Anno | 2017 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Fabio Bastianello |
Attori | Alberto Lato, Cristian Stelluti, Antonella Salvucci, Federica Strozzi, Claudio Alberton Max Greco. |
Uscita | giovedì 25 maggio 2017 |
Distribuzione | Overall Pictures |
MYmonetro | 2,97 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 25 maggio 2017
Le vicende di un uomo, Alberto Lato, che nella sua vita ha fatto di tutto: esperto di Arti Marziali, combattente di boxe Thailandese, guardia del corpo e buttafuori.
CONSIGLIATO SÌ
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Alberto Lato è stato pugile, esperto di arti marziali, guardia del corpo, buttafuori. A 36 anni ha una ex moglie, un figlio che può vedere solo in presenza di un assistente sociale e una vita nel sottobosco milanese che potrebbe condurlo verso l'illegalità senza possibilità di ritorno. L'unica speranza di riscatto può venirgli dalla MMA.
Per molti l'acronimo MMA non ha alcun significato. Lo ha invece per quei lottatori (e per il pubblico che ne segue le imprese) che si affrontano in una gabbia ottagonale. Significa Mixed Martial Arts e si riferisce a una forma di arte marziale che prevede di tecniche di percussione (cioè calci, pugni, gomitate e ginocchiate), sia di tecniche di lotta (come proiezioni, leve e strangolamenti). Per Bastianello rappresenta la disciplina in cui, con un combattimento reale tra Lato e un avversario, far concludere il film con un finale esclusivamente consegnato alla realtà di un confronto senza esclusione di colpi e con un finale non scritto.
Con la sua opera prima aveva mostrato una straordinaria capacità di costruire la tensione facendo del virtuosismo di un piano sequenza della durata di 105 minuti una scelta linguistica strettamente connaturata con la sincerità di uno sguardo calato senza infingimenti in due ore di vita di un gruppo ultrà di tifosi di calcio.
La sincerità è rimasta anche in questa sua opera seconda in cui si avverte il bisogno di riflettere sul lato oscuro di una metropoli come Milano fotografata (soprattutto di notte) con indubbia consapevolezza nella scelta delle location. Così come sincero il suo punto di osservazione sulla violenza che emerge con chiarezza nell'episodio del tamponamento. Bastianello ha infatti la convinzione che si debba distinguere tra la violenza controllata di chi esercita un'arte marziale da quella di cui si riempiono le cronache quotidiane, messa in atto da persone che perdono la testa e uccidono per un sorpasso. La sincerità però si scontra con un casting che, volendo aderire alla realtà, finisce con il diminuire la qualità della proposta. Perché, fatti salvi la moglie del protagonista (Antonella Salvucci) e l'amico tossicodipendente (Cristian Stelluti) (nonché la dizione in understatement di Lato), molti degli altri interpreti 'recitano' la loro parte.
È una trappola in cui sono caduti anche maestri come i fratelli Taviani che nel film Cesare deve morire mettono in bocca ai detenuti protagonisti delle frasi sulla loro vita che suonano false mentre invece risultano molto più veridiche le parole scritte da Shakespeare. Bastianello, nella sua ricerca di verità da docu-fiction, non ha valutato il problema o, comunque, ha ritenuto che non fosse poi troppo importante. Resta a suo favore il fatto che si comprende come i suoi non siano film d'occasione ma nascano da un'esigenza sempre sentita e mai banale.La colonna sonora ne costituisce un'interessante e ulteriore testimonianza.
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La sceneggiatura presenta imperfezioni di realismo a parte il protagonista che invece è il migliore di tutti... Incredibile la scena del pianto ...coinvolgente...film sicuramente da vedere...qualche errore anche nel montaggio..comunq co complimenti
Film serio, veramente intenso.. complimenti a tutti gli attori
Film strepitoso... Mi sono commosso...e nel mio piccolo riapecchiato... Con tutti i problemi del caso...da vedere e capire..non per tutti chiaramente..per molti consiglio il grande fratello od i cinepanettoni..😂👍
recitazione assente, sceneggiatura ridicola da far sembrare The Lady di Lory del Santo un capolavoro del cinema d'autore, personaggi improbabili nonostante la storia etichettata come vera (!?). Tempo sprecato per un lungometraggio di livello meno che amatoriale per il quale un corto (ma molto corto) sarebbe stato più che sufficiente.
Non sarà l'erede di De Niro, ma Alberto Lato ha la faccia giusta, tatuaggi compresi. Attore per caso, impersona un ex pugile, ormai mollato dalla moglie, che vivacchia come buttafuori nel sottobosco della Milano notturna. Ha una sola aspirazione: dimostrare al figlio quasi adolescente che si può sempre risorgere. Così chiude col giro di balordi e si prepara alla supersfida di arti marziali.