Il 25 maggio 2019, la regista francese Céline Sciamma mostra, in favor di fotografia, il premio per la migliore sceneggiatura all'edizione numero 72 del Film Festival di Cannes. Il concorso cinematografico, che ha visto andare la Palma d'Oro alla pellicola sud coreana Parasite, offre un importante riconoscimento anche al suo film: Ritratto della giovane in fiamme.
Non era la sua prima volta a Cannes. C'era già stata con Tomboy. Edizione numero 67. Quell'anno, la storia di Laure, una bambina di dieci anni, che aveva creato un alter ego maschio per nascondere la sua identità femminile agli altri bambini, aveva suscitato enorme interesse, senza però arrivare a un premio così importante.
Un simile cammino tra identità, aspettative e desideri verrà poi intrepreso anche in Diamante Nero. Qui, Marieme, una giovane di colore, che vive nei sobborghi, trova se stessa in un gruppo di coetanee. La figura della "ragazza di un banlieue", che vive in un difficile ambiente sociale, si scontra con le figure maschili che tutto manovrano o vogliono manovrare: la famiglia, il liceo, il futuro, la stessa vita di Marieme. Quindi, mentre assiste alla preclusione di ogni ambizione, prende atto della propria esistenza e comincia a difenderla, sovvertendo le norme imposte e preesistenti, ed emancipandosi da esse con un profondo cammino tracciato nella femminilità del proprio Io.
Ed ecco la prima parola chiave del cinema di Céline Sciamma: emancipazione.
La liberazione dalle costrizioni e dalle restrizioni tradizionali, nelle sue opere, assume forme diverse, arrivando a incarnare quelle che potrebbero essere definite come "esibizioni di genere". Siano esse di mascolinità (Tomboy) o di femminilità (Diamante nero). Lo fanno svolgendosi all'interno e oltre lo spazio che si relaziona alle protagoniste. Così, una camera d'albergo nella metropoli parigina non è solo una camera d'albergo, ma la propria scintillante personalità che si autocelebra, che sente di essere viva e che si fa rifugio della propria libertà di essere.
Se ne deduce, che le prestazioni sociali di genere, quindi, possono diventare uno strumento utile per sfidare determinate categorizzazioni sociali. E non è assolutamente un caso che la Sciamma scelga come protagoniste "les fillettes", vale a dire ragazze in età puberale o adolescenziale. Figure molto care, fra l'altro, al cinema francese. Perché l'eccezionalità della sua ricerca filmica sta proprio nella difesa e nella necessità di indagare/guardare dentro un prisma decisamente opposto al maschile, nel momento esatto della sua formazione poliedrica (pur tenendo conto di ogni nozione di genere e identità). Esattamente come accade in Ritratto della giovane in fiamme, che rappresenta lo sguardo più femminile possibile sull'accettazione di se stesse.
Grazie ai film della Sciamma, i critici francesi hanno cominciato a porsi finalmente delle serie questioni sulle differenze tra un cinema maschile e femminile, evitando i soliti pregiudizi e la comodità di certe ormai stabili posizioni di veduta. Hanno avuto il coraggio di mettere in discussione il loro sguardo critico, quello dello spettatore e, persino, quello del regista. Cosa che richiede un certo sforzo da parte di tutte e tre le figure, le quali, per troppo tempo, forse, hanno analizzato opere audiovisive, senza riflettere troppo sulla postazione dalla quale era partita la rispettiva percezione.
L'esordio
Figlia del direttore della Strate École de design e cresciuta con il fratello Laurent Sciamma, Céline studia sceneggiatura alla Fémis e usa il suo script di laurea per esordire sul grande schermo. La pellicola di debutto è intitolata Naissance des pieuvres. Acclamato dalla critica d'oltralpe, il suo primo lavoro viene presentato al Festival di Cannes del 2007, nella sezione Un Certain Regard, e ottiene una candidatura al César come miglior film del 2008.
Intensa e gradevole, la storia di una quindicenne che, assistendo a uno spettacolo di nuoto sincronizzato, comincia a provare un'ossessione emotiva per la prima nuotatrice, appassiona e piace.
Nel 2009, firma invece il corto Pauline. Anche qui, abbiamo una ragazza che, raccontando la propria storia, fa coming out. Questa "intima" confidenza allo spettatore, rivela tutto ciò che si animava anche nel cuore della regista, dichiaratamente omosessuale, a quell'età. Quindi, iniziali omertà, la paura di una futura e solitaria emarginazione e il dolore per una probabile non accettazione.
