Inventore della figura del "critico" cinematografico, soprattutto del critico "militante"; impegnato, cioè, nel dibattito culturale ma anche organizzatore nonché all'occasione regista, Louis Delluc (1890 - 1924) è tra i principali animatori, nella Parigi degli anni '10 e '20 di un progetto complessivo di teoria e pratica, di "intervento" culturale intorno al cinema francese, alle sue possibilità artistiche ma anche industriali.
Insieme a Jean Epstein, a Germaine Dulac, a Leon Mussinac, la sua fervente attività di giornalista cinematografico, di ideatore di cineclub, di regista (a partire dagli anni 20) insomma di "cineaste" (termine da lui coniato) a tutto tondo, impegnato sui fronti critico e creativo contemporaneamente, può essere vista come una prefigurazione del gruppo critici-registi della "nouvelle vague".
Redattore di "Film" nel 1918, titolare della rubrica di cinema sul quotidiano «Paris Film», caporedattore del settimanale «Cine-Club», Delluc è instancabile nell'organizzare un movimento di idee e di creazioni filmiche che non mancheranno di influenzare da un lato l'avanguardia cinematografica degli anni 20 - il cinema "lirico" e il ‘poema visivo" da cui partiranno i surrealisti o i fautori del cinema astratto - dall'altro lo sviluppo di una industria del cinema francese, laddove Delluc vede il cinema come "arte industriale" e, in polemica con gli estetismi in voga, esalta il dinamismo e la costruzione tecnica del cinema americano. Il cinema "arte popolare" allora, ma anche linguaggio formale che organizza i suoi segni. In Photogenie il suo libro più teorico, Delluc infatti individua nella luce, nel "decor" nel ritmo i segni espressivi del cinema. La polemica di Delluc contro "i truccbi'; le bellurie, gli estetismi dell'immagine filmica, la concezione di una tecnica raffinata "occultata" dall'efficacia dell'espressione, l'utopia di un "arte" che vada "oltre l'arte" e si accordi ai ritmi istantanei, maestosi, eterni della natura e della vita, la sua idea di un cinema capace di trarre dal reale l'emozione lirica della bellezza, ne fanno uno dei principali fondatori della autonomia formale del cinema e, insieme, dell'idea tutta moderna del cinema come dispositivo, come macchina 'Industriale" dell'immaginario.
Da Edoardo Bruno, Film. Antologia del pensiero critico, Bulzoni Editore, Roma, 1997