza interventi al computer. Questi ad ogni modo sono stati circa 400 (cioè applicati a 400 fotogrammi), un numero standard per un film medio, e basso per un horror, dove solitamente l'esigenza di mostrare ciò che non esiste stimola l'uso di tecnologia.
Chiaramente il ritocco in postproduzione è stato usato per le scene più complesse come l'acqua che irrompe nella stanza o la stanza stessa che si trasforma in nave, eppure mai interamente, nel senso che ognuna di queste scene (o comunque buona parte dell'esito) era determinata sul set. Il muro che crolla a un certo punto del film per esempio crolla sul serio e gli attori che interpretano i fantasmi erano realmente sul set con John Cusack: non è stato usato nessun green-screen (la parete verde davanti alla quale si recita quando si vuole inserire un attore in un fondale).
La ragione di un simile attaccamento all'effettistica tradizionale è in parte dovuta all'inesperienza dello svedese Mikael Håfstrom, già regista di Derailed - Attrazione letale, nei confronti di film a così alto budget e alta disponibilità tecnologica, e in parte alla volontà di rendere l'idea di un film svelto, agile e artigianale che, al pari del racconto da cui è tratto, non si perda in grandi ricostruzioni ma punti a raggiungere il suo obiettivo seguendo la strada più veloce.

Un film in una stanza
Ed è proprio la scelta e in parte la necessità di dover girare un intero film quasi unicamente in una stanza la vera perla di 1408, che se per molti versi appare ridondante in certi punti, da un'altra parte è una vera miniera di invenzioni visive e di prospettive continuamente cangianti.
Per evitare la noia e la ripetizione e per stimolare l'attenzione dello spettatore, specialmente nella lunga sequenza in cui il protagonista entra nella stanza 1408 che si crede infestata, Håfstrom cambia continuamente punto di vista su quel che accade. I soggetti inquadrati sono quasi sempre i medesimi (l'unico ambiente a disposizione e John Cusack) ma non c'è inquadratura che si ripeta due volte uguale.
È un modo di procedere questo già sperimentato da Sidney Lumet in La parola ai giurati, altro film ambientato (ma in quel caso al 100%) in una stanza sola, una strada decisamente non semplice che complica la missione di "narratore invisibile" del regista, ma che se riesce tiene desta l'attenzione con continue trovate di vero cinema. E la tensione che si respira nei primi minuti di permanenza nella stanza 1408, quando non accade nulla ma tutti sanno che da un momento all'altro qualcosa di terribile dovrà accadere, ne è la prova.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati