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5x1: Colin Farrell, un Alessandro in salsa celtica

L'attore irlandese sta per tornare al cinema con Pride and Glory.
di Stefano Cocci

L'interpretazione più controversa dell'attore di Dublino
Colin Farrell (47 anni) 31 maggio 1976, Dublino (Irlanda) - Gemelli. Interpreta Jimmy Egan nel film di Gavin O'Connor Pride and Glory - Il prezzo dell'onore.

giovedì 30 ottobre 2008 - Celebrities

L'interpretazione più controversa dell'attore di Dublino
Nel bene o nel male, l'Alexander di Oliver Stone è l'interpretazione chiave della fin qui giovane carriera di Colin Farrell. Criticata da molti, probabilmente la maggioranza, dei cosiddetti critici, si trattava di una missione impossibile fin dall'inizio: Farrell non è una figura propriamente greca e vederlo con i boccoli d'oro è stato un duro colpo. Probabilmente quel personaggio sarebbe stato superato da un altro se, nel 2005, i suoi avvocati non fossero riusciti a bloccare un video molto sexy che rischiava di far fare a Farrell la fine che anni prima toccò a Pamela Anderson: quello di essere interprete suo malgrado di un filmino hard divulgato via internet. Quel clip ormai è leggenda. Per vedere Farrell non resta che affidarsi alla cara vecchia sala cinematografica, dove sta per arrivare Pride and Glory in cui l'irlandese si muove al fianco di Edward Norton in un poliziesco familiare che molti annunciano come uno dei più riusciti dell'anno.

Minority Report
È stata una sfida importante per Colin Farrell: lontano da casa e anche lontano dalle proprie corde. Inizia a nuotare nella vasca con i pesci grossi il ragazzo di Dublino: la regia è di quel mostro sacro che risponde al nome di Steven Spielberg; al suo fianco c'è Tom Cruise, che raccoglie sulle sue spalle la responsabilità del botteghino e di quasi tutta la pellicola. Farrell gioca bene sul personaggio e quella sua capacità di saper evocare un certo non so che di losco anche quando si tratta di perpetrare il bene. Però rivaleggia con Tom in quanto a presenza scenica: fisicamente regge botta e la forza espressiva delle sue sopracciglia è ai massimi storici.

Intermission
Era il 2003 e Farrell era già un giovane attore molto quotato. Per intenderci aveva già avuto l'occasione di fare la figura dello scemo in un fumettone dall'esito incerto al botteghino e massacrato dalla critica in cui il dublinese si presentava davanti al pubblico con un mirino tatuato in fronte. C'erano già state le prime importanti prove però in Tigerland, In linea con l'assassino e Sotto corte marziale dove se l'era vista con Bruce Willis. Però, i primi successi non impediscono a Colin di lanciarsi in questo piccolo film irlandese, non molto pubblicizzato, e che è veramente un piccolo gioiello in cui Farrell coglie appieno la sua dimensione: la sua faccia un po' da ebete incorniciata da delle sopracciglia importanti è perfetta per i criminali mezzi falliti a caccia del colpo della vita.

Alexander
Un'operazione ambiziosa e, come tutti i progetti di tal guisa, qualche rischio è stato necessario correrlo per riuscire nell'impresa. Il primo e più importante è stato certamente quello di affidare ad un attore sostanzialmente ancora digiuno di "grandi palcoscenici" il peso di una pellicola sul conquistatore del mondo. Però, il fallimento dell'operazione Alexander non è da imputare solo a una mancanza di personalità: Farrell era troppo lontano, anche fisiognomicamente dai tratti solitamente attribuiti al conquistatore macedone e che, soprattutto nel Vecchio Continente, fanno parte ormai del dna culturale. Mettiamoci anche una sceneggiatura in parte risibile e un disagio generale a penetrare lo spirito ellenico del 323 Avanti Cristo.

Chiedi alla polvere
Probabilmente la carica espressiva delle sopracciglia di Colin ha tradito l'emozione del confronto con un personaggio letterario tanto importante: l'Arturo Bandini pensato da John Fante è il protagonista di uno dei racconti più importanti del Novecento. Trarne un film è stato molto difficile e va detto che l'operazione non è stata completamente un fallimento. Non si poteva certamente pensare di portare al cinema le frotte adulanti di Minority Report, però è stata l'occasione per Farrell per tentare qualcosa di diverso, forse più introspettivo e sicuramente più difficile; uno sconfitto dalla vita che non smette di sognare e di realizzare il sogno americano. In tutto, con l'incombente Los Angeles degli anni Trenta a fare da spauracchio.

In Bruges
Finalmente Colin e le sue sopracciglia tornano alle origini, e il risultato è eccezionale. Di nuovo la malavita, ancora il malaffare, omicidi finiti male, un killer da evitare. In tutto questo, lo scenario di Bruges, le sue stradine, i suoi musei, il suo campanile. Suggestioni turistiche che tirano fuori il meglio ai tre protagonisti (oltre al nostro eroe, un Brendan Gleeson nella solita forma smagliante, e un logorroico Ralph Fiennes): lunghe chiacchierate all'ombra dell'incombente architettura belga, battaglie verbali favorite dalla birra e dalla droga, sparatorie, fughe, e sempre le sopracciglia di Colin a "condire" il tutto. Ancora una volta Farrell confronta il suo delinquente con un personaggio che non è fatto di carne e ossa ma di strade e palazzi, la città di Bruges, che segna il destino di tutti i protagonisti.

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