Anno | 2022 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Tunisia, Lussemburgo, Belgio, Germania, USA |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Lotfy Nathan |
Attori | Adam Bessa, Najib Allagui, Salima Maatoug, Ikbal Harbi, Khaled Brahem . |
Tag | Da vedere 2022 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 23 marzo 2023
Un giovane ragazzo si trova improvvisamente a dover badare a due sorelle nella Tunisia post-rivoluzione. Il film ha ottenuto 2 candidature a Lumiere Awards, In Italia al Box Office Harka ha incassato 189 .
CONSIGLIATO SÌ
|
Il giovane tunisino Ali ha lasciato la famiglia da tre anni e si guadagna da vivere vendendo benzina annacquata di contrabbando. Alla morte del padre, però, torna a casa e deve occuparsi delle due sorelle, mentre il fratello si trasferisce per un lavoro stagionale come cameriere in un resort turistico ad Hammamet. Combattuto tra il desiderio di fuggire all'estero e la volontà di aiutare la propria famiglia, Ali dovrà trovare i soldi necessari per evitare lo sfratto imminente dalla casa, facendo i conti con la povertà, la corruzione, le diseguaglianze e l'immobilismo della società tunisina.
Il film di Lotfy Nathan restituisce con asciutto realismo le criticità della stagione successiva alla Primavera Araba, trasferendo nella storia di Ali quella di una nazione.
L'inizio simbolico della "Primavera Araba", l'ondata di rivoluzioni e proteste propagatasi nei regimi arabi all'inizio dello scorso decennio, viene fatto coincidere con il disperato gesto di Mohamed Bouazizi, venditore ambulante di frutta e verdura (vessato dagli abusi della polizia corrotta), che il 17 dicembre 2010 si cosparse di benzina e si diede fuoco davanti alla sede del governatore locale, in una cittadina dell'entroterra della Tunisia. È da qui che parte (ed è sempre qui, a questa immagine, che arriva) il regista americano di origini egiziane Lotfy Nathan, nel suo primo lungometraggio di finzione Harka (dopo il documentario 12 O'Clock Boys). Ali è un uomo in trappola, costretto all'illegalità per sopravvivere, di fronte a uno Stato impotente (l'ufficio di collocamento non può aiutarlo a trovare lavoro perché lui non ha istruzione) oppure apertamente ostile (gli agenti di polizia pretendono da lui una tangente). La sua storia individuale diventa la storia di un popolo, di una nazione dove nemmeno la caduta del regime e la democratizzazione del sistema politico hanno prodotto i cambiamenti sperati. Mentre sta studiando francese, la sorellina di Ali legge al fratello una celebre citazione di Albert Camus: "Non camminare davanti a me, potrei non seguirti. Non camminare dietro di me, non saprei dove condurti. Cammina semplicemente al mio fianco e sii mio amico." Ali non può però camminare al fianco di nessuno; si muove da solo (harka in arabo significa 'movimento', anche se più propriamente riferito a quello di un gruppo di militari) guidando per ore ed ore nella notte fino al confine per svolgere la sua attività di contrabbando, ma resta fermo, ingabbiato in una condizione senza via di scampo, che il film restituisce con asciutto realismo.
Nel ruolo di Ali, l'attore franco-tunisino Adam Bessa offre un'intensa interpretazione, portando sul volto i segni di un'insofferenza sempre più pulsante, come una pentola a pressione sul fuoco pronta ad esplodere (non a caso, gli unici momenti di sollievo per Ali sono quelli in cui immerge il volto nell'acqua di una bacinella o del mare). A partire dalla voce narrante della sorellina, tutto appare già molto chiaro dall'inizio, con gli sguardi insistiti di Ali sulle fiamme dei fornelli come preludio alla conclusione. Ma è una prevedibilità funzionale alla resa di un destino ineluttabile, che trova compimento nel finale, in cui la regia rimescola la cronaca con un tocco di sorprendente lirismo.
Che cosa è stato delle Primavere arabe? Difficile dirlo, laddove né in Tunisia né in Egitto quelle rivolte hanno portato a significative trasformazioni. Ma certo è che il cinema di quell'area ha provato a indagare quel desiderio di cambiamento che è rimasto per lo più sottotraccia, ma che pure è riuscito in qualche modo a esprimersi. È quel che tenta di fare Lotfy Nathan, che colloca il suo sguardo [...] Vai alla recensione »
Le tematiche principali di Harka lo inseriscono in quello che potrebbe essere definito un neorealismo arabo. Al centro ci sono i problemi e le ingiustizie di uno stato assente. O, quando presente, vessatorio nelle pratiche inerenti il rapporto con la società civile, per la mancanza di assistenza e di sostegno e complice nell'osservare la povertà dilagante ed i conflitti senza intervenire, con un distacco [...] Vai alla recensione »