La caduta degli dei

Film 1969 | Drammatico V.M. 18 155 min.

Regia di Luchino Visconti. Un film Da vedere 1969 con Dirk Bogarde, Ingrid Thulin, Helmut Griem, Renaud Verley, Umberto Orsini, Reinhard Kolldehoff. Cast completo Titolo originale: Götterdämmerung. Genere Drammatico - Italia, 1969, durata 155 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 18 - MYmonetro 3,54 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 30 aprile 2014

Siamo in Germania, alla vigilia dell'avvento al potere di Hitler. Il capo di una grande famiglia, gli Essenbeck, proprietari di una potente acciaieria. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, ha vinto 2 Nastri d'Argento, In Italia al Box Office La caduta degli dei ha incassato 872 .

Consigliato sì!
3,54/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,08
CONSIGLIATO SÌ
Un film che è una vera opera d'arte totale.
Recensione di Andreina Sirena
Recensione di Andreina Sirena

Benché non nutra alcuna simpatia per il nazionalsocialismo, il Barone Joachim von Essenbeck decide di sostituire alla vicepresidenza delle sue acciaierie il prode antinazista Herbert con Konstantin, iscritto alle SA. Herbert lascia la Germania, ma Friedrich - dirigente delle acciaierie e amante della vedova Sophie, nuora di Joachim - uccide quella notte stessa il Barone, facendo ricadere la colpa su Herbert. Sbarazzatosi del rivale Konstantin - vittima dell'epurazione delle SA decisa da Hitler per ingraziarsi l'esercito -, Friedrich non conquisterà il potere tanto agognato: troppo tiepido verso i dirigenti SS, verrà messo da parte a favore di Martin, figlio di Sophie, che aderirà all'Ordine di Himmler e metterà l'impresa familiare a totale disposizione del nuovo regime.
Primo film (1969) della cosiddetta "trilogia tedesca" - seguiranno Morte a Venezia (1971) e Ludwig (1973) - La caduta degli dei racconta corruzione, intrighi, lotte di potere e declino di una dinastia di industriali renani, gli Essenbeck, sullo sfondo degli eventi appena successivi alla presa del potere di Hitler (30 gennaio 1933): dall'incendio del Reichstag (27 febbraio 1933) alla "Notte dei lunghi coltelli" (30 giugno 1934), quando le SS elimineranno i vertici delle SA, riuniti nella cittadina di Bad Wiessee, sul Tegernsee.
Proprio come nel romanzo I Buddenbrook di Thomas Mann - disamina, anch'esso, della decadenza di una facoltosa famiglia borghese, nella Lubecca del XIX secolo - il film si apre su una riunione di famiglia: è il compleanno del patriarca Joachim. La solennità delle celebrazioni è guastata dalla comparsa del nipote Martin: travestito come Marlene Dietrich ne L'angelo azzurro, si esibisce in una canzone del film, destando dolore e disappunto nel nonno. Martin - perverso, fragile e succube della madre - sembra assurgere ad emblema di una gioventù disanimata e maligna, priva di qualsiasi senso etico, incapace di discernere bene e male: terreno di coltura per eccellenza del nazismo, sarà proprio lui lo strumento attraverso il quale il lontano cugino Aschenbach, ufficiale delle SS, otterrà lo scopo perseguito durante tutto lo svolgimento dell'azione, la definitiva nazificazione dell'impresa familiare. Visconti inserisce nella narrazione numerosi riferimenti letterari: oltre ai già citati Buddenbrook, il film è una sorta di trasposizione nella Germania anni '30 del Macbeth di Shakespeare (Sophie, come Lady Macbeth, istiga l'amante all'omicidio e, se Lady Macbeth cadrà in preda alla follia, Sophie - dopo lo stupro da parte del figlio - sprofonderà in una sorta di catatonia). Nei Demoni di Dostoevskij, Stavrogin - vera incarnazione del Male, "indiscutibilmente bello", gelido, violento, sorridente - violenta una bambina, che poi si impicca. Lui è perfettamente consapevole di ciò che la bimba sta per fare, ma non la ferma.
La stessa scena sarà riproposta - alla lettera - nel film, quando Martin - vera incarnazione del Male, "indiscutibilmente bello", gelido, violento, sorridente - stuprerà una bambina ebrea e non farà nulla per impedirne il suicidio. Nello stesso Martin possiamo trovare echi della gioventù sadica e crudele tratteggiata da Musil ne I turbamenti del giovane Törless.Vera opera d'arte totale, il film - oltre che intessuto di letteratura - vive di una dimensione squisitamente teatrale, gli spazi - colpiti da luci intense, sovraccariche, livide - si trasformano in palcoscenici ipnotici, opprimenti e sinistri. Un intento chiaramente pittorico domina ogni particolare. Vi si respira qualcosa delle atmosfere di Beckmann e di Grosz. La caduta degli dei, la disfatta di una borghesia industriale che, illusa di poter usare il nazismo mantenendo una sua autonomia, è al contrario dal nazismo esautorata e travolta, è narrata attraverso un linguaggio estremamente sontuoso, lussureggiante, violento e cupo.
Dietro la vicenda degli Essenbeck è facilmente ravvisabile la parabola dei Krupp (industriali renani, il patriarca Gustav era inizialmente ostile ad Hitler, e aveva duramente criticato il figlio e successore Alfried per la sua adesione al nazismo), e la morte di Friedrich e Sophie mima quella di Hitler ed Eva Braun: un suicidio, poco dopo la celebrazione di un grottesco matrimonio. Le rosse fiamme della Götterdämmerung - il fuoco nelle acciaierie - aprono e chiudono il film.

