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Rassegna stampa di Jean-Louis Barrault

Jean-Louis Barrault è un attore francese, è nato il 8 settembre 1910 a Le Vésinet (Francia) ed è morto il 22 gennaio 1994 all'età di 83 anni a Parigi (Francia).

CRISTINA BRAGAGLIA

Studente, seguiva i corsi di storia dell'arte dell'Ecole du Louvre ed era appassionato di teatro. Charles Dullin, di cui è stato allievo (ha frequentato anche i corsi del mimo Etienne Decroux), lo fa esordire all'Atelier nel 1931, in 'Volpone'. Quattro anni dopo affronta la regia teatrale curando la messa in scena di una pièce tratta da un romanzo di Faulkner. B. si impone subito come figura di grande rilievo nel panorama teatrale francese. Dopo un periodo alla Comédie française (1940-46), fonda con la moglie la compagnia Barrault-Renaud, che effettuerà tournées in tutto il mondo. Viene poi chiamato da Malraux (allora ministro della cultura) a dirigere il Théâtre de l'Odéon, carica che tiene fino al 1968, quando la contestazione studentesca lo costringe a rinunciare. L'esordio nel cinema era avvenuto nel 1935 grazie a Marc Allégret che lo dirige in Les beaux jours (Il sentiero della felicità). Seguono Hélène (Elena studentessa di chimica, 1936) di J. BenoitLévy e M. Epstein, Mademoiselle Docteur (1937) di Pabst. Dello stesso anno è Les perles de la couronne (Le perle della Corona) di Sacha Guitry e l'incontro con Marcel Carné il regista che saprà sfruttare al meglio le sue qualità drammatiche. Con lui gira nel 1937 Drôle de drame (La strano dramma del dottor Molyneaux) e nel 1943 il film che gli assicura un posto nella storia del cinema: Les enfants du paradis (Amanti perduti). B. disegna con abilità e raffinatezza la maschera tragica di un uomo di teatro dell'800, il mimo Baptiste Debureau, mettendone in rilievo i drammi umani e professionali. Nel 1950 è tra gli interpreti di La ronde di Max Ophüls, mentre nel 1959, con ironica istrioneria, costruisce la straordinaria figura del dottor Cordelier, novello dottor Jekyll pieno di tic, in Le testament du docteur Cordelier (Il testamento del mastro) di Jean Renoir. Nel 1962 fa una breve apparizione nel kolossal di Zanuck The Longest Day (Il giorno più lungo) e nel 1967, interpreta negli Stati Uniti Chappaqua di Conrad Rooks. Dopo una lunga parentesi esclusivamente teatrale, nel 1982 ritorna sugli schermi: è un sapido Restif de la Bretonne in Il mondo nuovo - La nuit de Varenne di Ettore Scola. Ancora un'interpretazione, in cui B. non riesce a eguagliare le sue prestazioni teatrali, come nella maggior parte dei film che ha girato. Nei casi migliori l'obiettivo cinematografico mette in rilievo una recitazione nevrotica e spigolosa, gesti meccanici, scatti improvvisi, una sorta di permanente eccitazione che fanno di B. un attore sempre sopra le righe, sottile ed esagitato insieme. Come conferma nel raffinato esercizio di bella calligrafia in chiave simbolica che Francesca Comencini alla sua seconda prova gira nel 1988: La lumière du lac (La luce del lago). Ci sono, accanto a lui, Nicola Garcia e Madeleine Renaud, figure astratte, non personaggi. La sottigliezza di un grande interprete teatrale è adeguata al progetto della regista, ma non giova molto alla efficacia della storia. Tirate le somme l'attore sembra sempre "eccedere" i personaggi che il cinema gli propone, e se il registro d'una malinconia al limite della disperazione (che B. adotta in Les enfants du paradis) rende testimonianza di un'arte squisita, il personaggio contorto e allucinato del dottor Cordelier, nel film di Renoir, rappresenta una felice eccezione – farsesco e scatenato com'è – in una carriera così coerente e rivela quanto incisivo avrebbe potuto essere B., e quanto grande, se avesse trovato registi spregiudicati e non conformisti. È rimasto invece, al cinema, un attore incompiuto.

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