Il film di Eubank ha due grandi (ma inarrivabili) modelli di riferimento: The Abyss e Alien. Da giovedì 30 gennaio al cinema.
di Marzia Gandolfi
In fondo all'oceano un gruppo di scienziati sopravvive all'esplosione di una base sperimentale di perforazione. Insieme provano a raggiungere una piattaforma dismessa fornita di capsule 'di salvataggio'. A guidarli un capitano (coraggioso) e Norah, ingegnere a cui il mare ha già strappato il cuore. Chiuso nel proprio scafandro il team avanza verso l'obiettivo ma si accorge presto di non essere solo, un'armata di mostri marini infestano gli abissi. Nascosto nell'ombra, il nemico è un enigma vischioso che non tarderà a rivelarsi.
Underwater è un survival movie e un piacere colpevole ficcato nel cuore dell'oceano.
I nostri dovranno sopravvivere avanzando tappa per tappa lungo una traiettoria degna di un videogioco. Il 'viaggio' contempla vittime, sacrifici, sorprese e confronti inevitabili con la minaccia, la cui natura è svelata progressivamente.
Leggero come un film di serie B, Underwater parte da un'idea semplice, sopravvivere a un'escursione in fondo all'oceano, senza sovvertire i codici o reinventare il genere. Il dispositivo orrorifico messo in campo da William Eubank è familiare, conosciamo l'adagio e soprattutto il modello, i modelli: The Abyss e Alien. Il primo per il décor marino, il secondo per le bestiole sanguinarie aggiunte all'equazione per dimezzare l'equipaggio.
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