Certe volte è più facile aprire un ospedale a Kabul. Il documentario racconta le tragiche conseguenze di un Piano di rientro che ha messo ko le strutture sanitarie nel sud Italia. Da lunedì 5 dicembre al cinema.
di Luigi Coluccio
C'è l'ospedale di Cariati in provincia di Cosenza chiuso da dieci anni e ora occupato da Michele, Cataldo, Ninì, U'Massaru e l'altro Cataldo. C'è lo sterminio compiuto in Indonesia tra il 1965 e il 1966 dove furono uccise quasi un milione di persone. Ci sono Davos e il "Washington Consensus". Ma qual è il filo invisibile (del mercato) che lega attraverso il tempo e lo spazio eventi apparentemente così lontani tra loro? Uno e soltanto uno: il capitalismo. In qualunque forma lo si voglia assumere, neo-liberista, post-coloniale o globalista che sia.
Così la lotta per la riapertura del presidio sanitario calabrese è solo un'altra barricata contro lo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale; la presa del potere di Suharto a Giacarta la prova generale dei colpi di stato manu americana in terra cilena e argentina; le politiche della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale una nuova forma di controllo sulle nazioni non-occidentali. Tutto è capitalismo.
Il risultato è un lavoro impegnato, rabbioso, per niente pigro nell'andare a studiare e mettere in fila (la vecchia analisi) le cause micro e macro di un tale attentato alla tenuta sociale di una comunità.