Stephen Daldry nasce nel Dorset il 2 maggio del 1961. Figlio di un direttore di banca e di una cabarettista, resta fin da subito affascinato dal palcoscenico teatrale e decide, così, di studiare Arte Drammatica alla Sheffield University. Il suo sogno di vivere di teatro si realizza presto: a soli 32 anni diventa direttore artistico del Royal Court Teather di Londra, ruolo che ha abbandonato solo poco tempo fa, restando comunque direttore del programma di ricostruzione. Da direttore artistico a regista teatrale il passo è breve: con la direzione di "An Inspector Calls" di J. B. Priestley raggiunge il successo, in Inghilterra e non solo, e viene definito il nuovo maestro del teatro inglese. Ha prodotto più di cento nuovi spettacoli, portandoli nei teatri di tutto il mondo; tra questi ricordiamo "Via Dolorosa" di David Hare (andato in scena anche a Broadway); "Rat in the Skull" di Ron Hutchinson, "The Kitchen" di Arnold Wesker, "Search and Destroy" di Korder, e, per il National Theatre, il premiatissimo "Machinal".
Un esordio a passi di danza
Dopo una breve parentesi in televisione, dove ha diretto una produzione per la BBC Radio and Television, grazie al supporto della casa di produzione Working Title, passa dietro la macchina da presa, accettando una sfida importante e dimostrando di saperla vincere: nel 1999 il suo primo cortometraggio, intitolato Eight, viene candidato al BAFTA. Ma il bello deve ancora venire: solo un anno dopo dirige il fortunato Billy Elliot, ricevendo la candidatura all'Oscar come miglior regia, miglior sceneggiatura per Lee Hall e migliore attrice non protagonista per Julie Walters. Un esordio coi fiocchi. La pellicola, una commedia che si mescola con temi di denuncia sociale, è la storia di un ragazzino che, sullo sfondo dello sciopero dei minatori inglesi del 1984, prova a seguire il sogno di diventare ballerino, andando contro il volere di un padre severo che lo spinge verso la boxe. Il tema della politica thatcheriana, quello dell'omosessualità appena accennato, lo sguardo sensibile sul percorso adolescenziale del protagonista hanno fatto sì che la rivista "Total Film" definisse Billy Elliot la 39sima miglior pellicola inglese di tutti i tempi. Anche il musical che ne è seguito, diretto dallo stesso Daldry, con le musiche di Elton John, è stato descritto da "The Telegraph" come il miglior musical inglese. Ora è in scena anche a Broadway.
Da The Hours a The Reader
Stephen Daldry non sbaglia un colpo, ancora grande successo per il suo secondo lavoro: The Hours. Basato sul romanzo di Michael Cunningham, è un ritratto profondissimo di tre donne (le maestose Meryl Streep, Nicole Kidman e Julianne Moore) ingabbiate, ferite, soffocate dai ruoli di una società che è sempre la stessa, ma che si snoda in tre epoche diverse. Il legame tra le tre donne è il romanzo di "Mrs Dalloway" di Virginia Woolf, la prima delle tre protagoniste. Il film ottiene nove nominations all'Oscar 2003, due Gloden Globes per miglior film e miglior attrice (Nicole Kidman) e l'Orso d'argento al Festival di Berlino per le tre interpreti.
Dopo aver abbandonato, non senza polemiche, il progetto di Hidind Room, un dramma politico ambientato nel Medio Oriente, basato sul romanzo di Jonathon Wilson, continua a seguire il Royal Court Teather e inizia ad insegnare teatro contemporaneo all'università di Oxford.
Dopo un'attesa di sei anni torna con un'altra pellicola che lascia il segno e fa discutere: The Reader. Adattamento cinematografico del romanzo del tedesco Bernhard Schlink "A voce alta", con la sceneggiatura ancora una volta di David Hare (come per The Hours), il film è una storia drammatica che, iniziando a descrivere l'iniziazione sessuale del quindicenne Michael Berg nella Berlino del dopoguerra con una donna molto più grande, si ritrova ad affrontare (anche se non lo fa mai in primo piano) il dramma dell'Olocausto. La sfida, per Daldry, era quella di provare a rendere nella sua umanità la protagonista Hanna Schmitz, una kapò nazista che si ritrova ad essere processata per la morte di trecento ebrei. Che ci sia riuscito o no, la pellicola ha mostrato la grande interpretazione di Kate Winslet nei panni della protagonista, ruolo per il quale ha ricevuto l'Oscar come migliore attrice.
Forse pochi sanno che Stephen Daldry è anche apparso come attore in The Billy Elliot Boy, adattamento televisivo del suo primo film, nel film tv Bourne to dance e nella mini-serie Changing stages. Insomma non si è fatto mancare nulla, a teatro, al cinema e in tv.
Con soli tre film ha raggiunto un posto che conta nella dorata Hollywood. Ciò gli ha permesso di mettere le mani su un altro best seller: il toccante "Molto forte, incredibilmente vicino" di Jonathan Safran Foer, dirigendo un film con un cast di livello che comprende Tom Hanks, Sandra Bullock e Max Von Sydow.