Vi narrerò la storia di un uomo che fece grande il cinema italiano a lungo dimenticato, che non si lasciò incantare dalla nebbia della legge Corona, conquistando perfino il mercato più ricco del mondo quello che inizia per "Holly" e finisce con "wood". Così si potrebbe cominciare la storia di Dino De Laurentiis, il più grande produttore italiano, assieme al defunto Carlo Ponti che riuscì a fare del suo nome una garanzia. In realtà, in barba a questo incipit fantasy, la storia di Dino De Laurentiis non ha nulla di misterioso e non servono certo cantastorie per narrarla...
Figlio di una guardia di finanza, diventato poi proprietario del Pastificio Moderno a Torre Annunziata, e di una titolare di un negozio di farine, fratello di Luigi De Laurentiis e zio di Aurelio De Laurentiis, Dino inizia a lavorare da adolescente come piazzista per il pastificio di famiglia. Poi, al termine degli studi di ragioneria, si trasferisce a Roma per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia, seguendo di corsi di recitazione.
Gli inizi d'attore
Inizia a fare la comparsa all'età di 17 anni, recitando in: Orologio a cucù (1938) di Camillo Mastrocinque, accanto a Vittorio De Sica; Batticuore (1939) e Grandi magazzini (1939) di Mario Camerini. Intanto comincia a muovere i suoi primi passi nella produzione: è il 1941 e lui finanzia L'amore canta di Ferdinando Maria Poggioli. L'anno successivo, viene convocato da Guido Maggiorino Gatti, direttore della Lux Film di Roma, che lo assume come produttore esecutivo. Immerso totalmente a Cinecittà, verrà disgraziatamente richiamato alle armi e costretto a partire per la Croazia. Fermatosi a Trieste, organizza spettacoli per le truppe, ma dopo l'armistizio dell'8 settembre 1934, fugge via dal capoluogo friulano e arriva fino a Roma, assieme al regista Mario Soldati. Da lì cercherà di raggiungere la famiglia, che era stata sfollata nell'Irpinia. Raggiunge Capri con i registi Steno e Riccardo Freda e lo scrittore Leo Longanesi e lì riescono a sopravvivere vendendo per un dollaro cadauna le bottigliette di ginger-ale riempite con le acque della Grotta Azzurra.
Da Roma a Torino
Rientrato nella capitale, nel 1944, conosce Bianca Maria De Paolis, figlia di un direttore di banca, che sposa l'anno successivo. Con lei si trasferisce a Torino dove, con Luigi Rovere, produce Il bandito (1946) di Alberto Lattuada (che era stato suo testimone di nozze). Malauguratamente, il matrimonio con la De Paolis non è destinato a terminare con la felicità: divorzieranno in Svizzera e la Sacra Rot,a nel 1966, annullerà il matrimonio. Separatosi poi da Rovere, fonda la Dino De Laurentiis, che si accosterà alla LUX. In quegli anni, De Laurentiis fa grande i nomi di: Mario Camerini, Riccardo Freda, Duilio Coletti e soprattutto Mario Mattoli. Importantissima nella sua vita la produzione della pellicola drammatica Riso Amaro (1949) di Giuseppe De Santis, che gli farà conoscere la sua seconda moglie: l'attrice Silvana Mangano. La Mangano, sposata civilmente, darà al consorte ben quattro figli: Veronica (attrice), Raffaella (produttrice), Federico (morto in un incidente aeronautico in Alaska) e Francesca. Ma quella che all'apparenza sembra una famiglia felice e distinta non lo è affatto. Silvana continuerà a chiamare suo marito per cognome e vorrebbe mettere da parte la sua carriera di attrice, soprattutto dopo la morte del figlio Federico, desiderio che non verrà mai esaudito. Silvana è una delle più grandi attrici del cinema italiano e come tale deve restare. Deve continuare a recitare. Ma lei non ne ha più il cuore. Vuole rimanere sola, nascondersi dal mondo, da tutti, perfino dal marito. È ormai incapace di vivere. Nel 1987 Dino chiede il divorzio, ma nel 1989, a Madrid, Silvana gli concede solo la morte.
