Nel nuovo horror di John Pogue, ambientato a Oxford nel 1974, troviamo per l'ennesima volta la questione delle immagini riprodotte. Come fosse un filone sotterraneo al cinema dell'occulto contemporaneo, il mezzo di riproduzione sembra diventato un moltiplicatore delle paure - forse perché non si riesce più a spaventare con elementi di messa in scena? Inutile citare i tanti titoli di questi anni, anzi la tendenza delle videocamere sempre accese e dell'horror mockumentary ha meritato persino un'etichetta (P.O.V., che sta per Point of View) a indicare quei titoli in cui vediamo gli avvenimenti a partire dalle riprese di un personaggio in scena. Ma, classificazioni a parte, anche le opere migliori di questi ultimi tempi, da Insidious a Sinister, appaiono desiderose di operare una saldatura tra l'immagine sullo schermo e le immagini più spaventose che i personaggi cercano di catturare.

Nessun tipo di cinema o di audiovisivo è escluso, dal found footage agli home movies, dalle videocamere digitali alle vecchie pellicole. E infatti Le origini del male ha buon gioco nel recuperare macchine da presa anni Settanta, moviole di montaggio d'altri tempi, e stile da nuovo cinema americano e inglese, per narrare una storia in cui un caso clinico (trasformatosi più o meno in esorcismo) viene documentato ora per ora. Certo, come molti hanno notato, ben presto nel racconto di Pogue i cliché e le routine dell'horror parapsicologico prendono il sopravvento e lasciano con un po' di amaro in bocca. Tuttavia, il risultato finale non intacca il fascino del "cinema nel cinema" horror.

Fotografare i fantasmi, d'altra parte, è sempre stata l'ossessione della tecnica di riproduzione da quando è nata. Eppure, ancora oggi, a meno di essere particolarmente suggestionabili o di essere irriducibili creduloni del paranormale, nessun demone è stato catturato da macchine da presa o rullini impressionati. Basta poi un giro su Youtube per scoprire un numero quasi imbarazzante di fake - alcuni parecchio creativi - che scimmiottano Paranormal Activity e cercano di accreditare la presenza di spiriti e forze occulte in casa propria.

Gli studiosi di genere horror, poi, possono aggiornare altre questioni già urgenti nella letteratura sull'argomento, da molto tempo a questa parte: il corpo femminile. Nei recenti horror demoniaci o di possessione, sono quasi sempre le giovani donne ad essere portatrici del male. Queste porte spalancate a Satana o ad angeli caduti e intrattabili, oltre notoriamente a riportare alla caccia alle streghe, al tarantismo in Sud Italia e al modello di Linda Blair ne L'esorcista, si perpetuano come chiara allusione alla sessualità e alla maternità. Come se tra le gambe dei personaggi femminili si nascondessero, parimenti, paradisi e inferni. Non sarà un caso che tutti i parapsicologi maschi di Le origini del male si scoprano in fondo infatuati della spiritata.