La notorietà con Tomboy
Assieme al musicista canadese Chilly Gonzales, sarà poi l'autrice di soggetto e sceneggiatura di Ivory Tower (2010). Due fratelli, il cui rapporto si erige unicamente sulla rivalità, vivono la loro competizione esacerbandola con il gioco degli scacchi e con il differente modo di approcciarsi ad esso. Lo stesso anno, presenta al Festival di Berlino Tomboy, il primo dei suoi successi di critica e pubblico. Un film "minimo". Girato con una telecamera Canon 5D, assieme a una piccola troupe, in una ventina di giorni. Porta nelle sale di oltre trenta paesi 300.000 spettatori. Come suddetto, la parabola dell'ambiguità di Laure/Michael ha la prodezza di saggiare materie come sessualità, ricerca identitaria e formazione della propria volontà. Ma senza enfasi. Al contrario, rimane abilmente delicata; scelta che si ritrova persino nella regia, intenta a sfiorare con il suo obiettivo espressioni facciali dei piccoli attori con estremo equilibrio, per restituire un ritratto introspettivo e relazionale da trattenere il respiro.
Diamante nero
Nel 2014, la Sciamma continua a confermare le sue scelte tematiche con Diamante nero. Il tentativo di ingabbiamento di uno spirito libero, insicuro e (parrebbe) ordinario, rivela una profondissima contesa contro chi vorrebbe dirgli chi essere, come porsi, cosa dire. Si rivendica il diritto di essere al mondo così come si è, di vivere anche divertendosi e sognando, perché sarà proprio questa leggera dimensione che controbatterà la durezza del reale. Tutti hanno il diritto di ridisegnare la vita a loro piacimento, ci dice una strepitosa Sciamma, soprattutto quando si perseguono aspirazioni, visioni, sentimenti differenti dagli altri. È importante perché è questo che deriverà la futura imposizione del proprio gusto e delle proprie regole, ma soprattutto la metodologia psicologica che vede il corpo e la mente come strumenti privilegiati di indagine su se stessi e il mondo. Tutto ciò renderà il film fuori dal comune, fresco, ma soprattutto lontano dagli stereotipi morali sui quali avrebbe potuto erroneamente inciampare.
Altre sceneggiature
Non è molto lontano da questi pensieri la sua sceneggiatura di La mia vita da Zucchina (2016) di Claude Barras. Un film di animazione in stop motion, che vede un bambino di nove anni risiedere in una casa famiglia dopo la morte della madre. Come la protagonista di Diamante nero, Icaro detto "Zucchina" percepisce una sua ricerca: quella del proprio posto nel mondo. Trovando quello, troverà fiducia e amore. Non è tutta farina del suo sacco, la Sciamma adatta l'ottimo libro "Autobiographie d'une courgette" di Gilles Paris, ma lo fa improntando un tenero senso di resilienza, senza retorica o facili sentimentalismi. La capacità di saper affrontare e superare difficoltà di un mondo incomprensibile è immersa, invece, in humour e poesia. Più serio, invece, il suo lavoro sulla sceneggiatura di Quando hai 17 anni, diretto da André Téchiné, dove due compagni di scuola che non si sopportano sono costretti a vivere sotto lo stesso tetto. Lo script è buono e lo scopo di raccontare i disagi interiori dei due teenagers, si arricchisce con l'immancabile ambiguità sciammaniana, ma ancor di più rendendo sensibile ogni inquietudine esistenziale. Una questione di equilibrio, secondo i critici, e di precisione dei toni. Azioni delle quali la regista è ormai raffinata maestra.
Ritratto della giovane in fiamme
Tornerà poi alla regia con Ritratto della giovane in fiamme. Compiendo un viaggio nel tempo e arrivando fino al XVIII secolo, la Sciamma racconta l'intricata vicenda di Marianne ed Héloïse. La prima deve fare un ritratto alla seconda senza che lei lo sappia, in vista del suo imminente (e da lei osteggiato) matrimonio.
Nel 2021 scrive e dirige Petite Maman.
Vita privata
Céline Sciamma è dichiaratamente omosessuale e convive con l'attrice Adèle Haenel, che ha diretto in Naissance des pieuvres e Ritratto della giovane in fiamme.
Il 25 maggio 2019, la regista francese Céline Sciamma mostra, in favor di fotografia, il premio per la migliore sceneggiatura all'edizione numero 72 del Film Festival di Cannes. Il concorso cinematografico, che ha visto andare la Palma d'Oro alla pellicola sud coreana Parasite, offre un importante riconoscimento anche al suo film: Ritratto della giovane in fiamme. Non è la sua prima volta a Cannes