Titolo originale | My Cousin Rachel |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico, Sentimentale, |
Produzione | USA |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Roger Michell |
Attori | Rachel Weisz, Sam Claflin, Holliday Grainger, Iain Glen, Pierfrancesco Favino Vicki Pepperdine, Chris Gallarus, Andrew Knott, Poppy Lee Friar, Andrew Havill, Simon Russell Beale, Tim Barlow, Bobby Scott Freeman, Tristram Davies, Katherine Pearce, Roy Sampson, Adam Loxley, Alexander Arnold, Carl McCrystal, Dorian Lough, Tobias Beer, Harrie Hayes, Neil MacColl, Wilf Walters, Margaret Michell, Corin Chatwin, Sparrow Michell, Austin Taylor (II), Louis Suc. |
Uscita | giovedì 15 marzo 2018 |
Distribuzione | 20th Century Fox Italia |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,68 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 8 ottobre 2018
Un uomo sospetta che la cugina abbia assassinato il marito, ovvero il suo tutore. Mediterà vendetta ma non sarà facile resistere al fascino di lei. Al Box Office Usa Rachel ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 2,6 milioni di dollari e 954 mila dollari nel primo weekend.
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CONSIGLIATO NÌ
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Il piccolo Philip, rimasto orfano, viene adottato e cresciuto con l'affetto di un padre dal cugino Ambrose, in una grande tenuta di campagna, nella verde e ventosa Cornovaglia. Anni dopo, Ambrose si sposa con una donna di nome Rachel, conosciuta in Italia. A Philip, cresciuto, giungono però alcune lettere in cui Ambrose chiede il suo aiuto, ma quando il ragazzo lo raggiunge è troppo tardi. Ambrose è morto. Philip giura allora vendetta alla vedova, salvo poi trovarsi di fronte una donna completamente diversa da come l'aveva immaginata.
Il personaggio della cugina Rachel, introdotto nel buio della sera, davanti al fuoco di un caminetto, dopo una lunga preparazione fatta di leggendari mormorii e crescenti aspettative, porta con sé il tema dell'instabilità emotiva della visione: come stanno veramente le cose?
Ambrose era lucido, nella sua richiesta d'aiuto, o la sua mente era offuscata dalla malattia? E Philip, vede solo quello che vuole vedere? Tema che segna la coincidenza tra la matrice letteraria e l'interesse cinematografico del racconto.
Il film è tratto, infatti, come noto, dal romanzo di Daphne du Maurier, scrittrice pluritrasposta sullo schermo (suoi gli hitchcockiani Rebecca - La prima moglie e la novella Gli uccelli), già portato al cinema da Henry Koster, nei primissimi anni '50, con Olivia De Havilland -alla quale Rachel Weisz non s'ispira e non ha troppo da invidiare- e Richard Burton, che invece, nel confronto, sotterra l'odierno Sam Clafin, per presenza scenica e verità drammatica.
Sorta di "Rebecca" al contrario, e non solo per lo scambio di ruoli nella coppia, Rachel intreccia gli elementi del sospetto, della passione, del tormento psicologico con quelli del lutto e del fantasmatico (il "padre" Ambrose, la madre persa troppo presto, oggettivizzata nell'eredità dei suoi gioielli) e con il romanzo di (de)formazione del signorino Philip, che alla morte del cugino tutore si ritrova improvvisamente uomo e si ubriaca di vita e di fiducia in se stesso.
Roger Michell, regista e sceneggiatore, opta per il period drama e per un adattamento piuttosto fedele, fatta eccezione per lo spostamento di una battuta, che può apparire cosa da poco ma di fatto riscrive il finale del film, privandolo di una sfumatura importante. La regia illustra con cura ma senza sorprese, insistendo sull'ingenuità del protagonista maschile, sedotto e travolto dal primo vero incontro con l'alterità femminile, e con i suoi umori apparentemente instabili, al punto da confondersi, ammalarsi, e tramutare mentalmente in veleno il calice che lo aveva ubriacato fino a quel momento.
Nella Cornovaglia del 1830, il piccolo Philip Ashley, orfano di entrambi i genitori, viene cresciuto dal cugino Ambrose nella sua tenuta signorile. Partito per l'Italia come scapolo convinto, disinteressato alle donne e assorbito dai propri affari, Ambrose scrive a sorpresa di aver sposato una giovane donna conosciuta in viaggio. Da allora le lettere diventano rare e le notizie che arrivano fanno temere il peggio, finché Philip apprende che il cugino è morto in Toscana e che la vedova, la cugina Rachel, è in viaggio per l'Inghilterra. Il giovane cova rabbia per Rachel, che considera colpevole della morte del cugino, e si ripromette di accoglierla con freddezza e ostilità, pianificando malignamente di farle patire i dolori e le sofferenze che sicuramente ha inflitto al marito fin sul letto di morte. Rachel, però, non sembra l'arrampicatrice spregiudicata dipinta nelle ultime lettere di Ambrose, e contro ogni aspettativa Philip si ritroverà invece talmente affascinato da lei da decidere di compromettere la proprietà che è sul punto di ereditare.
Il thriller sentimentale firmato da Roger Michell è tratto dall'omonimo romanzo del 1951 di Daphne Du Maurier, meglio conosciuta come Lady Browning, la scrittrice londinese che ha ispirato tanti registi tra cui Alfred Hitchcock, per La taverna della Giamaica (1939), Rebecca, la prima moglie (1940) e Gli uccelli (1963).
Interpretato da una sublime Rachel Weisz e da Sam Claflin, Rachel è la trasposizione in chiave moderna del romanzo che era già stato adattato al cinema nel 1952 e in serie televisiva nel 1983 dallo stesso regista, Henry Koster. Così il regista sudafricano conosciuto per le commedie romantiche come Notting Hill (1999) e Il buongiorno del mattino (2010), si conferma altrettanto a suo agio nel noir sentimentale, ricollegandosi al suo film d'esordio, Persuasione, tratto dal romanzo di Jane Austen.
