Titolo originale | Mommie Dearest |
Anno | 1981 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 129 minuti |
Regia di | Frank Perry |
Attori | Faye Dunaway, Steve Forrest, Diana Scarwid, Howard Da Silva, Rutanya Alda, Mara Hobel Xander Berkeley. |
MYmonetro | 2,45 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 27 febbraio 2018
Tratto dal romanzo autobiografico di Christine Crawford, il film narra le presunte crudeltà materne della diva Joan Crawford.
CONSIGLIATO NÌ
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Tratto dal romanzo autobiografico di Christine Crawford, il film narra le presunte crudeltà materne della diva Joan Crawford, dipinta come una nevrotica alcolizzata. Un film crudo sempre sopra le righe. Forse Christine racconta la verità, ma a una Crawford vista esclusivamente come un prontuario di miserie umane, è difficile credere, nonostante l'innegabile impegno della Dunaway.
Joan Crawford, famosa diva di Hollywood, decide di adottare una bambina, Christina, per soddisfare il proprio desiderio di maternità. Ma se davanti ai riflettori Joan si atteggia a madre premurosa e amorevole, fra le pareti domestiche l'attrice riversa tutte le proprie frustrazioni e gli insuccessi della sua carriera sulla figlia, vittima impotente delle crisi isteriche e delle nevrosi della sua "mammina cara".
Joan Crawford, nome d'arte di Lucille Le Seur, è stata una delle più importanti attrici dell'epoca d'oro di Hollywood, interprete di molti film memorabili fra gli anni '30 e gli anni '60; ma la sua fama è legata anche alla pubblicazione di Mammina cara, un libro scandalistico nel quale la sua figlia adottiva, Christina, denunciava le prepotenze e gli abusi ai quali era stata sottoposta durante la propria infanzia dal feroce sadismo della madre. Quanto ci sia di vero nell'autobiografia (e quanto invece sia frutto del risentimento dell'autrice per essere stata tagliata fuori dal testamento della Crawford) è tuttora oggetto di dibattito; fatto sta che il libro diventò un best-seller, e nel 1981 è stato portato al cinema con un film omonimo diretto da Frank Perry, con Faye Dunaway (ingaggiata all'ultimo momento al posto di Anne Bancroft) nel ruolo della protagonista.
Dotato di una confezione di lusso (musiche di Henry Mancini, costumi di Irene Sharaff) e di un'accurata ricostruzione d'epoca, Mammina cara è stato accolto in maniera discordante da parte dei critici, raccogliendo anche numerose stroncature e cinque Razzie Award (fra cui quelli per il peggior film e la peggior attrice). Nonostante questo, la pellicola ha riscosso un notevole successo di pubblico e con il tempo è diventata un piccolo cult del cinema camp, per merito soprattutto della famigerata scena in cui la Crawford fa una selvaggia sfuriata alla figlia a causa delle grucce di ferro (al punto che la frase no wire hangers! è diventata proverbiale in America). Ma al di là di taluni aspetti quasi horror, Mammina cara è in primo luogo un interessante ritratto di uno dei personaggi più leggendari nella storia di Hollywood, del quale ripercorre i momenti salienti della biografia e della carriera: il rapporto con il dispotico produttore Louis B. Mayer, il licenziamento dalla MGM, l'Oscar vinto per Il romanzo di Mildred, i problemi con l'alcool e il matrimonio con il re della Pepsi-Cola.
Laddove il film risulta più riuscito è proprio nel raccontare la vita di Joan Crawford dal "dietro le quinte" ed il prezzo imposto dalla celebrità: la volontà di ferro indispensabile alla Crawford per mantenere il proprio status di diva; la necessità di adeguarsi a un modello di perfezione che richiede costanti sacrifici; la paura di invecchiare e di perdere l'affetto del pubblico. Oltre alla sua mania ossessiva per la pulizia, che la portava ad incontrollabili scatti di collera dei quali, nel film, a fare le spese è la malcapitata figlioletta (Joan l'aggredisce, la picchia, tenta perfino di strangolarla). Ed è qui che la pellicola ha il suo punto debole, con una narrazione spesso sopra le righe e degli scivoloni nel sensazionalismo e nel grottesco che talvolta sfiorano il ridicolo. Malgrado gli eccessi melodrammatici derivanti da una sceneggiatura in stile soap-opera, Faye Dunaway è ammirevole per l'intensità e il coraggio con cui si cala nei panni della Crawford (impressionante la somiglianza fra le due attrici per effetto del trucco), rappresentandone in modo superbo l'arrivismo, le nevrosi e il carattere autoritario (la scena in cui arringa il consiglio d'amministrazione della Pepsi-Cola sembra ripresa da una puntata di Dinasty), ma senza mai cancellarne la dolente umanità. La sua Joan Crawford resta, comunque, la "mamma" più terribile mai vista sul grande schermo.
MAMMINA CARA disponibile in DVD o BluRay |
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“No wire hangers, ever!” La voce isterica e terrificante di Joan Crawford tiranneggia su noi pubblico e su sua figlia adottiva Christina come se anche noi ci sentissimo mortificati per aver appeso un vestito ad una gruccia di metallo anziché ad una di legno. Ma non è tutto, perché questo è uno dei tanti episodi che accadono in questo film sulla vita di una delle [...] Vai alla recensione »
A prescindere dall'eccellente interpretazione di Faye Dunaway, "Mammina Cara" resta un film ambiguo e disomogeneo. Innanzi tutto il ritratto di Joan Crawford è decisamente incompleto; in secondo luogo, poi, l'atteggiamento di Christine verso la madre è piuttosto ambivalente e il film non riesce a raccontare tutte quelle sfumature di un rapporto contrastato che qui, invece, è ritratto solo a tinte [...] Vai alla recensione »