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Rosso Malpelo: l'abbandono non ha confini

Pasquale Scimeca racconta il suo ambizioso progetto umanitario e cinematografico.
di Claudia Resta

Il film

giovedì 15 novembre 2007 - Incontri

Il film
Emozionato ma molto concreto, il regista Pasquale Scimeca ha presentato alla stampa di Roma la sua più recente creazione, Rosso Malpelo, già in concorso al Giffoni Film Festival 2007. Una storia antica, di Giovanni Verga, che ha un significato ancora assolutamente moderno e che fa da ponte per un progetto umanitario di grande portata, teso a liberare dalla schiavitù del lavoro in miniera mille bambini boliviani, per i quali vanno raccolti cinquecentomila euro. Un sogno inseguito anche dalla troupe, dal momento che tutti, dagli attori ai tecnici, hanno rinunciato anche a una parte di stipendio, lavorando al minimo sindacale.

Da Verga alla Bolivia
Verga è un autore che ho sempre amato. Pochi lo sanno, ma Visconti aveva in mente di girare tre film sul mondo della Sicilia così com'era raccontata da Verga. Riuscì però solo a girare La terra trema, ispirato al mondo dei contadini, di cui ho già parlato nei miei film. Rimaneva quello dei minatori, perciò la scelta di Rosso Malpelo. Scelto il tema, nasceva il problema delle miniere, che in Sicilia sono state chiuse. Abbiamo fatto riaprire il parco minerario di Floristella-Grottacalda. Per capire, però, ho dovuto spostare l'attenzione altrove, in Africa e in America Latina, dove questo problema è ancora tragicamente presente.

Raccontare l'abbandono
Rosso Malpelo racconta la vicenda di bambini sfruttati in miniera, ma non solo sfruttati, bambini che vivono nella solitudine dell'abbandono, della diversità; perché Rosso Malpelo rappresenta il diverso proprio per via del suo colore, no? Il film ha uno scopo fondamentale per me, ossia quello di ridare una speranza a questi mille bambini della Bolivia che vivono ancora il dramma dello sfruttamento in miniera. Quindi il cinema che ci trasfigura diventa esso stesso realtà, incide nella realtà, diventa uno strumento per cambiare la realtà stessa.

Rompere con l'industria cinematografica
Il film ha intrapreso il suo percorso di distribuzione in primavera, con il Giffoni Film Festival, e in quell'occasione è stato visto da 35.000 ragazzi nelle sale. La distribuzione la facciamo noi, perché riteniamo che questo sia un film di rottura e vogliamo che questo si trasporti anche sul piano dell'industria cinematografica. Vogliamo rompere con la mafia della distribuzione cinematografica italiana, in mano a pochissime grandi distribuzioni che propongono esclusivamente i loro prodotti.

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