Anno | 2020 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 62 minuti |
Regia di | Sara Trevisan |
Tag | Da vedere 2020 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
|
Ultimo aggiornamento martedì 10 novembre 2020
Un documentario girato in Birmania dedicato alla condizione femminile.
CONSIGLIATO SÌ
|
Nel Myanmar di oggi sei donne raccontano la loro vita e riflettono sul presente e sul passato della nazione in cui sono nate e cresciute. Una fondatrice di una scuola professionale, una suora buddista, una musicista rock, un'atleta di arti marziali, una guida turistica e una giornalista. Queste sono le professioni delle donne che, alternandosi nella narrazione, parlano di sé, della condizione femminile e della storia di quella che noi chiamiamo Birmania.
Il difetto in cui poteva cadere Sara Trevisan è quello in cui molti altri documentaristi prima di lei sono caduti: prendere le mosse dal percorso personale e politico di San Suu Kyi e fare un continuo riferimento alla sua figura. Nulla di tutto ciò è presente in questo interessante documentario finalizzato non a fare l'agiografia di una donna (per quanto importante sia stato il suo ruolo, tra luci ed ombre, nella storia del Paese) ma a far parlare quelle donne che a volte non hanno voce e che, seppur in un contesto sociale fortemente mutato, fanno ancora fatica ad occupare il posto che meritano nella società.
Grazie a loro veniamo a scoprire condizionamenti che vengono dal passato ma anche spinte verso il futuro. La figlia e sorella di due noti musicisti rock ora può esibirsi con loro però, se vuole che il concerto venga ripreso dalla televisione, deve coprire i tatuaggi che invece i maschi possono esibire. La giornalista ci fa sapere con la massima trasparenza che la censura in Myanmar ha più che altro cambiato nome ma interviene ancora. Abbiamo così la percezione, attraverso la vita di queste donne, di quanta strada sia stata percorsa e quanta però ce ne sia ancora da percorrere in una nazione che, come dice una di loro, ha praticamente rinunciato a scrivere la propria storia. Questo documentario e un piccolo ma importante contributo per iniziare a scriverla partendo dal basso per non lasciare a una sola di loro il privilegio di rappresentarle tutte.
Alla Birmania si collega sempre un'unica figura femminile: quella di Aung San Suu Kyi. Tutti sanno chi è e tanti sono i libri e i film che sono stati dedicati alla famosa leader e Nobel per la Pace birmana. Molti sono rimasti affascinati da questa donna che "si sta sacrificando e sta lottando tanti nemici o gli orribili...generali e l'esercito", ma il Myanmar non è solo "una bella" e "molte bestie". [...] Vai alla recensione »