Classicismo estetico e modernità dell'intrigo sono i binari su cui si sviluppa quello che il Michell definisce un film contemporaneo dal tono moderno. Inoltre, la storia di un uomo che cerca di possedere una donna e di una donna determinata a rimanere libera fa di Rachel un film femminista. La cugina vedova che il regista non giudica mai interamente innocente né colpevole della morte del marito, sembra uscita da un romanzo di Jane Austen, misteriosa come la Monnalisa, contemporanea come una donna di oggi. È un personaggio piuttosto post-freudiano, come spiega il regista, creato a metà del XX secolo, ma circondato da un mondo patriarcale di possessioni e proprietà a cui si rifiuta di appartenere.
Rachel dunque è molto più di un melodramma in costume. "Questa storia è un ottovolante, e chiedersi se sia stata lei o no è molto eccitante - spiega Michell al Noir In Festival 2017 - Ma credo che sia solo una parte della vicenda. Perché questa è senza dubbio anche una storia d'amore. Una storia d'amore disperata, che va storta ma, al tempo stesso, seducente come tutte le storie d'amore. È anche un vero mystery, di quelli che quando si esce dal cinema si discute per ore se il protagonista sia colpevole o innocente".
Veli, perle e candele rischiarano, dunque, questa storia noir di nebbie inglesi e brucianti passioni.
“Rachel” (id., 2017) è il tredicesimo lungometraggio del regista sudafricano Roger Michell. Di misura, di calcolo, di destino, di ambiguo, di scheletro, di aria, di oscuro, di colore, di ampio, di piccolo, di vasto, di arioso, di tetro, di fosco, di abbraccio, di amore, di donazione, di visto, di bosco, di schema, di perduto amore, di vita e di morte.
"My Cousin Rachel"(2017)di Roger Mitchell, dal romanzo di Daphne Du Maurier, certo non è all'altezza di"Rebecca"di Hitchock, parimenti tratto da un romanzo della grande autrice britannica. E'molto"calligrafico", ossia tende a seguire, quasi a inseguire il romanzo, con scarsi spunti di originalità rispetto, appunto, al libro.
"Rachel", del regista Roger MIchell, è un thriller in costume piuttosto interessante. Ambientato nell'Inghilterra del XIX secolo, racconta la storia di un giovane uomo che, rimasto da piccolo orfano dei genitori, è stato allevato ed educato da uno zio a cui, negli anni, egli si è affezionato tantissimo.
IL FILM E' BELLISSIMO MA PER FAVORE QUALCUNO MI SPIEGHI IL FINALE, MI SONO RIMASTI MOLTI DUBBI. GRAZIE A CHIUNQUE MI DA DELLE SPIEGAZIONI
Tisana" non è mai stata una parola tanto spaventosa. La cugina acquisita Rachele ne ha di specialissime, con erbe che soltanto lei conosce (son legate al suo misterioso passato italiano). Dopo una prima vedovanza, sposa il misogino Ambrose fuggito dalla Cornovaglia per scaldarsi le ossa e riacquistare la salute al sole fiorentino. Nella brughiera spazzata dal vento, con gli strapiombi pericolosi - [...] Vai alla recensione »
Roger Mitchell maneggia sapientemente il gotico racconto di Daphne Du Maurier su desiderio e paranoia, con un'eccezionale interpretazione di Rachel Weisz nei panni di un'ambigua femme fatale. Rimasta vedova e sospettata di aver avvelenato il marito, Rachel bussa alla porta di suo cugino Philip (Sani Clafin), confidando nella sua carità. Clafin riesce a stare al passo di Weisz dando corpo all'evoluzione [...] Vai alla recensione »
L'uscita italiana è stata rinviata più volte: causa la scarsa fiducia, s'immagina, nelle potenzialità economiche di un film che in America ha incassato meno di tre milioni di dollari. Eppure Rachel non è da respingere in blocco. Il paragone con la versione del 1952, Mia cugina Rachele, interpretata da Olivia de Havilland e Richard Burton, gioca a suo sfavore; però pochi se la ricorderanno (la tv l'ha [...] Vai alla recensione »
Remake d'un quasi-classico. Avvelenatrice del primo e del secondo marito in studiato raggiro per denaro o dolce e intrepida femmina indipendente, per questo catalizzatore di sospetti ed equivoci delittuosi? Con le brume o i fervori di luce della Cornovaglia di metà '800 ecco l'inversione di "Rebecca la prima moglie" di Hitchcock, stessa mano romanzesca di suspense, l'inconfondibile Du Maurier che lo [...] Vai alla recensione »
Dalla scrittrice Du Maurier che Hitchcock adattò con Rebecca - La prima moglie (1940) arriva l'ultima prova strepitosa di Rachel (che coincidenza) Weisz. Rispetto a Mia cugina Rachele (1952) con Olivia de Havilland, la Rachel di Michell è più ironica, sensuale e intrigante. Si racconta dell'incontro fatale tra un giovane proprietario terriero e la vedova del cugino del "signorino".
Elegante e vaporoso rifacimento di un giallo del '52. Nel ruolo di Oliva de Havilland c'è Rachel Weisz (48 anni, un po' troppi) e passi. Ma al grande Richard Burton, subentra il bel semolino Sam Claflin. Un film d'atmosfere, dal romanzo di Daphne du Murier, scrittrice più fumo che arrosto, come ben sa chi conosce «Rebecca, la prima moglie». L'intrigo, ambientato nella Cornovaglia di metà Ottocento, [...] Vai alla recensione »