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Un bel mattino, un film semplice e disarmante sulla vita, nient'altro che la vita

In compagnia di Haneke (Amour) e di Ozon (È andato tutto bene), Mia Hansen-Løve segue la pendenza della sera e il movimento discendente della perdita della memoria e della coscienza del proprio caro ma poi parte alla ricerca di pepite di vita. Presentato a Cannes e dal 12 gennaio al cinema.
di Marzia Gandolfi

sabato 21 maggio 2022 - Recensioni

Un beau matin è un film semplice e disarmante sulla vita, nient'altro che la vita. Partendo da un'esperienza personale, Mia Hansen-Løve sceglie due regimi di rappresentazione: il travolgimento amoroso si riflette nel lutto di un padre che non è più veramente presente. Un uomo entra nella vita della protagonista e un altro se ne va. Qualcosa muore e qualcosa (ri)nasce spontaneamente, parole e gesti d'amore contro gli assalti di una malattia invalidante. 

Un beau matin è senz'altro il film più carnale dell'autrice, alla fatalità della vecchiaia fa eco l'amore contrastato, all'orizzontalità tragica del genitore, ricoverato in clinica, fa eco l'orizzontalità degli amanti, spogliati letteralmente e psicologicamente. 

L'autrice segue la pendenza della sera e il movimento discendente della perdita della memoria e della coscienza del proprio caro ma poi parte alla ricerca di pepite di vita. Come in un verso di Battiato, il film trova "l'alba dentro all'imbrunire", il respiro dentro le scene più crepuscolari, trasformando in oro la pena, cavalcando il trauma e sormontandolo con la quiete della sua eroina.
 

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