L'attività di pensiero e di scrittura di Siegfried Kracauer (18991966) si è esplicata in vari campi, dalla sociologia alla psicologia sociale, dalla saggistica filosofica e letteraria alla teoria del cinema. From Caligari to Hitler (1947), Theory of film. The Redemption of Phisical Reality (1960) (pubblicato in italiano dal Saggiatore) sono le due tappe fondamentali della sua attività di studioso di cinema.
Se da un lato Kracauer riprende la nozione di specificità del mezzo filmico per cui l'estetica del cinema non può non fondarsi sulle intrinseche qualità formali del mezzo, dall'altro (in questa avvicinandosi alle posizioni di Bazin) il mezzo e le sue caratteristiche di registrazione visiva sono capaci di "rivelare" la realtà, di scoprire dietro l'immediatamente visibile, un "vedibile" che la percezione normale lascia sfuggire. La macchina da presa ci fa vedere una dimensione della realtà che con altri mezzi rimarrebbe nascosta. Per Kracauer la "redenzione" della realtà fisica avviene in una trasmissione dei dati percettivi da un piano all'altro, il materiale trasposto viene "straniato "permettendo la costruzione di una nuova struttura, ma tale trasposizione è insita nella struttura stessa del medium per cui si produce uno straniamento automatico. Ne nasce una estetica materiale del cinema che prolunga la sfera sensoriale e identifica il mezzo stesso con la forma e con l'espressione, anticipando la teoria di McLuhan del Medium come messaggio.
Da Edoardo Bruno, Film. Antologia del pensiero critico, Bulzoni Editore, Roma, 1997