Alone

In un villaggio dell'Iran più rurale e profondo, Amir ha soltanto quattordici anni ma si trova già a ricoprire un ruolo importante all'interno della famiglia. Il padre è morto, e in una società che riconosce ancora l'importanza di un ruolo patriarcale sta a lui farsi guida per la madre e per le sorelle gemelle Marzieh and Razieh, di poco più giovani e già impegnate a bisticciare su chi tra le due dovrebbe sposare il cognato, da poco rimasto vedovo della terza sorella di Amir.

Un documentario intrigante, articolato sulla ormai classica struttura ibrida che mescola l'osservazione della realtà a una lunga attività di ricerca e preparazione, in modo da trovare nella vita dei suoi soggetti anche una dimensione narrativa.

Lo firma il regista iraniano Jafar Najafi, che si era fatto conoscere sul circuito internazionale con un corto e un altro documentario e che ora aumenta il grado di complessità nelle sfumature sociali del suo racconto.

Le atmosfere di campagna di questo tranquillo villaggio iraniano seguono i ritmi placidi della natura, ma il giovane Amir si "prende" subito il film, urlando e bisticciando con le adorabili sorelle, oppure ospitando un summit con un capofamiglia per discutere di matrimoni forzati. Buona parte del film si gioca su questo elemento straniante tra gioventù e responsabilità, tra innocenza e l'implicito pragmatismo di bambini che hanno imparato fin da piccolissimi a sapere cosa ci si aspetta da loro.

È un lavoro che Najafi fa egregiamente, giocando anche con l'inevitabile ambiguità reale/ripreso: a differenza di molti documentari nello stesso stile, il regista non si fa problemi a far finire la troupe e la macchina da presa dentro il film stesso ("mi state rovinando la vita con le vostre telecamere" si lamenta un uomo).

Quando invece si ripristina l'illusione di uno scorcio di vita reale, la splendida fotografia aiuta a trascinare lo spettatore dentro questo mondo, con tutte le sue asprezze e la sua armonia, a isolare i personaggi con i loro costumi e i colori preponderanti (come il rosso per Amir), e a guadagnarsi un rapporto profondo con un bambino la cui scorza rumorosa non può che, alla lunga, mostrare delle crepe tanto catartiche quanto appassionanti. 