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Recensione di Stefano Lo Verme

Germania, 1933. Nella notte dell'incendio del Reichstag, Joachim von Essenbeck, patriarca di un'importante famiglia di industriali, viene assassinato nel suo letto; il nipote Martin, suo diretto successore, nomina a capo dell'azienda l'ambizioso Frederick Bruckmann, amante di sua madre Sophie. Ben presto, però, fra i vari membri della famiglia si scatena una feroce guerra per il potere, che si concluderà in un bagno di sangue... Sceneggiato e diretto nel 1969 dal celebre regista Luchino Visconti, La caduta degli dei (Götterdämmerung) rappresenta il primo capitolo di un'ideale trilogia tedesca, che proseguirà poi con Morte a Venezia (1971) e Ludwig (1973). Ambientato tra il febbraio 1933 e il gennaio 1935, il film racconta la storia della Germania nel periodo dell'ascesa al potere di Hitler attraverso le vicende della dinastia dei von Essenbeck, magnati dell'acciaio che pensano bene di ingraziarsi il nuovo regime mettendogli a disposizione le proprie industrie e stringendo una fitta rete di rapporti politici con i più alti esponenti del nazional-socialismo. Al centro della trama c'è l'emblematica parabola del borghese Bruckmann (Dirk Bogarde), che grazie alla propria relazione con la vedova Sophie von Essenbeck (Ingrid Thulin) e alla subdola alleanza con il cugino di lei Aschenbach (Helmut Griem), ufficiale delle S.S., riuscirà a diventare il direttore dell'azienda, ma si vedrà costretto a scendere a patti con i nazisti.
Visconti si ispira alle suggestioni wagneriane, al Macbeth di Shakespeare e a I Buddenbrook di Thomas Mann - soprattutto nella parte iniziale, con la cena di famiglia in onore dell'anziano patriarca Joachim (Albrecht Schoenhals) - per disegnare un affresco storico cupo e grandioso, che ripercorre gli anni dell'affermazione del nazismo (il film si apre la notte dell'incendio del Reichstag) come una sanguinaria tragedia elisabettiana nella quale abbondano misfatti, omicidi e stragi di ogni tipo. In questo modo, il regista ha realizzato una straordinaria saga familiare a tinte fosche che segue il percorso dei vari personaggi utilizzando i toni del melodramma, in un'atmosfera decadente accentuata dalla martellante colonna sonora di Maurice Jarre e da una fotografia artificiale ed espressionista, che mette in contrasto l'oscurità degli scenari notturni con i vividi bagliori delle acciaierie. In questa terrificante escalation di complotti e omicidi, si susseguono a ritmo frenetico elementi quali travestitismo, violenza, pedofilia, incesto e perfino una gigantesca orgia di gruppo nel quartier generale delle S.A., che terminerà con la scena memorabile dello spietato massacro messo in atto dalle S.S. per liberarsi dei propri rivali politici fra il 29 e il 30 giugno 1934, nella famigerata "notte dei lunghi coltelli".
Accanto all'attore inglese Dirk Bogarde, nel cast internazionale della pellicola figurano una straordinaria Ingrid Thulin, musa di Bergman, il mefistofelico Helmut Griem, Florinda Bolkan e Charlotte Rampling. Ma il vero protagonista è Helmut Berger, attore-feticcio di Visconti, nel ruolo del giovane Martin, il delfino della famiglia von Essenbeck, deviato sessuale dallo sguardo luciferino che si esibisce in un numero musicale vestito da Marlene Dietrich e dà vita ad alcuni dei momenti più inquietanti del film, come lo stupro della bambina ebrea e il rapporto incestuoso con la madre Sophie. In un'inarrestabile catena di mostruosità ed azioni delittuose, La caduta degli dei mette in scena un simbolico parallelismo tra le lotte familiari degli Essenbeck e le atrocità del regime nazista, e rimane tutt'oggi uno dei capolavori del cinema di Visconti. A proposito della sua opera, il regista ha dichiarato: "Ho voluto fare un Macbeth moderno dove gli dei si mescolano agli umani: lo strumento del loro potere è il denaro, il tempio della loro caduta la fabbrica irta di ciminiere".

