Anno | 2022 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Erminio Perocco |
Uscita | lunedì 11 aprile 2022 |
Distribuzione | Kublai Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 4,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 11 aprile 2022
Biopic su Tintoretto con focus sull'innovazione da lui rappresentata nel campo della pittura. In Italia al Box Office Tintoretto - L'artista che uccise la pittura ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 33,1 mila euro e 26,3 mila euro nel primo weekend.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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La figura artistica e umana di Jacopo Tintoretto (Venezia, 1518-1594) racchiude le più diverse peculiarità che, solitamente, sono dono di coloro nati geniali. Nel bene e nel male. Tintoretto era un talento nelle arti - dalla musica, fino alla pittura per cui è noto ancora oggi - e aveva una natura legata a un'ossessiva urgenza del fare, e dalla forte necessità di giungere in alto, di essere riconosciuto.
Per questo motivo, già da giovane, si fa notare per le calli veneziane come l'incessante pittore che inizialmente non viene compreso poiché le sue opere erano diverse da ciò che si era abituati a guardare. Scene dense di movimento e numerosi soggetti; collettività spesso drammatiche, a indicare un malessere di classi sociali basse, a cui Tintoretto guardava, perché trovava più vivide e interessanti da replicare in pittura. Colori mischiati, sperimentazioni, luci studiate minuziosamente alla maniera di un regista cinematografico dal valore di un Visconti o Kubrick, ma con la velocità nella narrazione di un Christopher Nolan. Tintoretto, scrive un suo storico biografo, prima di dipingere le sue tele di grandi dimensioni, probabilmente creava delle maquette partendo dallo spazio, aggiungendo poi, per ultimi, gli espressivi soggetti umani. L'artista realizzava in studio dei piccoli palcoscenici fatti di ambienti e di luci, per calibrare poi l'equilibrio - mai perfetto in Tintoretto, ma energico e dirompente - della scena nella sua interezza.
Attraverso questo studio non solo dell'uso del colore, ma della originale composizione, Jacopo Tintoretto ha rinnovato l'arte del dipingere, mansione certamente non semplice a quei tempi, dove la competizione tra le arti era forte e in campo vi erano maestri come Tiziano, anch'egli della Scuola Veneziana, ma più stimato dalle istituzioni.
Tintoretto era infatti molto innovativo, badava ai soggetti più poveri, portando avanti quel significativo nome che era stato affidato al padre Giovanni Battista Robusti, quello di "Tintoretto", ovvero del tintore di tessuti. Jacopo dunque dipinge incessamente, vuole farsi conoscere da tutti. Soprattutto dalle Scuole - quelle confraternite fondamentali per i veneziani -, per cui la sua azione pittorica era considerata rischiosa, diversa "stravagante", come ha scritto Vasari e come racconta nel documentario Luciano Pezzolo, professore di Ca' Foscari.
Nel 1542 fa parlare di sé con il capolavoro "Apollo e Dafne", dove linee, espressioni, movimenti, insieme di azioni, sono innovativi. Ma, pochi anni più tardi, diviene popolare grazie al gesto vincente di installare - già realizzato - lo straordinario dipinto per la Scuola Grande di San Rocco nel 1548. Qui Tintoretto spiazza tutti: era stato indetto un concorso aperto ai pittori veneziani, chi avesse presentato il progetto migliore - disegno o bozzetto -, avrebbe fatto parte della Scuola.
Tintoretto salta tutti i passaggi, probabilmente con l'aiuto di qualche interno alla confraternita, installa l'enorme opera a soffitto durante la notte, così da lasciare tutti sbalorditi e senza possibilità di togliere quel capolavoro che, ancora oggi, accoglie i visitatori al primo piano. Ma Tintoretto stupisce sempre, anche in rappresentazioni dalla radice classica, che lui ribalta portando il fruitore a essere spettatore e parte integrante dell'azione, come ne "La presentazione di Maria al Tempio" (1552-56) presso la chiesa della Madonna dell'Orto. Chi guarda l'opera è spinto a partecipare all'azione della bambina Maria, dipinta di profilo, con lo sguardo alzato mentre sale una tortuosa scala. Una ascensione moderna.
In "La guarigione del paralitico" (1559) il pittore dimostra anche un'attenzione alla messa in scena dimostrando la sua sapienza nel campo teatrale. Movimenti, costumi, scenografie sembrano proprio prese da uno spettacolo dal vivo. Del resto Tintoretto era cresciuto a San Cassiano, una zona ricca di teatri. Le commistioni di arti e media nelle opere del Tintoretto sono dunque varie e colte.
Ecco perché la comparazione e il dialogo con altri artisti - come Emilio Vedova - e altri ambiti rappresenta una delle chiavi di lettura del film di Emilio Perocco dove Venezia, raccontata tra passato e presente, e la sua laguna sono i soggetti da cui tutto parte. Sono protagonisti ancora attivi nella cultura, come dimostra anche Roberto Mazzetto che oggi mantiene vivo l'Atelier del maestro e la Scuola Veneziana che prosegue con pittori dalla forte personalità e riconoscibilità. E come dimostra la contemporaneità delle opere di Tintoretto che, come "scene che si svolgono in un ring", citando lo studioso Antonio Manno, rappresentano azioni e una pittura che non solo non è stata uccisa, ma neppure superata.
La storia di uno dei pittori più interessanti del panorama artistico veneziano del '500 riproposta in questo documentario è interessantissima. Un film magnetico ed equilibrato, sono un'amante di storia dell'arte e ho avuto modo di scoprire nuove informazioni su Tintoretto. Questo film mi ha catturata
Ho avuto la fortuna di vederlo in anteprima e lo trovo un documentario decisamente sopra la media.Racconta nel dettaglio le peculiarità di Tintoretto con un linguaggio moderno e avvincente che lo rende godibile per tutti.
Ho visto in anteprima il documentario e ne sono rimasta, davvero, entusiasta! L'opera di Perocco indaga la figura e racconta l'Arte di Tintoretto: è un viaggio alla scoperta della vera differenza tra un artista e un genio della pittura. Tornerò senz'altro a vederlo in sala l'11 aprile. Un evento da non perdere!
Ri-montaggio di Tintoretto - Il primo regista, con addizioni e sottrazioni di sequenze, che inquadra il tormento interiore e la modernità artistica del pittore veneto del Cinquecento scandagliandone visivamente le opere e impastando più voci - la sua, in prima persona; quella narrante, di storici dell'arte e artisti epigoni, in terza. Per farsi (ri)conoscere, Jacopo Robusti rivoluziona la pittura rinascimen [...] Vai alla recensione »