Un film che svela l'uomo dietro il mito per celebrarne la vita e l'opera in occasione degli ottant'anni appena compiuti. Espandi ▽
Il ritratto di un maestro del cinema la cui coerenza è rimasta intatta pur nella molteplicità delle scelte espressive. Werner Herzog sostanzialmente è incapace di sognare. Lo sa però fare ad occhi aperti, magari quando si trova a guidare l’auto per diverse ore. E lo sa fare benissimo consentendo a tutti coloro che amano il suo cinema di andare oltre il ‘fatto’ che accade sullo schermo per coglierne il senso in profondità. È questo il leit motiv di tutta la sua filmografia così come emerge da questo percorso volutamente e giustamente cronologico. Herzog si racconta con abbondanza di citazioni e con il desiderio esplicito di tornare a pensare al proprio cinema con una prospettiva si potrebbe dire ‘pacificata’. Se, come afferma Wim Wenders, il Werner giovane non aveva un carattere proprio facile essendo molto determinato e con convinzioni incrollabili quello di oggi guarda al passato non con distacco ma come se lo osservasse dall’alto. D’altronde dichiara di ritenere un’ingiustizia della Natura il fatto che gli esseri umani non abbiano le ali. Ma è il suo cinema che ci fa volare verso mete che ogni volta si spostano oltre il pensabile e si concretizzano ‘nonostante tutto’.