Che cosa è Il cinema in movimento? Una rubrica dedicata alle trasformazioni del cinema nell'epoca dei new media e alle riflessioni che si possono trarre dalle novità in atto.

L'uscita in sala della versione restaurata di Gioventù bruciata permette, più che in altre operazioni simili, riflessioni sul ruolo del cinema e della memoria. Che cosa ha da dirci oggi il film di Nicholas Ray? Se prescindiamo dall'indiscutibile valore artistico, le nuove generazioni possono sentirsi in qualche modo comprese o "contenute" da Gioventù bruciata?

Difficile da dire. I più pessimisti potrebbero pensare che no, nessun giovane - ancorché originale - del secondo decennio dei Duemila, nell'epoca degli smartphone e dei tablet, potrà dirsi intimo del mondo dei ribelli senza causa, dei ragazzi impomatati e delle bande giovanili degli anni Cinquanta.

Eppure, varrebbe la pena chiederselo. Mettere alla prova le generazioni. Riuscire a mettersi in contatto, con un discorso che suona più o meno: "questo è il capolavoro che negli anni Cinquanta ha parlato a milioni di spettatori, sedotto altrettanti giovani, imposto allo stardom un divo che sarebbe morto prematuramente, offerto codici di stile e racconto unici e influenti negli anni a venire. E voi, che cosa ne pensate?".

Non sappiamo, al momento, quanti spettatori under 20 andranno a vedere in sala Gioventù bruciata restaurato, né reca particolare ottimismo il fatto che sia proposto in versione digitale, dettaglio tecnico poco apprezzabile per i più. Né conosciamo nel dettaglio l'eventuale attività di classi scolastiche cui la visione del film venga offerta didatticamente, anche se ci permettiamo di sospettare che non saranno molte. Eppure, proprio in queste settimane il successo di Il giovane favoloso di Mario Martone viene anche sostenuto dall'incredibile numero di scolaresche che stanno assistendo a matinée organizzate apposta per loro.

Tutto apprezzabile, per carità. Ma i docenti stanno portando i ragazzi a vedere come Martone ha pensato di interpretare Leopardi o a capire meglio Leopardi? Nel secondo caso, nulla di male, ma il cinema viene al solito ridotto a veicolo pedagogico, a sostegno didattico, poco più che una lavagna luminosa meglio attrezzata di quella scolastica (per chi ce l'ha, visto lo stato vergognoso in cui versano le aule dei nostri istituti). Nel primo caso, invece, lode ai professori illuminati che si ricordano la differenza tra mezzo e messaggio, e che anzi lavorano in profondità nell'analisi di entrambi, con o senza Leopardi.

In ogni caso, anche Gioventù bruciata sarebbe un film adatto alle scuole, proprio perché non è un'opera destinata alla divulgazione storiografica o letteraria (non lo è nemmeno Il giovane favoloso, ma viene usato così da più parti), ed è anzi diventato un crocevia di temi storici e generazionali, di nodi culturali, di scelte formali e narrative, di passaggi epocali per quanto riguarda le culture giovanili, le mode sociali, le rappresentazioni famigliari, e così via.

Dovremmo forse avvicinare, grazie a film come questo, gli studenti a ciò che è stato il cinema nel Novecento, non per far loro ricordare (non c'erano, dunque non hanno nulla da rimemorare) ma conoscere, visto che parte dell'apprendimento su se stessi può giungere proprio dal confronto con chi è stato come loro tanti anni prima: giovane.