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Tim Burton: un visionario a Venezia

Con il Leone d'Oro alla carriera del regista statunitense si è celebrato un evento storico.
di Tirza Bonifazi Tognazzi

L'incontro
Tim Burton (Timothy William Burton) (65 anni) 25 agosto 1958, Burbank (California - USA) - Vergine.

mercoledì 5 settembre 2007 - News

L'incontro
L'applauso che ha accolto il Leone d'Oro alla carriera, Tim Burton, sembrava non finire mai. La commozione del maestro, nascosta dietro un paio di occhiali scuri, era evidente dall'espressione del viso e dalla sorpresa di tanto calore da parte della stampa. Venezia ha sempre avuto un grosso rispetto per il regista di Burbank, California. "Sono venuto qui molti anni fa per Nightmare Before Christmas e in seguito per La sposa cadavere" sono le sue parole. "Il fatto che siano entrambi stati accolti con tanto entusiasmo, al di là del business e del box office, è stata per me un'esperienza pura. La Mostra è il cinema. Questo premio significa molto per me, lo ritengo davvero speciale".

È il più giovane cineasta a ricevere il Leone d'Oro alla carriera, come ci si sente? E quali sono i suoi film che ama di più?
Sono più vecchio i quanto non sembri! Mi ritengo molto fortunato perché non sono mai stato classificato né come cineasta indipendente né come regista di studios. Per questo navigo in acque oscure il ché mi da molta libertà. Spero che questo premio sia per me un incentivo per rinvigorirmi e andare avanti. Mi sento molto vicino a tutti i miei film, anche se qualcuno ha avuto più successo di altri. Hanno tutti un posto speciale nel mio cuore. Ma se dovessi fare qualche titolo direi Ed Wood, Edward mani di forbice, Nightmare Before Christmas e mi sto divertendo molto a girare Sweeney Todd.

È noto per le sue favole per adulti. Quali favole leggeva da bambino e cosa significa per lei la tecnologia?
In realtà da bambino non ne leggevo di favole, ma in compenso vedevo film sui mostri. Tuttavia, mi è sempre piaciuto il simbolismo delle fiabe folcloristiche. Spesso utilizzo i simboli in maniera del tutto inconscia, come i puntini o le spirali. Hanno un significato interiore per me, ma non ho mai esaminato questo meccanismo in maniera intellettuale. La spirale ad esempio rappresenta qualcosa di ipnotico, una sorta di porta che apre la strada al mistero. Quanto alla tecnologia c'è già molto che si può fare, ma ho sempre cercato un approccio umano. Quando faccio un film amo stare con i miei collaboratori e attori sul set, tutti insieme. C'è molta armonia e questo fa sì che ci sia una spontaneità artistica.

Nella sua carriera ha esplorato molti generi, dal musical in bianco e nero, al biopic, al film di fantascienza. Cosa non ha fatto che le piacerebbe fare?
Non sono mai stato un grande fan del musical, come genere cinematografico, ma sto lavorando a Sweeney Todd che unisce l'horror al musical e si tratta per me di una grande sfida. Lo stiamo producendo come si faceva una volta, sul set c'è un'orchestra che suona e gli attori recitano a ritmo della musica. Sembra di essere ai vecchi tempi, nell'era del muto. Siamo ancora in piena lavorazione e non so se sarà una commedia o un film drammatico. Preferisco non dirlo, perché se dovessi dire che una commedia potrebbe finire che nessuno ride, se dicessi che ha un taglio drammatico potrebbe succedere che tutti ridono. È una sfida interessante fare un film dell'orrore all'antica con la musica.

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