Una sceneggiatura incoerente per una commedia che si distingue per la buona regia. Da oggi al cinema.
di Paola Casella
Roberto Rossi è senza lavoro e si è appena visto pignorare la casa con tutti i contenuti, compresa una fidanzata che lo apostrofa come "un fallito" e lo invita ad andare a quel paese. Il suo migliore amico BB ha un padre sessantenne che ha appena perso il lavoro e una madre paziente che spera che tutto si aggiusti, ma ha una gran paura che non sarà così. Quando Rossi si reca in banca a chiedere un prestito viene informato da un odioso funzionario che "le banche non prestano soldi a chi non ne ha", e perde il lume della ragione. Ma poiché ha in mano la pistola (scarica) con cui il padre di BB aveva poco prima minacciato il suicidio, tutti pensano che sia in atto una rapina e si affrettano a consegnargli una borsa piena di soldi.
Per quanto riguarda la pura regia, con l'aiuto della fotografia contrastata di Roberto Forza e del montaggio fluido di Consuelo Catucci, Marco Ponti se la cava bene.
Quello che manca drammaticamente (oltre che drammaturgicamente) a Una vita spericolata è una sceneggiatura coerente e credibile, pur nell'esagerazione comica.