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Il film oscilla tra psichiatria(comunque accolta, pur non con modalità "troppo autoritarie"e fiaba, senza sapersi decidere: pesa troppo il senso di colpa verso il padre del"fresco"psichiatra(il lacaniano"nome del Padre"...), con tutte le modalità "very american"della cosa, tra(appunto)senso di colpa e psicoanalisi psichiatrizzante...Operazione in complesso non ben riuscita, nonostante il peso e lo spessore degli attori/delle attrici. QUando si vorrebbe la fiaba, il film si riattacca alla "realtà",che grava sulle persone opprimendole con l'imposizione del "principio di realtà"e l'escapismo(escape=fuga)rimane, appunto, mero escapismo, linea di fuga illusoria, che non tange la"realtà"(forse diremmo meglio la vita reale, quotidiana), non incide sulla stessa. Dal punto di vista tecnico il film è valido, con immagini anche affascinanti e comunque efficaci, non riuscendo a superare il clivage tra i due piani, la cui separatezza, anzi, conferma in pieno. El Gato
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