I successi
Insieme hanno condiviso il successo di grandi pellicole come: Napoli milionaria (1950) di Eduardo De Filippo, Guardie e ladri (1951) di Mario Monicelli e Steno, Anna (1951) di Lattuada, Europa '51 (1952) di Roberto Rossellini, L'oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica, Guerra e pace (1955) di King Vidor, ma soprattutto due film di Federico Fellini: La strada (1954) che gli fece aggiudicare il Nastro d'Argento per il miglior produttore assieme a Carlo Ponti (con il quale lavorava) e Le notti di Cabiria (1957), ancora Nastro d'Argento e David di Donatello sempre per la migliore produzione.
Un ambizioso progetto
Nel 1962 ha un ambizioso progetto: Dinocittà. Un luogo dove si possano creare kolossal, ma anche film d'autore, dove associare alla produzione cinematografica le capacità imprenditoriali. L'impresa resta in piedi dal gennaio del 1964 al giugno del 1972, poi chiude i battenti e nel 1978 inaugura il Luxury Hotel Complez a Bora Bora. Dopo La grande guerra (1959) di Mario Monicelli e Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini (che gli portò il secondo David), De Laurentiis continuò a lavorare per fare grande il cinema italiano finanziando artisti come Salce, Blasetti, Lizzani, Corbucci, Risi, Petri, Brass, Antonioni, Visconti e Bava, ma anche cercando di esportare il suo nome all'estero producendo opere di Martin Ritt, Richard Fleischer, Claude Chabrol, Edward Dmytryk e Roger Vadim. Enorme fu il boom de La Bibbia (1966) diretto da John Huston (terzo David) che sancì definitivamente la sua carriera in America e Russia, ancora strette dalla morsa della guerra fredda. Se all'est finanziava pellicole come Waterloo (1970) di Sergei Bondarchuk ad ovest era impegnato con Serpico (1973) di Lumet e I tre giorni del Condor (1975) di Pollack. Questo spostamento verso gli States, fu giustificato dall'esistenza della legge Corona che limitava le sue azioni.
Senza De Laurentiis non avremmo mai visto L'uovo del serpente (1977) di Ingmar Bergman, ma anche flop incredibili come King Kong (1976) e Flash Gordon (1980). Proprietario del Ddl Foodshow di Los Angeles e degli Studios della North Carolina Film Corporation, diventa cittadino americano nel 1986, e continua ad alternare insuccessi (Uragano, Tai-Pan) a pietre miliari della storia del cinema: Ragtime (1980), Conan il barbaro (1982), La zona morta (1983), Dune (1984), L'anno del dragone (1985) e Velluto blu (1986).
I riconoscimenti alla carriera
Trovata una degna partner nella figlia Raffaella, Dino, negli anni Novanta, dopo la morte di Silvana, trova anche una nuova moglie, la produttrice americana Martha Schumacher che darà alla luce Carolyna e Dina. Nel 2001 è protagonista della biografia scritta a quattro mani da Tullio Kezich e Alessandra Levantesi "Dino - De Laurentiis, la vita e i film", edito dalla Feltrinelli, e nello stesso anno è insignito del premio Thalberg alla carriera, nella notte degli Oscar. Il Leone d'Oro alla carriera arriva invece nel 2003, per essersi distinto nel portare in auge grandi registi come Michael Cimino e Sam Raimi, per l'aver finanziato e stimolato la trasposizione cinematografica dei molti romanzi horror di Stephen King e soprattutto, per aver seguito (quasi come farebbe un padre) personaggi come Hannibal Lecter da Hannibal (2001) a Hannibal Lecter - Le origini del male (2007).
Dino De Laurentiis muore a Los Angeles l'11 novembre 2010.