Eastwood moltiplica i suoi schermi per rappresentare un'epoca in cui lo storytelling conta più della verità. Recensione di Paola Casella, legge Matteo Berardinelli.
di A cura della redazione
Richard Jewell è un trentenne sovrappeso che vive con la mamma e si considera un tutore della legge, ma vive di lavoretti di sorveglianza. Durante gli eventi che precedono le Olimpiadi di Atlanta del '96, è il primo a dare l'allarme per uno zaino sospetto e diventa l'eroe che aveva sempre sognato di essere: ma la sua celebrità non tarderà a rivoltarglisi contro.
Richard Jewell dà modo a Eastwood di attingere di nuovo alla realtà per affrontare il modo in cui, soprattutto negli Stati Uniti, un essere umano viene issato sull'altare e poi gettato nella polvere in base allo storytelling che gli viene costruito intorno.
Eastwood mescola tecniche di ripresa per rappresentare un'epoca in cui le versioni della verità si confondono: un mondo in cui basta corrispondere allo stereotipo al momento impopolare per finire alla gogna.
In occasione dell'uscita al cinema di Richard Jewell, Matteo Berardinelli interpreta la recensione di Paola Casella.