Un finale senza troppi exploit narrativi o scene memorabili, ma che lascia lo spettatore con un bell'insegnamento e con la voglia, forse, di riscoprire il piacere di condividere un gioco, non una vittoria. Su Apple TV+.
di Gabriele Prosperi
Dopo la rinnovata promozione in Premier League della squadra del Richmond AFC, Ted Lasso deve fare i conti con i suoi principali avversari, ora guidati dall'inaspettato e "traditore" Nathan: la squadra West Ham. Il Richmond è ancora instabile ma saranno le esperienze personali, lo spirito del gioco di squadra e soprattutto il vero motto di Ted, "Believe", la "Lasso Way", a spostare l'ago della bilancia.
La terza stagione di Ted Lasso conferma quanto avevamo raccontato negli scorsi anni: non una serie sul calcio, non una serie sui calciatori, ma una serie corale sul concetto di competizione. In qualche modo la serie, creata da Jason Sudeikis, Bill Lawrence, Brendan Hunt e Joe Kelly, ha messo in scena la profonda crisi che ha attraversato, soprattutto in Europa, il tifo sportivo, che si è visto sempre più scollato da un sistema non più agonistico ma commerciale.
La serie si conclude matura, piacevolmente e serenamente, senza troppi exploit narrativi o scene memorabili, ma lasciando lo spettatore con un bell'insegnamento e con la voglia, forse, di riscoprire il piacere di condividere un gioco, non una vittoria.