Neverwas. La favola che non c'è

Film 2005 | Drammatico 108 min.

Regia di Joshua Michael Stern. Un film con Brittany Murphy, Nick Nolte, Jessica Lange, Vera Farmiga, Alan Cumming, Bill Bellamy. Cast completo Titolo originale: Nerverwas. Genere Drammatico - USA, Canada, 2005, durata 108 minuti. - MYmonetro 2,47 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 5 luglio 2011

Lo psichiatra Zach Riley abbandona un prestigioso impiego all'università e si dedica al lavoro in un istituto per malattie mentali, il "Milwood". Ma la scelta verso quel preciso istituto non è casuale..

Consigliato nì!
2,47/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 2,94
CONSIGLIATO NÌ
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Un film che non sa scegliere a quale pubblico rivolgersi.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Zachary Pierson, dopo la tragica morte del padre quando lui era bambino, ha preso il cognome materno Riley. Ora è il dottor Riley che lascia la Cornell University dove insegnava psichiatria per andare ad esercitare nella clinica di Millwood diretta dal Dottor Reed. La motivazione è legata al bisogno di offrire ai pazienti un trattamento migliore di quello ricevuto in passato da una persona che conosceva bene. Questa persona era il padre, autore del best seller "Neverwas" . Era stato ricoverato a Millwood per forti disturbi psichici e vi era deceduto. Tra i pazienti c'è l'anziano Gabriel il quale afferma di conoscere Zach e, anzi, di averlo atteso a lungo. Da lui si aspettava la liberazione finalizzata a rimetterlo sul trono del fantastico mondo di Neverwas.
Ci sono film dal cast di alto livello che non riescono a trovare la via delle sale. A volte ciò accade perché vengono sorpassati da opere mediocri ma di maggiore attrattiva per un vasto pubblico. In altri casi, più rari ma comunque degni di nota, ciò accade perché in fase di scrittura e di montaggio non si è stati in grado di individuare un target a cui rivolgere la proposta. Perché in questo film, in cui Nick Nolte torna al classico ruolo di uomo tormentato, William Hurt si muove tra dirigismo e astrazione, Jessica Lange è troppi lifting distante dall'attrice bella e dotata del tempo che fu e Ian McKellen non si è ancora liberato da Gandalf, non si sa mai che cosa si stia vedendo. Questo, in tempi di commistione di generi, potrebbe essere un pregio se la comunicazione correlata al film non cercasse di spacciarlo per una fiaba per bambini. Cosa che è vera solo in minima parte. Perché è innegabile che il piccolo Zach sia il protagonista della narrazione paterna (e qui verrebbe da pensare a La storia infinita) ma è altrettanto vero che il nucleo centrale della sceneggiatura sia costituito dal peso del ricordo di una figura genitoriale ingombrante da cui il figlio vorrebbe liberarsi finendo invece tra le braccia (catartiche) di un 'nonno' che con le origini del libro ha più di una connessione. Più ci si inoltra nella foresta narrativa più si avvertono reminiscenze de La leggenda del Re Pescatore ma tutto risulta poco efficace. Si finisce così col trovarsi, come spettatori, in un territorio 'neverwas' che non trova una sua concretizzazione spettacolare.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 8 luglio 2011
gigieppetto

Nonostante la storia semplice il film riesce perfettamente nell'intenzione di rendere favola il mondo reale. Io personalmente ho apprezzato molto l'anziano sognatore, una figura austera con il cuore da bambino, un personaggio decisamente interessante. nel complesso non è un capolavoro, è piuttosto banale, ma qui e là ho visto abbastanza per definirlo un ottimo film

sabato 20 dicembre 2014
elgatoloco

Il film oscilla tra psichiatria(comunque accolta, pur non con modalità "troppo autoritarie"e fiaba, senza sapersi decidere: pesa troppo il senso di colpa verso il padre del"fresco"psichiatra(il lacaniano"nome del Padre"...), con tutte le modalità "very american"della cosa, tra(appunto)senso di colpa e psicoanalisi psichiatrizzante.

Frasi
"Siamo solo pupazzi di neve, Zachary... non ci resta molto tempo!"
Gabriel Finch (Ian McKellen)
dal film Neverwas. La favola che non c'è - a cura di lucbo
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