Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, Thriller, |
Produzione | Francia, Canada, Belgio |
Durata | 112 minuti |
Regia di | Xavier Legrand (II) |
Attori | Marc-André Grondin, Yves Jacques, Laetitia Isambert-Denis, Anne-Élisabeth Bossé Blandine Bury, Vincent Leclerc, Louis Champagne, Marie-France Lambert, Thierry Harcourt, Florence Janas, Anne Loiret, Ted Pluviose, Jin Xuan Mao, Nine d'Urso, Laetitia Goffi, Graziella Delerm, Laura Devoti, Adélaïde Le Gras. |
Uscita | giovedì 20 febbraio 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Teodora Film |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 6 febbraio 2025
Un thriller incalzante sulla violenza maschile.
CONSIGLIATO SÌ
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Ellias Barnès è un celebre stilista francocanadese considerato "il nuovo principe della moda". Vive a Parigi ed è diventato il giovane direttore artistico della famosa maison Orsino. Ma da tre anni ogni tanto, e sempre più spesso, avverte dolori al petto, e la sua asma è tenuta sotto stretto controllo dal Ventolin. Dopo un attacco di panico legato alla sua sfilata di debutto nell'haute couture, Ellias riceve la notizia che il padre, che aveva subìto un ictus tre anni prima, è morto. Il figlio non aveva più rapporti con quel padre rimasto in Canada, mentre anche la madre si era trasferita lontano dall'ex marito. Ma ora Ellias dovrà andare ad occuparsi di ciò che il tanto detestato defunto ha lasciato - una casa modesta ed i suoi contenuti - e delle sue spoglie mortali.
Non sapremo mai perché Ellias odia tanto suo padre, ma sappiamo che ha cambiato nome (prima era Sebastian, come il santo martoriato dalle frecce al costato) e vita, e ha cercato di allontanarsi il più possibile per non diventare come lui.
Il ritorno (forzato e ineludibile) alla casa paterna è per lui un camminare sull'orlo di quel baratro che ha fatto tutto il possibile per evitare. Un baratro che si spalancherà nel momento in cui Sebastian scoprirà il segreto più oscuro di quel genitore terribile.
Il Male può essere ereditario? La violenza, specificatamente maschile, può tramandarsi di padre in figlio? Può un essere umano, specificatamente maschio, sfuggire al proprio destino biologico e culturale, all'imprinting sociale di un mondo ancora dominato dal patriarcato? Sono queste le domande che il regista, attore e sceneggiatore francese Xavier Legrand pone a se stesso e agli spettatori, dopo l'excursus nella violenza domestica di un ex marito verso la propria ex moglie e il loro figlio esaminato nel suo fulminante film di esordio, L'affido, Leone d'argento per la regia alla Mostra del cinema di Venezia del 2017.
Sei anni dopo, Legrand torna alla ribalta con L'erede, un film meno centrato del precedente, perché carico della stessa ambiguità che affligge l'esistenza del suo protagonista, e popolato di frecce che non solo trafiggono (San Sebastiano), ma puntano in direzioni diverse, lasciando spazio a svariate possibili interpretazioni. Sono molte le domande che l'autore lascia aperte, e riguardano soprattutto il comportamento di Sebastian-Ellias, irrazionale e a tratti inspiegabile, come succede a chi ha subito traumi che continuano a controllare la sua vita e affondarla nell'oscurità dell'inconscio. Questa ambivalenza è allo stesso tempo il principale limite e il maggior punto di interesse di un film intenzionalmente irrisolto, ondivago e perturbante, che non può lasciare indifferenti.
Legrand gestisce molto bene la tensione noir del film, che ha a che fare non solo con gli accadimenti effettivamente dark, ma anche con quel buio della mente che un padre scellerato è riuscito a creare in un figlio sensibile e gentile, un giovane uomo che fatica a dire di no ed è educato fino alla sottomissione, a dispetto del successo e dello sfogo creativo che è riuscito a creare nella sua seconda vita.
La prima immagine del film descrive la sua sfilata di moda come un serpente che si morde la coda, o un labirinto che si arrotola su se stesso, ed è un'anticipazione del percorso in cui il figlio verrà gettato dalla morte del padre. In Canada a poco a poco Sebastian ritroverà il suo nome e il suo accento originari e riavvolgerà suo malgrado il filo di una storia interrotta ma mai veramente superata.
L'erede è una sfida allo spettatore che va premiata per il coraggio con cui non spiega tutto e lascia senza risposta le domande che mette sul piatto, più indagine psicoanalitica che "giallo" dalle soluzioni nette (e facili). Il film di Legrand ci costringe a domandarci se i nostri destini siano segnati, se esista davvero un libero arbitrio, in un clima da tragedia greca (basti pensare al nome scelto da Sebastian per la sua "nuova" vita) o scespiriana (non a caso la madre di Sebastian ha sposato il fratello dell'ex marito).
È il titolo a dirci su cosa lavora il film di Xavier Legrand: il concetto di eredità, di ciò che ci viene lasciato da chi se ne va, di quel che resta malgrado noi. Facile pensare che l'erede sia anzitutto lui, Legrand, prima attore e poi regista subito candidato all'Oscar per il cortometraggio Avant que de tout perdre, quindi consacrato con L'affido, primo lungo che fece doppietta a Venezia (Leone [...] Vai alla recensione »