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Il mostro della laguna nera, un King Kong acquatico (e in 3D)

Il 3D permise ad Arnold di travalicare la rappresentazione della realtà e far credere che tutto potesse diventare possibile.
di Giancarlo Zappoli

In foto una scena del film Il mostro della laguna nera.
martedì 4 ottobre 2016 - Televisione

Ci sono film che sembrano quasi 'destinati' a lasciare una traccia indelebile nella storia del cinema. Il mostro della laguna nera è uno di questi. Forse perché ha dato origine a una creatura che è andata ad aggiungersi ad altre che erano però di origine letteraria come Dracula o Il Dottor Jekyll o forse anche perché le origini del suo aspetto affondano le radici nel passato. Infatti l'aspetto esteriore del 'mostro' ha due antesignani che risalgono rispettivamente al XVI secolo: il Sea Bishop e il Sea Monk. Si tratta di creature marine di cui a lungo si è favoleggiato e di cui sono rimasti dei fantasiosi ritratti.

Al centro della vicenda troviamo una spedizione scientifica che scopre un Gill Man, un misterioso essere anfibio ricoperto di squame. Sfuggito alla cattura tornerà a manifestarsi per rapire la bella Kay, fidanzata di uno di componenti della spedizione, di cui si è innamorato.
Giancarlo Zappoli

Se questa breve sinossi vi riporta alla mente King Kong non vi state sbagliando. Qui però ci sono importanti e determinanti elementi di novità. Innanzitutto un utilizzo del tutto innovativo del 3D a cui si aggiungerà la particolarità dell'unica realizzazione di un sequel in 3D da un originale analogo. Si tratta di La vendetta del mostro che vede un giovanissimo Clint Eastwood al suo esordio nel ruolo di un assistente di laboratorio. La novità risiede nel fatto che siamo, per la prima volta, posti dinanzi a riprese stereoscopiche subacquee realizzate grazie a una speciale custodia in cui vennero collocate le due macchine da presa.


In foto una scena del film Il mostro della laguna nera.
In foto una scena del film Il mostro della laguna nera.
In foto una scena del film Il mostro della laguna nera.

Jack Arnold, il regista, teneva in modo particolare a questa dimensione acquatica. Dichiarò infatti di aver voluto costruire una particolare sensazione di paura: "Si basa su quella paura inconscia che si può provare quando si pensa a ciò che si può muovere sotto la superficie dell'acqua. Avete presente la sensazione che si prova quando si sta nuotando e si ha la sensazione che qualcosa ci stia sfiorando le gambe? È una sensazione terribile se non si sa di cosa si tratti. È la paura dell'ignoto e io ho deciso di esplorarla più che potevo." A ciò si aggiunge un'altra sensazione che il pubblico aveva già provato nei confronti della 'Cosa' creata dal Dottor Frankenstein e che venne così tradotta in parole da Julie Adams che interpretava Kay: "C'è sempre un sentimento di compassione per il mostro. Penso che tocchi qualche corda del nostro intimo, forse la parte più oscura di noi stessi".

Sono oltre 20 i film scelti da SKY per raccontare dall'8 al 16 ottobre - attraverso uno speciale canale tematico - la storia del cinema in 3D dei visionari e sperimentatori che in oltre 100 anni di storia hanno utilizzato il linguaggio narrativo e la tecnologia 3D per finalità cinematografiche differenti. Tra questi: Viaggio nel cinema in 3D (presentato alla 73. Mostra di Venezia), Il delitto perfetto, La piccola bottega degli orrori, Baciami Kate!, La maschera di cera, Amytiville, Il mostro della laguna nera, Terrore alla tredicesima ora e Top Gun.
Giancarlo Zappoli

Con la sua tridimensionalità poi il film porta a compimento il sogno di ogni regista di opere cinematografiche che travalichino la rappresentazione della realtà. Ci viene cioè chiesta la sospensione dell'incredulità, di lasciarci andare a pensare che tutto sia possibile e che diventi verosimile. Per accentuare ulteriormente questa sensazione Arnold si avvalse di due stuntmen con diverse specializzazioni: Ricou Browning per le scene acquatiche e Ben Chapman per quelle sulla terraferma. Il primo raccontò di essere uscito dall'acqua dopo una lunga scena in immersione e di essere apparso dinanzi a una madre e una figlia inconsapevoli delle riprese le quali fuggirono senza dargli il tempo di spiegarsi. Chi invece non si spaventava ma, anzi, ammirava il mostro era Ingmar Bergman del quale si dice (e i 'si dice' talvolta corrispondono a verità) che si facesse proiettare il film in occasione dei suoi compleanni.


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