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ONDA&FUORIONDA

Il nome della rosa: il romanzo di maggior successo del 900 diventa una fiction.
di Pino Farinotti

In foto Umberto Eco.
Umberto Eco 5 gennaio 1932, Alessandria (Italia) - 19 Febbraio 2016, Milano (Italia).

domenica 6 luglio 2014 - Focus

La Rai ha annunciato che produrrà una serie, in sei puntate, tratta da "Il nome della rosa", il romanzo di Umberto Eco. Non si conoscono ancora i dettagli, il cast e il regista devono ancora essere scelti, il nome sicuro è quello dello sceneggiatore Andrea Porporati. La fiction sarà trasmessa nel 2016. Ero già a conoscenza, grazie a una fonte diretta, di questa iniziativa, certo benemerita della Rai. Le modalità di questa conoscenza meritano di essere raccontate. Ero seduto al Caffè Sforzesco di via Dante, Milano. Stavo mettendo a punto un programma per la biblioteca Sormani, dal titolo "Il libro che visse due volte": una serie di incontri sul rapporto fra la letteratura e il cinema. L'evoluzione della rassegna presentata in questi giorni dalla stessa Sormani. Avevo già stilato buona parte del programma, per esempio gli autori secondo i Paesi: Gli americani, gli inglesi, i russi, gli italiani eccetera. E poi i generi: il giallo, la fantasy eccetera. Avevo deciso di dedicare una serata al 1601/1605, un momento in cui nascono due giganti della letteratura, della cultura e dell'arte del mondo, Amleto e Don Chisciotte. Che hanno fornito abbondante materiale al cinema. Stavo ragionando sulla partenza, la prima serata. Avevo deciso che dovesse essere italiana. Pensavo a due titoli, Il Gattopardo e Il nome della rosa. Davvero ero indeciso. Mi dissi "non avrei esitazioni sulla scelta se partecipasse Umberto Eco. In quel momento al tavolo vicino al mio sedette Umberto Eco. Non lo conoscevo di persona così dissi al titolare del caffè, Lorenzo, se fosse il caso di disturbarlo. E il titolare mi presentò. Non so se Eco abbia creduto all'inverosimile coincidenza, comunque fu gentile. Mi disse che sarebbe intervenuto con piacere. Parlando della versione cinematografica di Annaud con Sean Connery, gli dissi che, come sempre accadeva, il film non riusciva a rappresentare al meglio il libro. Un fatto fisiologico. "Anche perché" disse Eco "si tratta di un romanzo di oltre cinquecento pagine". "Comunque" aggiunse " la Rai sta provvedendo, ne faranno una fiction abbastanza lunga da raccontare adeguatamente il romanzo."

Struttura
"Il nome della rosa", libro, ha una struttura molto complessa. Decisamente "letteraria", è impossibile, per il cinema, coi suoi codici, di racconto e di tempo, aderire in assoluto. Trattasi di romanzo con radici storiche e richiami letterari diversi, per esempio il giallo, quello nobile di Doyle: il frate francescano protagonista si chiama Guglielmo di Baskerville, richiamo decisamente esplicito al più noto dei racconti di Doyle, Il mastino dei Baskerville, il suo assistente si chiama Adso, un nome che certo evoca quello del dottor Watson. Il resto sono citazioni, storia, cultura e misteri. Il libro è stato tradotto in 40 lingue e ha venduto, sembra, 50 milioni di copie. Inoltre ha vinto lo Strega, il più importante premio letterario italiano, ed è stato inserito, secondo una classifica di Le Monde che fa testo, nei cento libri del secolo. A fronte di tanta roba Annaud ha fatto un ottimo lavoro da cineasta, semplificando la storia, accentuando la cifra thriller. Diciamo che artisticamente... ha salvato il salvabile. Come sempre cerca di fare il cinema quando affronta un grande romanzo. E poi Connery, un'arma in più, quasi nucleare, che ha rilanciato la storia, e ha favorito, anche se non c'era bisogno di favori, anche un rilancio del libro. Come detto, i film non bastano a rappresentare, congruamente, i romanzi. E' accaduto spesso che un grande titolo, di quelli che davvero fanno la storia, abbia avuto la doppia versione, quella "breve" chiamiamola così, del grande schermo, e quella filologica, col tempo necessario, del piccolo. La lista è lunga. Mi limito ad alcuni superclassici, a cominciare dai Promessi sposi, tradotto in film nel 1941 da Mario Camerini, "compresso" in 112 minuti. Sandro Bolchi nel 1967 firmò la regia dello sceneggiato Rai, e raccontò il plot manzoniano in 480 minuti distribuiti in otto puntate. La doppia versione, magari in più edizioni, toccò anche all'Odissea, Guerra e pace, I miserabili, Davide Copperfield, L'isola del tesoro, Quo vadis?, I Karamazov, Tenera è la notte. E ad altri. In questi casi, per una volta, la televisione rappresenta un'evoluzione di spettacolo e di cultura positiva e benemerita. Eco e il suo "Nome della rosa" ci rendono impazienti.

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