Titolo originale | Schlafkrankheit |
Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Germania, Paesi Bassi |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Ulrich Köhler |
Attori | Pierre Bokma, Jean-Christophe Folly, Hippolyte Girardot, Sava Lolov, Maria Elise Miller Jenny Schily, Isacar Yinkou. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 29 settembre 2011
La vita di un uomo dedito agli altri, bloccato da una scelta ardimentosa che impone sacrifici inaccettabili. Il film è stato premiato al Festival di Berlino,
CONSIGLIATO SÌ
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Ebbo Velten e'un medico attivo da anni in Camerun nella lotta contro la malattia del sonno. E' li' con la moglie Vera che ha cominciato a soffrire per la lontananza della figlia quattordicenne Helen che studia in Germania. La visita della ragazza ai genitori costituisce l'occasione per la partenza di Vera che dovrebbe essere seguita a breve dal marito. Il quale pero', nonostante i problemi che incontra quotidianamente, fa fatica a staccarsi dall'Africa. Anni dopo un giovane medico parigino di origini congolesi, il dottor Nzila, viene inviato a compiere una verifica sull'andamento del progetto e trova un Ebbo in profonda difficolta' esistenziale. Non e' facile trovare nel panorama del cinema non africano film che raccontino il Continente nero senza ammantarsi della retorica terzomondista che deriva da un evidente senso di colpa degli occidentali nei confronti della terra che diede origine al genere umano. Il film di Ulrich Köhler si libera da questa cappa di falsa comprensione ed espone, attraverso le vicende di un medico e del rapporto malato con la terra in cui e'andato ad operare, le contraddizioni di un aiuto economico che vorrebbe favorire la crescita della popolazione e finisce spesso per arricchire i pochi che detengono il potere. Ebbo ama e odia al contempo il Camerun e i camerunensi. Non ne sopporta la commistione continua tra attivita' istituzionale e in teresse privato, ne disprezza la corruzione, e' sprezzante con la servitu'. Al contempo pero' non riesce a staccarsi da quella terra al punto da cercare di far chiudere il progetto sanitario per ormai manifesta inutilita' e legarsi sempre piu' a una donna di cui insulta il padre. Ci vuole coraggio per realizzare un film in cui amore ed odio vengano cosi' allo scoperto su temi che rischiano di divenire un ipocrita tabu'. Se avessimo piu' coraggio nel riconoscere difetti e pregi nostri e altrui forse l'integrazione e l'aiuto diverrebbero piu' concreti e produttivi perche' basati su una vera conoscenza reciproca e non sul pregiudizio (negativo o positivo che sia).. Ben venga quindi un film come quello di Köhler che in Africa ci e' vissuto da bambino e ha avuto dei genitori impegnati in progetti umanitari in Zaire e quindi conosce la materia di cui parla.