La quarta stagione della serie. Espandi ▽
Un attentato suicida a Londra semina il panico nell’MI5: sembra che il terrorista fosse legato in qualche modo ai servizi segreti britannici. Intanto David Cartwright, leggenda dell’MI5 in pensione, riceve la visita di uno sconosciuto che si finge il nipote River, agente della Slough House: confuso e affetto da crescente demenza senile, gli spara e lo uccide. River occulta il fatto e si finge morto per poter indagare in segreto in Francia, su una pista che lo possa ricondurre agli attentatori e che invece lo porterà a conoscere di più sul proprio passato. Intanto Diana Taverner è costretta a seguire le direttive dell’inetto Claude Whelan, nuovo direttore generale che nella migliore delle ipotesi non sa che pesci prendere e nella peggiore nasconde scheletri nell’armadio. Mentre la pista francese sembra correlata a crescenti episodi di violenza a Londra, Jackson Lamb sembra già aver intuito quel che sta avvenendo, permettendo ai reietti della Slough House di salvare la Corona, ancora una volta. C’è sempre qualcosa di miracoloso dietro una serie che arriva alla quarta stagione senza smarrire nulla della sua identità e riuscendo ancora a intrattenere.
Slow Horses detiene il particolare segreto di questo successo, in virtù di una sceneggiatura e un cast inappuntabili. Lavorando sul filo dello humour britannico, la formula non stanca mai, anche quando ripropone pattern consueti. La serie permette, con la sola forza dell’intrattenimento, di tracciare queste linee invisibili di un percorso attoriale senza soffermarsi in teorie e senza mai sottovalutare il potere dell’entertainment. Non stupisce che la quinta stagione sia già alle porte.