Titolo originale | Haute Couture |
Anno | 2021 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Sylvie Ohayon |
Attori | Nathalie Baye, Lyna Khoudri, Pascale Arbillot, Clotilde Courau, Claude Perron Soumaye Bocoum, Adam Bessa, Alexandrina Turcan, Romain Brau, Virgile Bramly. |
Distribuzione | I Wonder e Unipol Biografilm Collection |
MYmonetro | 3,50 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 20 settembre 2022
Una sarta prende sotto la sua ala protettrice una ventenne dalle grandi potenzialità.
CONSIGLIATO SÌ
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Esther è la responsabile della sartoria della Maison Dior. Ormai prossima alla pensione vive una vita solitaria pur avendo una figlia con cui però non ha da tempo una buona relazione. Un giorno viene derubata in metropolitana. Quando incontra nuovamente la ladra, la giovanissima Jade, decide di impartirle un'istruzione facendola entrare come stagista nella sartoria. Il loro sarà un rapporto non sempre tranquillo.
Quante volte abbiamo visto al cinema, declinata soprattutto in versione made in Usa, una relazione in cui qualcuno dotato di cultura e di una solida professionalità decide di puntare su una persona giovane e proveniente da una condizione sociale non ottimale intuendone le potenzialità? Tante (qualcuno potrà anche dire: troppe).
Qual è o quali sono allora gli elementi che possono fare la differenza e la cui assenza conduce solo a un'ennesima copia più o meno conforme?
Questa è la domanda che ci si pone dinanzi al plot di base di questa opera seconda di Sylvie Ohayon. La differenza la fa innanzitutto l'aver improntato tutta la narrazione al femminile (un uomo c'è ma acquisisce spessore solo nell'ultima parte) andando a scavare nelle pieghe delle relazioni tra donne sia nell'ambito lavorativo che in quello privato.
C'è poi la disponibilità di un marchio famoso nel mondo che non si fa solo pubblicità ma permette alla sceneggiatura di porre in rilievo quanto lavoro e quanta sensibilità siano necessarie dietro a quei defilé dove il glamour finisce con farla da padrone. Questo è un film ricco di gesti attenti, di ferri da stiro maneggiati con delicatezza, di tessuti che non possono essere soggetti al minimo errore. Ma è anche e soprattutto un confronto di scuole e di generazioni di attrici.
Nathalie Baye ha alle spalle una carriera iniziata negli anni'70 e qui dimostra per l'ennesima volta quanto il cinema sia ancora debitore nei confronti delle grandi attrici e come si possa e si debba scrivere per loro anche se non sono più allo zenit della giovinezza. Di fronte a lei c'è Lyna Khoudry che la sua carriera l'ha iniziata in televisione da molto meno di 10 anni e che è assolutamente credibile nei panni di una giovane donna di periferia con le sue accensioni e le sue fragilità. Il loro è un duetto sostenuto da buoni comprimari che consente di sorvolare su un finale un po' troppo al glucosio.
Ci sono tre livelli nel secondo lungo della francese Sylvie Ohayon, già regista nel 2014 di Papa Was Not a Rolling Stone, racconto di formazione e liberazione anni 80 sotto l'egida del chansonnier Jean-Jacques Goldman. In superficie sfila il "fashion film" dal titolo laccato prodotto da Dior, che mette volti (delle proprie dipendenti), abiti e soprattutto capitali in un cinema-vetrina a servizio della [...] Vai alla recensione »