Dopo tanto teatro, a 30 anni ha interpretato il suo primo ruolo in un film, eppure da allora Annette Bening ha collezionato nomination e premi. La sua ultima interpretazione, in "Correndo con le forbici in mano", mostra al pubblico i lati più difficili dell'interpretazione, come spiega anche a MYmovies.
di Claudia Resta
Dopo tanto teatro, a 30 anni ha interpretato il suo primo ruolo in un film, eppure da allora Annette Bening ha collezionato nomination e premi. La sua ultima interpretazione, in Correndo con le forbici in mano, mostra al pubblico i lati più difficili dell'interpretazione, come spiega anche a MyMovies.
Hai scelto un ruolo molto difficile, quasi da "cattiva". Come mai?
Mi ha colpito tantissimo la capacità di raccontare con ironia e sensibilità una storia di vita terribile e incredibilmente dolorosa. Deirdre è una donna capace di grandi passioni, che ama davvero suo figlio, ma ha smarrito se stessa. Ama profondamente suo figlio ma nello stesso tempo è convinta, a torto, che quel bambino le impedisca di esprimersi pienamente dal punto di vista sessuale e creativo.
Come sei riuscita ad immedesimarti in lei?
Ho parlato moltissimo con Augusten Burroughs, cercando di non essere troppo invasiva, e ho consultato molti specialisti, tutto per capire cosa significhi vivere all'ombra di una madre così instabile. Ho cercato di comprenderla, pur non accettando tutti i suoi comportamenti, soprattutto le scelte distruttive.
Quanto sei femminista nella vita vera?
I tempi sono cambiati molto, dagli anni settanta. Deidre è l'esempio dell'americana di quel periodo, che si vuole esprimere ed essere libera. Certo, il femminismo oggi può rivendicare altri diritti, ma l'atmosfera, almeno negli USA, è nettamente diversa. Io non credo di avere questo genere di problemi e sono riuscita a realizzarmi come desideravo.
Ovviamente fai riferimento alla tua brillante carriera di attrice...
No, no, credo ci siano cose decisamente più importanti della recitazione. Certo, recitare mi fa sentire più a mio agio. Quando sono me stessa, nel quotidiano, mi capita di sentirmi a disagio, soprattutto se mi prestano troppa attenzione. Le prime interviste erano una tragedia, non sapevo mai cosa dire.