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ONDA&FUORIONDA

6 giugno 1944: invasione della Normandia e... del cinema.
di Pino Farinotti

In foto l'attore John Wayne in una scena de Il giorno più lungo.
John Wayne (Marion Mitchell Morrison) Altri nomi: (Duke/ JW) 26 maggio 1907, Winterset (Iowa - USA) - 11 Giugno 1979, Los Angeles (California - USA). Interpreta Il tenente colonnello Benjamin Vandervoort nel film di Darryl F. Zanuck, Ken Annakin, Bernhard Wicki Il giorno più lungo.

domenica 8 giugno 2014 - Focus

Esattamente settant'anni fa gli alleati sbarcarono in Normandia. Quello sbarco viene considerato la più imponente e decisiva azione militare di tutta la Storia. Americani, inglesi, francesi e tutto il resto del mondo coalizzato contro i nazisti, dalla Normandia liberarono il resto della Francia e in meno di un anno arrivarono a Berlino. Quello sbarco, denominato Operazione Overlord, era davvero troppo spettacolare, diciamo così, perché il cinema non se ne impossessasse. E così fu. I titoli che toccano quell'azione sono molti, da quella vasta filmografia estraggo i più efficaci e completi.
Il "materiale normanno" è vastissimo, anche quello documentaristico. L'America aveva mandato laggiù cineasti fantastici, da Stevens, il titolare si può dire, a Ford, che documentarono tutto, da vicino, anche pericolosamente. Spesso, sequenze delle loro riprese, anche a colori, vennero inseriti nei film di finzione. Il primo titolo esemplare è Operazione Normandia del 1956 di Henry Koster, con Robert Taylor nella parte di un ufficiale americano distaccato a Londra mentre si sta preparando il grande sbarco. Il film si incentra sulla difficoltà dei rapporti fra gli americani e gli ospiti inglesi. Un sergente sbotta: "questi inglesi ci trattano come se ci facessero un favore a farci combattere per loro". Un altro, popolarissimo film è Salvate il soldato Ryan di Spielberg, del 1998, con Tom Hanks. Ma il titolo "necessario-sufficiente", usando un termine della matematica è Il giorno più lungo del 1963. La Fox acquisì i diritti del libro di Cornelius Ryan, distribuì la regia secondo attitudine a Ken Annakin, Andrew Marton e Bernhard Wicki. Ci mise la mani anche Zanuck, il gran capo della major, che impiegò tutti, proprio tutti, i divi che aveva sotto contratto. Non esiste, in tutta la storia del cinema un cast più ricco.

Dietro le linee
Uno dei molti divi, John Wayne, dà corpo e volto al colonnello Vanderevoort, comandante della 82esima divisione aerea USA. Il suo compito sarà il più difficile, paracadutarsi per primo dietro le linee tedesche. È lui a dare una sintesi del momento: "Tre milioni di uomini sono inchiodati su quest'isola, in basi di partenza come questa, siamo alla vigilia del giorno più cruciale dei nostri tempi; tre milioni di uomini in attesa del grande balzo". È Il giorno più lungo che ha raccontato, in tutti i dettagli, le vicende, complesse della "Overlord", momento per momento: la preparazione, gli espedienti di segretezza, gli impieghi dei vari corpi: anfibi, alianti, paracadutisti, artiglieria, bombardieri, cingolati, guastatori, cannoni e tutto il resto. Lo stato maggiore è riunito per la decisione definitiva, il comandante in capo è Eisenhower; sue saranno parola e responsabilità definitive. Accanto a lui il generale Montgomery, comandate delle forze inglesi, e il generale Bradley capo di stato maggiore in seconda. Siamo a giugno ma il tempo sulla Manica è pessimo. Il responsabile del meteo riesce a scovare un breve intervallo di tempo discreto. Eisenhower vuole una sicurezza in quel senso, l'ufficiale scommette: "ottanta per cento". Il "balzo" viene dunque deciso da Eisenhower, nei panni dell'attore Henry Grace, un vero sosia dell'originale. Quando un ufficiale fa notare che il momento meteorologico ideale sarà non prima di luglio il comandante in capo dice: " È un'opzione troppo amara per considerarla. Sono convinto che questo sia il momento. Sì... andiamo!".
Il cinema rese popolari i nomi delle spiagge dello sbarco, denominate Sword, Juno, Gold, Utah, soprattutto Omaha. Quel breve tratto di mare, Omaha appunto, di pertinenza americana, fu davvero un nodo mortale da sciogliere. Il mare mosso compromise dall'inizio l'azione dei mezzi da sbarco, le pareti ripide che sovrastavano bloccarono le avanguardie sbarcate, Rommel aveva concentrato nidi di mitragliatrice proprio in quel tratto. Ci furono tremila morti in dieci minuti. Il film racconta come il generale Cota, sì, Robert Mitchum, riuscì a sbloccare la situazione grazie al coraggio di alcuni guastatori che riuscirono a piazzare esplosivi in alcuni punti chiave. Spaccato il fronte "Omaha" la via fu aperta. I "pionieri" furono circa 150mila, sfondata la resistenza nazista circa un milione e mezzo di alleati puntarono subito all'interno della Francia. Il 25 agosto venne liberata Parigi. Il racconto lo si deve a Parigi brucia? di René Clément del 1966, con Delon, Belmondo e Boyer. Ma non fu una un'avanzata semplice, i tedeschi cercarono di riorganizzarsi e in inverno tentarono un colpo di coda nelle Ardenne, bloccando gli alleati e rimettendo in discussione, solo per un momento, le sorti della guerra. Anche quella battaglia fu un'occasione per il cinema, un titolo su tutti: Ardenne '44, un inferno, appunto, diretto da Sydney Pollack nel 1969, con Burt Lancaster e Peter Falk. Ma ancora non era finita, per raggiungere Berlino c'era un ultimo ostacolo naturale, il Reno. I tedeschi si concentrarono nella zona di Remagen, minarono il ponte ma non riuscirono a farlo saltare. Attraversato Il ponte di Remagen (film omonimo del 1968, di John Guillermin con Ben Gazzara e George Segal) la via per Berlino era ormai aperta. Tutto questo è Storia. Ed è cinema.

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