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Il grande mestiere di Visconti e la sua grande capacità di fare cinema riescono a costruire uno spettacolo di forte efficacia nell'insieme.
Recensione di Stefano Lo Verme

Siamo in Germania, alla vigilia dell'avvento al potere di Hitler. Il capo di una grande famiglia, gli Essenbeck, proprietari di una potente acciaieria, decide di far dirigere la sua grande fabbrica al figlio Konstantin, nazista sfegatato. Il vecchio ha capito da che parte tira il vento, e pur essendo antinazista, pensa bene di ingraziarsi il nuovo regime che sta per prendere il potere. Ma a questo punto si scatenano con ferocia gli odi familiari, intrecciandosi con gli odi tra due fazioni hitleriane, le S.A. e le S.S. Vinceranno le S.S., che nella "notte dei lunghi coltelli" massacreranno le S. A. e vincerà il giovane Haschenback, cugino degli Essenbeck ed esponente delle S.S. Il soggetto, pur vigoroso, è troppo carico e intreccia troppi filoni. Infatti, alla trama principale, si sovrappongono spunti sull'omosessualità e sulla violenza contro i minori. Il grande mestiere di Visconti e la sua grande capacità di fare cinema riescono a costruire uno spettacolo di forte efficacia nell'insieme, ma carente nei particolari, anche se alcune scene, come lo stupro della piccola ebrea e il massacro delle S.A. sono ormai da antologia. Il titolo, Gotterdâmmerung,vorrebbe evocare atmosfere wagneriane, ma, a parte la musica di bassa imitazione nibelungica, tra Visconti e Wagner corre un largo fiume. In Wagner il crepuscolo degli dei diventa una storia universale, in Visconti rimane un puro e semplice racconto.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 28 febbraio 2013
Luca Scialo

La famiglia Essenbeck è proprietaria di una grossa acciaieria. Siamo all'alba della nascita del Nazismo e le vicende di questa dinastia borghese rispecchiano quelle politiche della Germania di quel periodo. Spietati, arrivisti, senza scrupoli, gli Essenbenck danno vita a una guerra interna fatta di omicidi, colpi bassi e tradimenti.  Sguardo severo e spietato di Visconti sul Nazismo [...] Vai alla recensione »

Frasi
Siamo vicini alle elezioni, Friedrich. E dobbiamo vincerle a tutti i costi se vogliamo che siano le ultime.
Dialogo tra Aschenback (Helmut Griem) - Friedrich Bruckman (Dirk Bogarde)
dal film La caduta degli dei
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Gian Luigi Rondi
Il Tempo

Goetterdaemmerung, La caduta degli dei: gli anni Trenta della Germania già pronta a cadere in balìa del nazismo rievocati come personaggi scespiniani, in una chiave romanzesca che sembra rifarsi ai Buddenbrook di Thomas Mann, in una cifra cinematografica che, nonostante il colore, rievoca intenzionalmente l’espressionismo tedesco. Un collage difficile, ma uno spettacolo che, pur con contraddizioni [...] Vai alla recensione »

winner
miglior regia
Nastri d'Argento
1970
winner
miglior attore non protag.
Nastri d'Argento
1970
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