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La commedia del documentario

L'atipica malinconia comica di Giovani si diventa.
di Roy Menarini

In foto Ben Stiller in una scena del film Giovani si diventa di Noah Baumbach.
Ben Stiller (58 anni) 30 novembre 1965, New York City (New York - USA) - Sagittario. Interpreta Josh nel film di Noah Baumbach Giovani si diventa.

domenica 12 luglio 2015 - Approfondimenti

Via via che la sua carriera prosegue, sempre più appassionati sono disposti ad affrancare Noah Baumbach dall'etichetta di regista derivativo, "à la" Woody Allen, simile a Peter Bogdanovich, amico e sodale di Wes Anderson e così via. La sensazione è che il sodalizio artistico e personale con Greta Gerwig (figura di spicco del mumblecore e scrittrice/attrice molto dotata, come si vede in Frances Ha) abbia permesso l'ultimo salto di qualità al già bravo Baumbach. E già si sente dire di qualche nuovo regista promettente che "somiglia allo stile di Baumbach", portando l'autore indie americano finalmente al ruolo di modello e non di imitatore. La Gerwig però qui non c'entra se non come influenza lontana, se è vero che Giovani si diventa va considerato un film ad alto budget, almeno relativamente ai progetti di Baumbach, che talvolta si diletta a inserire nel suo cinema divi abituati a contesti ben più scintillanti (Nicole Kidman nel sottovalutato Matrimonio di mia sorella o lo stesso Ben Stiller in Lo stravagante mondo di Greenberg), e qui - oltre al comico newyorkese - ha scritturato Naomi Watts.
La storia, che a prima vista rischierebbe di somigliare al solito giochino stile Sundance sul cinema-nel-cinema (magari in salsa anni Novanta, stile Tom Di Cillo), sorprende mettendo i protagonisti a contatto col cinema documentario. E se il personaggio di Stiller si ispira apertamente ai protagonisti del nuovo documentario americano anni Sessanta/Settanta (Pennebaker, Maysles, Wiseman ecc.), il giovane filmmaker che ne diventa prima amico poi contendente (Adam Driver) sembra piuttosto uno youtuber più talentuoso e astuto. Che il confronto generazionale si giochi nell'area della "non fiction" è a dir poco sorprendente, anche se Baumbach sembra suggerire che anche quella scena - la scena documentaria - sia ormai un luogo hipster e particolarmente frequentato, con logiche di carriera non dissimili da quelle hollywoodiane.
Il resto del film, mascherato da commedia di caratteri e da riflessione generazionale sulla fine della cultura liberal e sulle trappole della cosiddetta "retromania" (in uno spassoso montaggio parallelo, si mostrano i due quarantenni schiavi dello smartphone e di Netflix, e i due ventenni esaltati da oggetti analogici e vecchi libri), si nasconde una meditazione sulle forme dell'onestà creativa. Senza svelare troppo del film, ci basti dire che Baumbach sembra infine sbugiardare tutti, sia il documentarista alternativo e arrampicatore sia l'autore integralista ed egocentrico: la realtà è sfuggente, e osservarla significa trovare la giusta distanza, confessare gli strumenti con i quali si lavora, e soprattutto comprendere la complessità del mondo, cosa che sembra sfuggire a tutti i quattro protagonisti in scena.
Insomma, Giovani si diventa - oltre a dialoghi acuti, attori in piena forma e qualche didascalismo di troppo - sfoggia una filosofia del cinema documentario in forma di commedia che - almeno questa - sembra davvero originale. E se il film che Josh (Stiller) sta girando ci ricorda da vicino quello che sta preparando il personaggio di Woody Allen in Crimini e misfatti, non è un male: Woody è comunque l'inizio di tutto questo.

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