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Rassegna stampa di Dustin Hoffman

Dustin Hoffman (Dustin Lee Hoffman) è un attore statunitense, regista, doppiatore vers. originale, produttore, è nato il 8 agosto 1937 a Los Angeles, California (USA). Oggi al cinema con il film Kung Fu Panda 4 distribuito in 213 sale cinematografiche. Dustin Hoffman ha oggi 86 anni ed è del segno zodiacale Leone.

MARIA ORTEGA
La Stampa

Assicura che l’unica risposta decente che abbia mai dato era rivolta al giornalista che gli chiese se si considerava un uomo sicuro di se stesso: “Quando arrivo a una via con due sensi di marcia guardo in entrambe le direzioni. Un uomo sicuro di sé guarderebbe soltanto nella direzione in cui scorre il traffico”. Dustin Hoffman cerca tutti i modi per togliere importanza alle sue interpretazioni e preferisce rispondere alle domande della stampa raccontando storie dopo storie, con la facilità di parola che lo caratterizza. A differenza di molti famosi che si presentano con la lezione imparata a memoria e offrono le stesse risposte in tutte le interviste, Hoffman potrebbe trascorrere venti minuti rispondendo a una sola domanda. “Fermami quando vuoi”, avverte, consapevole che il tempo preme. “Non posso evitarlo, non so come dare una risposta in due righe. Mi piacerebbe che qualcuno mi chiedesse: “Come ti senti?”, e io fossi capace di limitarmi a rispondere: “Bene””.
In America è da poco uscito La Giuria, film in cui Hoffman recita al fianco di John Cusak e Gene Hackman. Disposto a correre rischi, Hoffman si è sempre distinto per la scelta dei lavori e non ha mai accettato un ruolo senza esserne molto convinto. “La parte meravigliosa di una interpretazione è la fase preliminare, quando crei il personaggio”, assicura. “Per Rain man ho lavorato due anni e mezzo. Ho letto tutto sull’autismo e sulla sindrome di Down, ho incontrato tanti genitori, ho visitato ospedali. Quando io sono entrato nell’Actor’s Studio di Lee Strasberg, la migliore scuola per attori di allora, c’erano molti grandi interpreti, ma tutti abbiamo imparato che devi dare il tuo contributo individuale al personaggio e che, quanto più lo arricchirai, più interessante e naturale sarà. Non appena lo guardi dalla tua prospettiva, il personaggio smette di essere uno stereotipo”.

ARIANNA FINOS
Il Venerdì di Repubblica

A settant'anni, l'attore non accetta il viale del tramonto. E viene a patti con gli studios. Che gli fanno dare voce proprio a un panda in un cartone. Eppure il doppiaggio è sempre stato la sua bestia nera. Tanto da avergli fatto perdere la parte in «La città delle donne».
Il festival di Cannes Dustin Hoffman, 71 anni ad agosto, è arrivato con il lussuoso cast di doppiatori del cartone Kung Fu Panda. Ha adempiuto, dignitoso e frastornato, ai doveri promozionali imposti dalla major Dreamworks. Ha sfilato tra giganteschi panda di pezza, presenziato ai party a base di involtini primavera, partecipato a conferenze in cui l'attenzione era catalizzata dalle tecniche di parto scelte da Angelina Jolie, futura madre.
Dopo un difficile periodo di esilio volontario, qualche anno fa Hoffman ha capito che non voleva essere l'antidivo laureato, la star del cinema dei Seventies, ma un professionista ancora in attività. Ha abbassato le richieste e il cachet, ha limitato le critiche alle sceneggiature e ai registi e ha continuato a lavorare. Così lo abbiamo trovato, vagamente rassegnato, su un divano di un salottino dell'Hotel Carlton adeguatamente refrigerato (luì è fissato con le basse temperature) per un incontro «tra esseri umani» che, dice lui, «faccia respirare il pensiero». Speriamo.
Hoffman, trentaquattro anni fa lei era a Cannes con Lenny, oggi con Kung Fu Panda. Una bella differenza.
«La nostra è una cultura in decadenza e non solo per quel che riguarda il cinema. Se il signor Jeffrey Katzenberg ti chiama al telefono per un ruolo in un cartone che rappresenta il meglio dell'animazione esistente oggi, dici di sì».
In Italia il film sarà doppiato, che vedremo di lei senza la voce?
«In realtà non c'è solo la mia voce in Shifu, questo piccolo panda rosso, collerico, impaziente, autoritario maestro di arti marziali. Ci sarà anche la mia recitazione. Sa, all'inizio del film ti mettono da solo in una stanza, e ti riprendono con una telecamera. Poi trasferiscono la tua gestualità, la tua mimica facciale, nel personaggio. Che resterà di me? Io non mi sono mai rassegnato a recitare con la voce di un altro, anche se per fortuna da voi è quella del meraviglioso Giancarlo Giannini. Quando l'ho incontrato gli ho detto: "Grazie di esistere"».

PRESSBOOK

Due volte premio Oscar e sette volte nominato alla statuetta, Dustin Hoffman, la cui presenza a Hollywood ha contribuito a dare nuova linfa al mondo del cinema, continua ad arricchire la sua carriera con performance varie e interpretazioni di personaggi che hanno cancellato il confine che un tempo divideva il caratterista dal protagonista.
Hoffman si è imposto al grande pubblico con il ruolo di Benjamin Braddock nel film premio Oscar di Mike Nichols, Il laureato. Da allora è stato nominato ad altri sei Oscar per i film Un uomo da marciapiede, Lenny, Tootsie (un film che Hoffman ha anche prodotto con la sua società Punch Productions) e Sesso e Potere. Nel 1979 Hoffman ha vinto l’Oscar per il suo ruolo in Kramer contro Kramer e di nuovo nel 1988 per Rain Man -L’uomo della pioggia.

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