Un'opera per conoscere meglio una comunità poco nota come quella dei nativi canadesi. Online fino al 13 febbraio grazie alla selezione del MyFrenchFilmFestival. Incluso con MYmovies ONE.
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di Silvia Guzzo
Uno sguardo penetrante su una comunità complessa ed emarginata che deve fare i conti con le trasformazioni imposte dallo scorrere del tempo. Il fascino del film diretto dalla regista e artista franco-canadese Caroline Monnet si deve infatti soprattutto al tema indagato.
La cultura e la storia degli algonchini appaiono cupe e misteriose, soprattutto dal punto di vista di uno spettatore europeo, che potrebbe conoscere poco o per nulla le tradizioni degli indiani nativi del Québec. Parla anche dei pregiudizi che alcuni canadesi nutrono nei confronti dei nativi, tra cui l’idea che siano alcolizzati e contrabbandieri di sigarette, oltre che poco rispettosi delle tradizioni del Québec.
Gli algonchini appaiono infatti soli ed emarginati: regia e fotografia riescono insieme a creare un’atmosfera di forte desolazione, al contempo cupa e misteriosa. In una narrazione che parla di solitudini emerge la figura di Laura, emarginata tra gli emarginati perché bianca e dedita ad attività considerate criminali all’interno della comunità.