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per capire l'effetto che il film ha fatto a tutti i presenti. Più di qualcuno lo ha paragonato a Dogville di Von Trier, in quanto film da ricordare, ma non certo positivamente.
Il paragone con koyaanisqatsi mi è venuto in mente dopo 10 minuti di film. Certo è che le "visioni" del regista su un tema del quale ha voluto dare la "sua" interpretazione, sono proprio "sue". Se l'arte figurativa deve essere sentita\capita e non solamente guardata, l'arte cinematografica deve essere anche comunicata correttamente allo spettatore, non è solo arte figurativa, ma deve essere in qualche modo anche comunicativa appunto. Non per questo deve essere comunicazione semplicistica, ma un minimo di struttura narrativa questo si.
In questo caso il regista ha fatto un lungometraggio senza preoccuparsi di comunicare veramente con nessuno, se non con se stesso, limitandosi a far prender corpo alle sue visioni.
Molto belle le scene, con una fotografia stupenda, degne però del miglior National Geografic non di un film, che essendo tale dovrebbe comunicare con altre forme, non ultima una sceneggiatura.
La notizia che in un cine club di Bologna, abbiano proiettato per una settimana di fila il film, cominciando dal secondo tempo e che nessuno se ne sia accorto, la dice lunga sul tipo di film. A questo punto mi sentirei di dire: una bellissima rappresentazione figurativa, ma un pessimo film, nel significato classico del termine.
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